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Il sapore delle more

By: Irenotta
folder Italian › Games
Rating: Adult ++
Chapters: 7
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Reviews: 1
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Disclaimer: I do not own the games(s) that this fanfiction is written for, nor any of the characters from it. I do not make any money from the writing of this story.
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Capitolo II

A svegliare Lloyd fu il canto insistente degli uccellini.
Aprì gli occhi e si stiracchiò, si girò su un fianco e osservò confuso il luogo dove aveva dormito.
Non era la sua tenda.
" Ah già...è la tenda di Kratos..." Constatò, ricordandosi dell'acquazzone che l'aveva travolto all'improvviso.
Cercò i suoi vestiti ma non li vide da nessuna parte.
" Deve averli presi Kratos" si disse.
Tirò su la zip e uscì dunque all'aria aperta. Aveva smesso di piovere, il cielo era tornato sereno e una leggera brezza faceva muovere i rami degli alberi.
A giudicare dalla luce, doveva essere molto presto...le sette del mattino, su per giù.
" Wow Lloyd, non ti facevo così svergognato!"
Commentò la voce squillante di Genis, al ché Lloyd trasalì.
" Genis! Buongiorno...non sapevo che fossi qui!"
Rispose Lloyd, cercando di coprirsi con un lembo di tenda.
" Hahahaha! Lloyd sei proprio stupido! Ma...sbaglio o questa non è la tua tenda? La tua era rossa,no? Tanto per cambiare..."
" No, infatti, non è la mia tenda...Hey, cos'hai contro il rosso??"
" Direi che dà un po' nell'occhio...ma infondo è una cosa positiva, perchè così i mostri puntano subito te e noi siamo al sicuro!"
" Genis...sei sempre molto gentile."
I due rimasero un attimo in silenzio, lasciando vagare gli sguardi altrove. Poi Genis fece la domanda che Lloyd non avrebbe voluto sentirsi rivolgere.
" Di chi è la tenda?"
" E' di Kratos...stanotte ho dormito qua."
Non fece in tempo ad aggiungere altro che la voce squillante di Raine richiamò Genis verso il campo.
" Oh scusami Lloyd devo andare da mia sorella, devo convincerla a non preparare quella torta...ci vediamo dopo!"
Si congedò il mezz'elfo, lasciandolo solo sul posto, l'aria gelida del mattino che gli faceva ripercorrere sulla schiena qualche brivido di freddo.
" LLoyd i tuoi vestiti sono ancora bagnati."
Disse la voce profonda di Kratos alle sue spalle, che gli fece prendere un altro colpo.
" Waaah! Possibile che dobbiate sempre esordire tutti così?!"
" Hm..."
" Quanto ci vorrà ancora? Non posso uscire in queste condizioni..!!"
"Almeno due o tre ore; con il sole del mattino dovrebbero asciugarsi un po'."
" Due o tre ore???Eeeeh??? E che faccio nel frattempo??"
Kratos lo spinse nella tenda senza tanti complimenti, richiudendosela alle spalle.
" Tanto per cominciare, non te ne stai lì fuori a prender freddo."
" Uffaaaaaaa!"
Il ragazzo tornò a rifugiarsi sotto le coperte, il viso imbronciato.
Kratos per tutta risposta si sedette e si slacciò da un fianco un piccolo fagotto, riponendolo accanto allo zaino, iniziò poi a mettere ordine nella tenda devastata da suo figlio.
" Kratos...ho fame...vorrei fare colazione."
L'uomo dai capelli cremisi sembrò non sentirlo, e continuò imperterrito a mettere a posto.
Lloyd sbuffò e si rigirò dall'altra parte.
Passarono diversi minuti così, finchè a protestare fu lo stomaco di LLoyd, in un concerto di strani rumori.
" Kratos, ti prego, ho fame...portami qualcosa!"
Senza dire nulla, il serafino si alzò e si mise a sedere accanto a lui, con eleganza.
Aveva un ché di accattivante nei suoi movimenti soffici, constatò Lloyd.
Poi la sua attenzione si focalizzò sul fagotto appoggiato sulle gambe del serafino. Kratos sciolse il nodo e la stoffa si schiuse, rivelando qualcosa di blu, dall'aspetto invitante.
" Ti ho portato delle more, ce ne sono tante qui intorno. E so che tu ne vai matto."
Lloyd sorrise radioso e sgranò gli occhi a vedere tutto quel ben di dio. Effettivamente, adorava le more, ne mangiava a quantità industriali quando attraversava la foresta di Iselia.
Ci si tuffò sopra con voracità antica e iniziò a riempirsi la bocca a manciate di quei frutti di bosco, morbidi e gustosi, impiastricciandosi per bene tutta la faccia.
Quando ebbe finito si lasciò ricadere all'indietro, esausto.
" L'appetito è rimasto tale e quale."
Commentò Kratos abbozzando un mezzo sorriso.
Gli occhi di Lloyd guizzarono nella sua direzione.
" Tale e quale?"
" Si...anche allora ti portai delle more, e ne facesti indigestione...tanto tempo fa..."
Rispose assorto, ricordandosi della gioia di quel bambino, delle sue dita che affondavano nelle more, della sua espressione meravigliata. Era la prima volta che le assaggiava.
A riscuoterlo dal flashback fu qualcosa di caldo che si appoggiò sulle sue gambe.
Lloyd, sdraiato supino, aveva abbandonato la testa sul suo grembo, e lo fissava con occhi lucidi, le gote e la bocca ancora sporche.
I loro sguardi si incatenarono l'un l'altro per alcuni istanti, poi Kratos ruppe il silenzio che stava diventando insostenibile.
" Almeno pulisciti la faccia, non sei più un bambino...."
E afferrato il fazzoletto di cui si era servito per trasportarle, iniziò a tamponargli le guance bluastre.
Il fazzoletto si spostò poi sul mento del ragazzo, agli angoli della bocca e infine si soffermò sul labbro inferiore.

Kratos esitò. LLoyd aveva infatti dischiuso le labbra, un'espressione rapita dipinta sul viso.
Continuava a tacere, ma i suoi occhi non facevano altrettanto. Languidi, dolci, due bellissimi coralli. Suadenti.
Le dita affusolate di Kratos lasciarono la presa sul fazzoletto.
Il calore di quel sentimento tanto forte, che Lloyd gli trasmetteva, si stava impossessando di lui, stava scaldando i recessi della sua anima raggelata da una sofferenza troppo lunga e logorante.
Il vuoto della perdita che l'aveva sempre accompagnato, e che l'aveva ridotto ad agire come una bambola meccanica, andava affievolendosi man mano che si riavvicinava a Lloyd.
Era come se in quei fragili momenti in cui i loro occhi si scontravano, le loro anime si accarezzassero. E in quei momenti, un senso di pace prendeva il posto del rimorso e dell'angoscia.
Fu un attimo: perso ogni autocontrollo si abbandonò solo alla volontà del cuore, sopraffatto dall'impulso di ghermire ciò che era suo.
Chinandosi lentamente su di lui, appoggiò le sue labbra a quelle morbide di Lloyd.
I loro respiri si incrociarono, Lloyd chiuse gli occhi e si aggrappò alla sua schiena, affondando i polpastrelli nella seta blu.
Kratos allora si lasciò andare del tutto, e lambendo la parte inferiore della sua bocca rosa, approfondì il bacio, facendosi spazio dentro di lui, invadendo quell'antro dolciastro che sapeva di innocenza e puerilità.
Lloyd mugugnò, rispondendo al bacio, inarcando la schiena, e per un attimo gli parve che tutto attorno a lui avesse acquistato finalmente un senso.
Le loro lingue danzarono una danza incantata, mentre i loro sospiri si univano, e le loro figure illuminate dalla luce fioca si aggrappavano l'una all'altra, saggiando territori fino a allora sconosciuti.
Lloyd sentì che in quel bacio non c'era solo passione, ma qualcosa di più profondo. Qualcosa di raro, e di unico.
Giurò che in quel momento i pensieri di Kratos e il suo stesso affetto, palpabile, fluissero come gocce di miele dentro di lui.
Si ritrovò a pensare che di quel miele aveva bisogno per affrontare la vita, e per darle un senso.
Ma con suo grande disappunto Kratos si staccò da lui, ansimante.
I loro occhi di rubino, gemme preziose dello stesso colore, dello stesso taglio, si scontrarono l'un l'altro di fronte a ciò che era appena successo.
Lloyd rimase immobile, incerto, il respiro alterato, ad aspettare una reazione del serafino.
Kratos fu come oscurato da un'oscuro presagio. I suoi occhi si riempirono di angoscia. Distogliendo lo sguardo per cercare di nasconderla, mormorò.
" Dio...che cosa ho fatto..."
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