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Nel diventare Saint

By: Escania
folder Italian › General
Rating: Adult ++
Chapters: 1
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Disclaimer: I do not own the series/book/movie that this fanfiction is written for, nor any of the characters from it, nor do I profit from it. The only exception to this, is if this is an original story.

Nel diventare Saint

Erano le due di notte passate. In siberia faceva molto freddo, era un luogo isolato dove nessuno abitava, nessuno trane 5 ragazzi e il loro maestro. Erano destinati a diventare cavalieri, o cosi la sorte gli aveva chiamati.
Camus aveva ormai 10 anni passati, quel giorno si era allenato moltissimo, ma nonostante la stanchezza corporea non riusciva a chiudere occhio. Continuava a pensare e ripensare, non capendo neanche lui il perché lo passavano dalla testa certi pensieri. Lui che di solito fin da tenera eta era più ghiacalle di quel stesso paese, si preoccupava o meglio pensava alla invisibile tristezza di qualcun altro. Si giro di nuovo nel letto venendo faccia a faccia con gli altri 4 letti che cerano nella stanza in qui si trovava. Era qua che da ormai 1 anno lui e questi altri 4 ragazzi vivevano e si mpeniavano per portare un giorno la sacra armatura del acquario, soltanto uno di loro sarebbe riuscito a portarla pero. E Camus era più che certo che l\'armatura apparteneva proprio a lui, selo sentiva dentro fin da quando per la prima volta aveva visto la vestigia, era come se la corazza lo chiamava... Comunque sta notte non era l\'armatura nei suoi pensieri... uno dei letti era vuoto, lo era stato fin dal rientro nella sua stanza del loro maestro Sharre. Solo Camus si era accorto che il ragazzo aveva lasciato nel silenzio totale la stanza. Milo non se ne era accorto che il ragazzo era ancora sveglio. Dopo un bel po a ripensarci Camus sospiro e si also dal letto con tranquillità. Si mizze addosso tutti i vestiti che aveva acanto e usci piano dalla stanza e poi dalla casa. L`aria era ghiacale e per un po Camus si fermo ad osservare il cielo che era chiarissimo, le stelle si vedevano tutte, era proprio un incanto. Venne in se quando senti dei colpi di pugno su del ghiaccio e incuriosito si avvicino da dove veniva il suono. Si fermo dietro l`angolo della casa quando noto un bambino più che altro della sua eta che colpiva con tutta la sua forza un muro di ghiaccio. Camus poteva notare i suoi pugni rossi dal sangue e lo sguardo deciso dal non volere piangere, neanche se si disperava nel non poter distruggere il ghiaccio. La cosa che più Camus non riusciva a metter giù era il fatto che il ragazzo non portava altro che i suoi pantaloni adosso. Era ghiacciale ance per lui il tempo che aveva gia fatto suoi le temperature più minime... questo ragazzo invece da sempre sembrava non sentiva neanche il freddo del ghiaccio. Il suo sangue era caldissimo, di questo Camus ne era certo, ma caldo fino a quel punto? Era un po troppo. Sulla schiena del ragazzo Camus poteva vedere chiarissimo le cicatrice provocati dai colpi violentissimi che il loro maestro lo aveva riponuto un paio di giorni prima. Camus si ricordava ancora quel evento, lo era rimasto impresso nella mente. Per quanto Milo ci provava e insisteva, era l\'unico che non era ingrado di distruggere il ghiaccio, riusciva solo a scioglierlo, ma mai a farlo a pezzi. E quello il loro maestro proprio non saportava. Lo aveva mostrato più di una decina di volte il come fare, ma il ragazzo sembrava non capirne niente. E l`altri 3 ragazzi avevano gioito non di poco della punizione del ragazzo, anche perché lui era un po diverso da loro e questo lo avevano ormai capito tutti. A 11 anni Milo gia sembrava di essere di natura diversa, anche se non dava fastidio a nessuno di loro, non era cosi per dire un ragazzo normale. Anche Camus si era accorto più di una volta di questa sua disnormalita, ma non lo vedeva come un qualcosa di diverso... anzi cera qualcosa che lo disturbava nel guardare il ragazzo, era strano, lui che di solito era ghiacciale e che non lo fregava niente di nessuno, quando si trattava di questo ragazzino, qualcosa cambiava. Era come se qualcosa dentro di lui lo continuava a chiedere di aiutarlo. Rimase per un altro po a guardarlo e poi quando stava per rigirarsi e ritornare dentro lo senti che inchinandosi tolse fuori un sospiro di disperazione e un pianto lo sfuggi insapendo d`essere osservato. Camus rimase di pietra, il tono, il pianto cosi sofferente del ragazzo lo travolgeva il cuore. Stava per rifare un passo quando colpi le scarpe con il ghiaccio e si fermo dal suono fatto. Capendo che Milo doveva aver sentito il suono si giro lentamente, potendo capire quanto il ragazzo si sarebbe sentito a disaggio nel essersi fatto trovare in quella situazione. Quando si giro venne faccia a faccia con lui che lo guardava scioccato, ma che inchino lo sguardo dopo solo un po. Camus per un po non si muovo, poteva capire che niente metteva di più a disaggio il ragazzo, dopo tutte le umiliazioni che il loro maestro lo faceva e per le battute crudeli dei altri 3. Certo Milo sapeva che a contrario loro Camus non lo aveva mai deriso, lui non continuava con nessuno, era un tipo solitario che non parlava neanche al loro maestro. Milo era certo che Camus non badava a niente e nessuno, lo interessava solo l\'armatura e basta, tutto il resto era zero. E cosi il farsi veder piangere da lui era come se si era fatto vedere nudo dal muro. Ma co nonostante Milo inchino lo sguardo aspettando qualsiasi ofezza da parte di Camus e quest`ultimo capendo co sorisse a se stesso non capendo neanche il perché non resistette alla voglia di parlare. Si avvicino un po a lui e la sua voce era gentile non assente lo stupimento di Milo,
“Ma non senti freddo, conciato cosi?!”
Come se venuto in se Milo giro le sue mani intorno al suo petto. Camus cappi il gesto, il ragazzo lo fece perché il maestro lo aveva detto brutalmente non solo che sapeva che era gay ma che era convinto che si portava solo i pantaloni addosso per farsi desiderare. Capendo co Camus cerco di rimediare al danno, era un tipo leale dopo tutto,
“Ej non pensare male, lo so che non hai un secondo fine. Senti tanto caldo?!”
Per un po Milo rimase a guardarlo incredulo, poi pero fece un segno con la testa rilassandosi, Camus sapeva che dandolo la possibilità Milo era un chiacchierone ed un tipo amichevole a contrario di lui, ma cerco di prendere una conversazione che sperava avrebbe durato poco, giusto per capire un paio di cose che lo incuriosivano,
“Io... si. Di notte fa freddo pero.”
“Ora e` notte!”
“Durante gli allenamenti ho sempre caldo... non e` per...”
E di nuovo Milo inchino lo sguardo e Camus lo vizze tremare, era ancora ferito dalle parole del loro maestro e anche se non capiva come si sentiva perché lui poco faceva caso ai altri, ma il tono di Milo e la sua visibile innocenza e sofferenza lo spingevano a sentirsi un po più legato a lui,
“Telo detto che lo so. Da dopo quel giorno vieni sempre di notte?”
“Si... ma e` inutile, io non riuscirò mai a farcela, non saro mai un cavaliere del grande tempio.”
“E` cosi importante per te diventarlo?!”
“Io... se no perché avrei lasciato mia sorella da sola?! Diventando un cavaliere potrei difenderla sempre.”
Camus in questo non lo capiva, lui non aveva nessuno. Be i suoi erano vivi, era figlio unico, ma a loro interessava poco il bene del ragazzo, avevano tutto, soldi, amici, lavoro... tutto. Certo che a lui non dispiaceva o be cosi credeva, ogni volta che vedeva Milo dare se stesso per la sola ragione di farlo per sua sorella lo invidiava. Poi un pensiero passo a Camus e tocco con esito la mano calda e piena di sangue di Milo, il ragazzo venne prezzo un po di sorpresa e la riprezze indietro discendo sentendosi a disaggio,
“Non toccarmi, sto sanguinando!”
“Be, e allora...”
“Non e` un bel segnio...”
Ma Camus rizze, era anche quella una trovata dei altri ragazzi per disertarlo, lo dicevano che dato che sanguinava era malato... . ma Camus sapeva che lo succedeva dal impatto forte con il quale colpiva il ghiaccio. Era un ragazzo deciso per questo Camus era certo che sarebbe diventato cavaliere senza difficolta un giorno, ma non ora e non qua... Camus era più che convinto che Milo era nel posto sbagliato, lo riprezze le mani allora e lo disse,
“Non dare retta a co che dicano l`altri, non hai niente che non va. Il tuo sangue e` veramente scuro.”
Era co che Camus notava da sempre e Milo lo riparlo ferito,
“Mi dici che non ho niente e poi vedi la differenza del sangue.”
“Milo, vai a dormire ora, domani...”
“Domani cosa?!”
“Niente... dovremmo svegliarci presto, cosi facendo non risolvi niente, e poi ascoltami quando ti dico che non hai niente. Be lo sai da te dopo tutto, sei più forte di tutti noi.”
“Cosa?!”
E se Camus non avrebbe parlato con serieta Milo avrebbe pensato che lo prendeva ingiro. Invece non lo capiva, era certo che non lo prendeva in giro, ma allora cosa? Come dirlo d`essere il più forte proprio lui che era il migliore durante le lotte? A contrario di colui che chiamava il più forte tra loro!! Camus capendo la sua confusione lo fece un segno e poi si also chiedendolo di fare come lui e entrambi entrarono a letto senza dirsi altro.

Passaro altri7 giorni, di pomeriggio Camus si allenava sotto il mare della siberia, quando sali dopo un bel po di tempo. Ci era andato lontano nella speranza di rivedere qualche nave passeggera. Ne aveva visto una un mezze prima, peccato allora non aveva avuto l\'idea di ora, avrebbe diminuito le sofferenze di Milo. Appena sali dal acqua non riusci a respirare perché subito senti le rizzata dei ragazzi ed erano rizzate crudeli che lui cappi subito cosa combinavano. Si also di fretta e sbrigo il passo per andare verso il luogo d\'allenamento. Il maestro aveva creato una piccola sfida e Milo s`imbatteva contro un altro allievo. Era più grande di loro ed era pieno e robusto. Aveva la meglio di Milo e colpiva senza pieta il ragazzo che resisteva nel stare in piedi. Camus rimase a guardare per un po studiando i due che lottavano, l`altri ragazzi e le loro assurde rizzate e il loro maestro che guardava quasi gioendo. E Camus non saporto co. Si concentro, aveva imparato da un bel po di tempo ad uzare il suo cosmo e grazie a ello poteva parlare segretamente a Milo mentalmente. Si mpegnio e quando riusci a dire la sua prima frase, poteva capire che Milo lo aveva sentito perché per prima cosa il ragazzo si fermo di stucco e poi lo cercava,
“Milo mi senti...”
Milo esclamo da sotto voce il nome di Camus e lui facendolo un segno con la testa richiuse gli occhi e lo riparlo,
“E` vero non sei capace di spezzare il ghiaccio, ma lo poi sciogliere no? Non e` anche quello un potere secondo te? Diverso si, ma ce, se hai solo quello rinforza quello, tutti siamo diversi ricordatelo.”
Milo allora rimase a guardarlo per un po, perché Camus capendo la sua non ascetazione verso la sua diversità lo aveva parlato per farlo sentire deciso e soprattutto ascetare tutte le sue diversità, siano combattive che naturesce. E Milo studiando a fondo le sue parole che noto non erano un imbroglio si allontano di un po dal nemico e riusci a colpirlo nello stomaco. E col corpo lo brucio tutti i vestiti e per poco non anche il corpo. Milo cosi anche come tutti gli altri rimasero di pietra dal suo fare, ma Camus se pur anche lui un po sorpreso se ne ando volendo stare solo.
Milo lo segui e dopo un po lo trovo seduto vicino al mare, al`inizio esito ma poi si avvicino trattenendo la distanza sapendo quanto Camus odiava la compagnia e di certo non di meno la sua, parlo comunque,
“Camus, grazie per prima... come hai fatto a parlarmi mentalmente?!”
Ma Camus non rispose cosi come aveva previsto Milo, comunque lui aveva la lingua lunga e continuo,
“Sai ti ammiro, sei in gamba, riesci in tutto!”
Camus di nuovo non rispose e Milo inchino lo sguardo. Si sedete un po lontano pero, sperando che per lo meno Camus non se ne sarebbe andato e questo suo desiderio fu realizzato. Milo guardava con lui l\'aurora boreale e era certo che Camus in quel momenti si concentrava nel crescere in se altri poteri, per co non lo interrompette più. Poi lo riguardo dopo un bel po, per notare una cicatrice sulla spalla del ragazzo, era profonda e sanguinava. Per un po Milo lo guardo soltanto indeciso, poi decise di rischiare e alzandosi si avvicino a lui con esito. Camus si accorse del suo avvicinamento comunque non si muovo incuriosito da co che voleva. Milo si nchilo allora acanto a lui e lo tocco piano la spalla. Camus senti il dolore e se pur non disse niente si vedeva chiaro che ne risentiva. Allora Milo si also e tagliando un pezzo dalla sua camicetta lo emerse nel acqua per poi si mizze a curare la ferita di Camus. Quest`ultimo non disse niente rilassando Milo che aveva avuto paura che avrebbe mal pensato di lui e lo avrebbe fatto o detto qualcosa, comunque Camus non riusci a non capire quanto riusciva a sentire le mani calde del ragazzo non ostante che l\'acqua sul pezzo era ghiacciale. Lo lascio finire e di nuovo non disse niente, non lo guardo neanche come se niente fosse successo e Milo cosi si rilasso di più, per lo meno non aveva pensato male di lui.
Tornarono a casa più tardi mentre l`altri gli attendevano per la cena. I ragazzi sembravano per la prima volta temere un po Milo e il loro maestro guardava verso entrambi sospettando di Camus. Milo capendo co si senti in colpa e si sedete da solo lontano da tutti, anche da Camus al quale di solito stava acanto. Voleva provare a convincere il loro maestro che Camus non centrava niente con lui evitandolo problemi inutili. Camus cappi al volo co e senza dire niente aceto il suo fare e si sedete in silenzio. Poteva pero notare gli sguardi che l`altri 3 ragazzi e Shera davano a Milo e ad un tratto venne sorpreso dal maestro mentre lo osservava. Il maestro lo fisso per un po e poi lo parlo e nella sua voce cera il sospetto,
“Allora Camus ti sei allenato bene oggi?!”
“Certo maestro.”
”E` da un bel po che non segui più i miei allenamenti, che ce credi di sapere meglio di me forse?”
“Io... scerto che no.”
“E` vero che sei forte ragazzino, ma non montarti la testa, non sei ancora in grado di essere al altezza di un cavaliere. Vai a pensare come poi allenare altri ragazzi!”
E Camus cappi subito i suoi sospetti, Sherra credeva che lui allenava di nascosto Milo. E al sol pensiero Camus rizze un po e inchinando lo sguardo disse con educazione al suo maestro,
“Non oserei mai prendere il vostro posto maestro. Ognuno ha i suoi metodi di tirare fuori la propria forza, nessuno e` uguale.”
Era la prima volta che Sherra aveva sentito Camus parlare per cosi a lungo, certo pareva una picolla sentenza, ma lui di solito non diceva altro che si o no. E per di più il ragazzo divendeva non direttamente Milo e co fece più rabbia in Sherra, comunque doveva ammettere che un po di paura nel ragazzo gia provava dato che ad un eta cosi piccola gia era ingrado di fare tanto. Lo riguardo serio nascondendo il suo timore di essere un giorno inferiore a questo ragazzino e lo parlo direttamente,
“Ti conviene lasciare a parte i sentimentalismi ragazzo, se intendi veramente un giorno indossare l\'armatura del acquario devi essere più ghiacciale del freddo di quest`izola. Le femminucce sela sapranno anche cavare da sole e se no... be non sara un tuo problema!”
Camus rimase a guardarlo senza espresione in volto. E co soddisfo il maestro era come se lo aveva detto che a lui fregava poco di Milo e appena Camus cappi come si era fatto capire si senti un tirano. Anche perché poteva immaginare cosa aveva sentito in cuore suo Milo alle parole cosi dirette e feribili del maestro, anche se il ragazzo non si era neanche mosso. Sherra fece sentire peggio Camus con le sue parole ai quali il ragazzino non sapeva dire niente,
“Bene cosi, vedo che impari infretta, rimani ghiacciale come sei se voi che un giorno realizzi il tuo sogno di diventare il portatore del acquario. Se per un solo istante ti lascerai andare ai tuoi nobili pensieri ti perderai e non avrai l\'occasione di tornare indietro. Pensaci bene.”
E quella sera l`ora di cena passo veramente lenta per Milo e mentre l`altri ragazzi ridevano a vicenza come di solito, lui era perso nei suoi tanti pensieri. Camus era silenzioso come sempre e più che mai mangiava a metta cuore, non capendo i suoi improvvisi pensieri. Perché si stava lasciando andare ai problemi di Milo? Lui di solito stava alla larga da problemi simili, e ora nonostante che cercava di npeniarsi nei suoi pensieri, non riusciva a fare a meno che di sperare che il suo piano avrebbe funzionato.

Passarono altri giorni, Camus si mpeniava con tutto se stesso nel allenamento di mattino presto per poi dopo pomeriggio spariva sempre senza dare l\'indicazione di dove andava o cosa faceva. E Milo teneva la sua distanza da lui per non metterlo nei guai, era certo che se lo avrebbe annoiato coi suoi problemi, avrebbe finito per farlo detestare dal loro maestro ed era l`ultima cosa che voleva. E poi sembrava che Camus stesso gia lo evitava, di certo anche lui aveva avuto gli stessi pensieri decise Milo che si rasenio se pur con tristezza alla cosa. Per lui gli allenamenti erano ancora più difficili del solito, lo era parso che dal giorno in qui aveva lasciato il suo colpo scioliativo espandere, non riusciva più a trattenerlo. Era strano come se la sua forza era del tutto diversa da co che il suo maestro lo insegniava. L`altri riuscivano a fare tutto co che Sherra chiedeva di loro, lui no, non riusciva mai a distruggere il ghiaccio, non senza scioglierlo. Era certo che aumentava sempre di più la rabbia del suo maestro perché era come se lo faceva per sfidarlo e non perché non poteva fare diversamente. E ultimamente Sherra era più che calmo che mai con lui, sembrava che aveva in mente qualcosa. Milo non poteva parlare con nessuno di questo suo pensiero, ma non poteva fare a meno che di temere la furia del uomo, sapeva che lo detestava e non osava pensare fino a dove poteva arrivare la sua furia.
Quel pomeriggio Camus se ne era andato da un bel po e Milo decise di restare fuori ad allenarsi, quasi con lacrime in volto perché se pur voleva tanto farcela non ci riusciva. Sapeva solo che doveva farcela, non poteva restare indietro, doveva diventare un cavaliere e il tempo stringeva. Provava e riprovava, quando si fermo capendo d`essere osservato. Si fermo senza voltarsi, la sua sensazione era una di qui aveva paura e per un po prese fiato, poi si volto piano. Dietro a lui cera Sherra e indosso aveva la sua armatura del ghiaccio, dal quale usciva una strana energia la quale Milo senti chiaramente. Rimase a guardarlo senza dire niente dando a lui la prima parola, lui per un po non disse niente ma poi avvicinandosi un po lo parlo con un finto sorisso,
“Vedo che non sei ancora stufo del allenamento. Che ne dici di allenarti un po con me?!”
Milo non dette niente, era ovvio che non era un allenamento co che Sherra mirava, se no non sarebbe andato con indosso la sua armatura. Comunque il ragazzo non si muovette anche perché non sapeva neanche cosa poter fare contro di lui solo va a pensare con la sua armatura. Sherra comunque non sembrava avere le sue difficolta neanche ad attaccare e fece co senza neanche pensare a niente. Non sapendo cosa fare Milo venne colpito al primo colpo e quasi svenne al impatto del colpo, si senti gelido al`inizio, solo che qualcosa dentro di lui emetteva un caldo infernale che impedi al colpo di Sherra di fare il 100/100 del effetto. Inefetti non riusci ad imprigonarlo nella cutra ghiacciale cosi come invece aveva tentato di fare, perché il cosmo caldo di Milo le lo npedi senza che neanche il ragazzo provate a fermarlo o a fare qualcosa. Non solo Sherra cappi co, ma anche Milo che cominciava a credere alle parole di Camus, magari era quello il potere che aveva sviluppato durante tutto il tempo del allenamento, diverso si da come doveva essere in realtà, ma cera. Si also se pur con fatica per venire a faccia a faccia con lo stupore del suo maestro al suo fare. Per un po cera il silenzio totale tra i due, ma Sherra non arrendendosi ricreo un altro suo potere, al`inizio Milo ne era un po spaventoso, ma poi fece attenzione alle sue mosse e si muovette con agilità in tempo evitando se non tutto la maggior parte del colpo. Venne colpito pero ad una caviglia e non appena tocco pavimento si inchino trattenendo la caviglia che lo bruciava dal dolore. Strinse un po la sua gamba provando a non sentirne troppo i dolori, ma era un impressa impossibile il dolore aumentava di più e non solo, non riusciva a muoverla. Also il suo volto allora e per un po rimase ad osservare Sherra mentre con mal intenzione si avvicinava a lui. Voleva tanto muoversi per evitare il suo fare, ma nello stesso tempo tanti orrendi pensieri lo passavano in testa, forse era meglio cosi, forse il farla finita era la soluzione migliore hai suoi problemi. Tanto era un fallito, non sarebbe mai diventato un cavaliere, e non solo non avrebbe mai trovato un posto in societa per via del suo essere. Inchino lo sguardo allora accettando il suo destino, con un po di fortuna non sarebbe stato sofferente. Ma quando noto che la cosa durava also il suo sguardo pronto ad aspettarsi tutto. Il suo maestro era lontano da lui solo un paio di passi, ma si era fermato e il suo sguardo era diretto a qualcosa dietro a Milo. Il ragazzo incuriosito volto lo sguardo e anche lui rimase non di poco stupito dalla prezensa di Camus che era la fermo che guardava verso il loro maestro senza dire niente. Sentendo la tensione, Milo prezze fiato e poi si rivolto verso il suo maestro, doveva togliere la sua attenzione da quella di Camus, lui non centrava, non potevano metterlo in mezzo. La sua voce era determinata e stupi sia Sherra che Camus,
“Allora, e` tutta qua l\'extra lezione? Perché vi siete fermato?’
Allora Sherra lo guardo con uno sguardo infuriante e si preparo ad attaccare, Milo provo ad alzarsi e ci riusci se pur con fatica, doveva almeno provare a difendersi, almeno per non costringere Camus a provare penna per lui e mettersi di mezzo. Si concentro nel suo potere ma anche a pensare, e provava con tanti sforzi a comunicare con il ragazzo, se pur non era convinto che ci sarebbe riuscito, ma ci riusci e Camus ne rimase non di poco stupito di sentire tramite telepatia la sua voce implorativi,
“Camus, entra dentro. La cosa non ti riguarda, non imisciarti.”
Camus rimase non di poco stupito, non solo il ragazzo era riuscito a imparare la telepatia, ma Camus sentiva che co che faceva era per lo scopo di non coinvolgerlo. Certo in mente sua anche lui pensava che non doveva rischiare il suo posto di cavaliere, ma dal altro canto se ascoltava il suo cuore, qualcosa lo diceva che non poteva non ammirare questo ragazzo, che se pur pareva debole, aveva una forza di lealtà incredibile. Rimase fermo dove era per un altro bel po e vedeva il suo maestro che senza problemi attaccava Milo. Il ragazzo evitava i suoi poteri, ma ne era sfinito e Camus era più che convinto che la sua durezza sarebbe durata ancora per poco. Non si decideva pero il cosa fare... non riusciva ad abbandonarlo cosi, per co rimase dove era e quando Milo era allo stremo delle sue forze e Sherra era sul punto di approfittarsene, Camus strinse a pugno le sue mani e poi si avvicino facendo notare a Sherra che non era dacordo col suo fare. Il maestro si fermo a guardarlo per poi lo parlo con furia e erra,
“Camus, dentro!”
Ma Camus si fermo soltanto e rimase a guardarlo stupito dal suo tonno, Sherra noto e cappi i suoi pensieri e con un tonno comondativo lo riparlo rialzando di più la voce,
“Sei sordo? Obbedicimi subito, qua sono io che faccio e do` l`ordini, vai subito a dormire!”
E quel tonno era co che Camus non aspettava di certo e non solo, non accettava. Lo guardo diretto allora e la sua voce era al quanto decisa,
“Sbaglio o va contro ogni regolamento il combattere contro un allievo con addosso l\'armatura?”
“Questi non sono affari che ti riguardano, pensa all\'armatura del acquario tu.”
“A quello ho tempo da pensare. Non commettete questo errore, non vi conviene.”
“Tu mi stai per caso minacciando?”
“Vi sto dando un consiglio, niente di più. Ce gente che lo sta cercando.”
”Cosa? Cosa dici?”
”Be... mentre mi allenavo nel mare una nave e` passata... e ce chi stia cercando un certo ragazzo provenuto da Marsiglia un anno fa.”
E mentre disse l`ultima frase, Camus guardo verso Milo indicando al maestro che a lui si riferiva. Per un po cera un silenzio perfetto, nessuno dei tre parlo, poi Milo si volto incuriosito e non capendo allo stesso tempo le parole di Camus,
“Una nave? Che gente?”
Ma Camus non rispose, rimase a guardarlo per un po. Poi si rivolto verso il loro maestro il quale lo guardava aspettando una risposta. Camus fece allora un segno di si con la testa, Sherra allora si ricompose e gli do l\'ordine di entrare entrambi dentro. E lui attese che i due avrebbero eseguito l\'ordine prima di entrarci dentro anche lui.
Milo era entrato per primo e sali se pur in difficolta in camera sua. Camus era ancora giù quando Sherra entro e attese che lo avrebbe parlato, cosi come subito il maestro fece,
“Cosa gli hai detto?”
Camus rimase a guardarlo per un po, era ovvio che cera paura in lui, dopo tutto era logico, se qualcuno lo avrebbe visto trattare cosi male l\'allievo la sua carriera di maestro sarebbe stata rovinata. Camus allora sospiro,
“Che non cera. Se ne sono andati, ma non mi meraviglierei se tornerebbero indietro.”
“Qmm, capisco... ora vai a riposarti, dopo ne parleremmo.”
Camus si volto subito e sali se pur un po con esito in camera loro. Apri piano la porta, Milo era seduto sul suo letto, e dava la schiena alla porta. Era ovvio che stava male e non solo dalle ferite. Camus chiuse gli occhi per un po e poi lo rimase a guardare per un po... ci aveva lavorato tanto per far arrivare questo momento, ma ora che il suo lavoro aveva dato il suo frutto... la lontananza lo faceva sentire strano. Sarebbe stato veramente questo l`ultimo giorno che avrebbe visto Milo? E se cosi fosse, perché mai si doveva sentire cosi giù? Entro provando a togliere quei pensieri che tanto lo annoiavano e si avvicino a Milo che sentendo i suoi passi si volto appena sospettando che fosse proprio lui,
“Camus, perché? Perché hai mentito per me? Perché mi hai difeso, rischi di farti odiare da lui in questo modo e io non voglio...”
Cosi Camus fu fermato dal suo dire, rimase non poco stupito dalle sue parole e non solo ma anche dai suoi occhi cosi sinceri e amevoli. Dovete inchinare lo sguardo per non farsi tradire dai suoi emozioni e poi provo a far dura la sua voce,
“Ascoltami, non ho affatto mentito per te, ti stano attendendo fuori dalla riva.”
“Cosa?!”
“E` cosi, sta notte ti aspetto acanto alla riva. Ti accompagnio fino alla nave, preparati, l`acque sono freddissime, e non dire niente.”
Cosi dicendo Camus usci dalla stanza senza neanche guardarlo in faccia, e co fece sentire non poco male Milo che si sentiva di pezzo per lui. Era ovvio che ne voleva sbarasarsene di lui, lo era di pezzo. Per colpa sua rischiava di perdere la sua occasione di diventare cavaliere del acquario, era ovvio che voleva dimenticarlo e farlo andarsene il più lontano possibile da quel posto. E senza sapere come Milo pianse e non poteva neanche trattenere le lacrime... niente di diverso da Camus. Il ragazzo sali in cima alla casa per rifugiarsi da tutti gli altri, non intendeva mostrarsi in quel modo, non si ricordava neanche l`ultima volta che aveva versato lacrime cosi.
Quella sera poi, Milo si reco verso la riva col cuore in gola. Non aveva niente da portare con se, non aveva mai avuto niente. Erano tanti i suoi pensieri, e quando arrivo non si accorse subito di Camus. Quest`ultimo cappi co subito e attese che fosse lui a notarlo, non intendeva distrarlo dai suoi pensieri. Quando Milo venne in se e lo vize, non lo guardo neanche in faccia pero, non voleva mostrarsi cosi confuso,
“Camus... non ce bisogno che mi accompagni, vado solo, non coinvolgerti di più.”
Le ultime parole di Milo erano al quanto lacrimevoli e allora Camus per la prima volta si lascio andare ai sentimentalismi, si senti riscaldato dentro, mai lo era capitato di sentirsi cosi e di lasciarsi andare, e la cosa ora lo pareva del tutto normale il sentirsi cosi. Lo tocco appena la spalla e la sua voce era al quanto gentile,
“Non hai mai nuotato in questo mare, non poi farlo da solo. Ora ascoltami, la nave ti porterà lontano da qua, nei deserti del Egitto per ezateza, la ce un uomo, un certo Kersy, e` un maestro come Sherra, cercalo e prova la a diventare un cavaliere.”
“Cosa io... credevo erano venuti a cercare me...”
“No, passavano da qua e gli ho chiesto di attenderti. La nave va diretta in Egitto Milo, sei stato fortunato, la potrai allenarti per diventare un cavaliere e poter cosi difendere tua sorella un giorno cosi come desideri.”
Non capendolo Milo rimase a guardarlo anche perché ora era più confuso che mai. Camus lo fece un segno di capendo e lo parlo senza esito,
“Cerca Kersy Milo, son certo che qua non e` luogo per te per diventare cavaliere, tu sei diverso da noi, il tuo cosmo appartiene al segno del fuoco, qua non hai nessun metodo di diventare cavaliere.”
“Perche... perche fai questo per me?”
“Tu, avresti fatto diversamente per me?”
Milo rimase a guardarlo per un po e poi riusci a sorridere se pur ancora confuso,
“No hai ragione, ma io... non melo merito!’
Camus rizze soltanto e poi lo fece un segno per seguirlo e dopo entrambi scesero nel mare ghiacciato della siberia. Non potevano neanche dirsi una parola perché il mare era veramente ghiacciale... dopo quello che sembrava un eternità i due arrivarono vicino alla nave che come ben aveva detto Camus attendeva i ragazzi e dei uomini avevano delle lampade ascese per vederli arrivare. E quando finalmente gli vizero una piccola barca gli arrivava acanto. Camus si fermo e Milo capendo co si volto verso di lui se pur non aveva molta energia, e si sentiva ipnotizato dal freddo ma combattete contro se stesso per portarsi le parole in bocca,
“Camus io...”
“Non avere paura di ricominciare da capo, tu sei forte ricordatelo.”
“Qmm. Camus... credi un giorno ci rivedremmo?”
E subito aver detto la domanda Milo si senti uno stupido e Camus rizze, meravigliando Milo che non lo aveva mai sentito sorridere,
“Il mondo e` grande Milo, più che probabilmente ci dimenticheremo anche dei nostri volti!”
Ma Milo prezze sul serio le sue parole e parlo con serieta che le sue parole fecero impatto su Camus,
“Io non ti dimenticherò mai, neanche se capitasse chissà cosa!”
Camus rimase allora a bocca aperta, qualcosa lo faceva sentire a suo agio con lui, qualcosa in lui desiderava di non lasciarlo andare o di andare con lui, questo ragazzo lo faceva sentire vivente. Furono poi le urle dei uomini sulle barche a far tornare in se Camus, lui doveva diventare a tutti i costi cavaliere del acquario, non poteva abbandonare quel posto. Rigiro la sua attenzione alla barca e uno dei uomini lo parlo come se gia lo avesse parlato prima,
“E` lui il ragazzo?”
“Si. Milo vai con loro ora.”
Milo fece un segno positivo con la testa e se pur esito un po si lascio aiutare da un uomo a salire sulla barca. L\'uomo che prima aveva parlato a Camus lo do una coperta e poi si rivolto a Camus,
“E tu, non ti va di venire anche tu?”
Milo guardo con speranza verso Camus, ma il ragazzo sorisse soltanto,
“No, questo e` il mio posto.”
“Se saprà che mi hai aiutato...”
“Non lo saprà mai. Andate ora, e grazie.”
Camus si rivolgeva al uomo e poi salutando appena Milo si volto nuotando nascondendo le sue lacrime e le sue preghiere. Milo inchino lo sguardo confuso e un po impaurito, poi uno dei uomini lo tocco appena la spalla con gentilezza e oltre tanto era la sua voce,
“Non temere ragazzino, e` meglio cosi. Lui ci ha chiesto di attenderti perché secondo lui quest`aria non fa per te, fidati di noi.”
Milo non disse niente anche perché non sapeva cosa dire ne cosa pensare. Era ovvio pero che una nuova vita se per meglio o peggio era sul punto di cominciare sia per lui che per Camus.

4 anni dopo una nave arrivava in porto di Grecia in un giorno di estate. Il cielo era di un azzurro splendente e l`aria era al quanto caldissima. Un ragazzino di appena 15 anni guardava l`avicinanza della terra con impazienza, erano statti giorni interi su quella nave, il stare fermo cosi ad attendere era proprio co che tanto detestava. Con la schiena aveva la sacra armatura d`oro, la corazza per il quale si era allenato per ben 6 interi anni. Alla fine come ben era certo sarebbe successo era riuscito ad indossarla. La sacra armatura del acquario. Si era impeniatto con tutto se stesso e ne anche lui, ne anche ora sapeva il motivo di averlo fatto. Forse perché non aveva proprio un altro scopo. Riguardo un altra volta verso il cielo, per lui faceva veramente caldo, non ci era abituato e sentiva l`aria soffocante. Sospiro comunque e quando finalmente arrivo sulla terra ferma si reco senza darsi tregua al grande tempio.
Era stato invitato dal sommo Arles, cosi come tutti l`altri ragazzi che come lui avevano portato finalmente a termine l\'investitura di cavalieri. Certo non e` che aveva tanta voglia di recarsi verso un luogo dove sapeva sarebbe stato follato, odiava proprio la compagnia. Sperava soltanto che nessuno lo avrebbe rivolto la parola, di certo lui non gli avrebbe dato motivo di farlo perché non aveva neanche la voglia di guardarli in faccia. Si augurava anche che non sarebbe durato in quel paese a lungo, non più di quel giorno se fosse possibile, anche se in fondo non aveva idea di dove andare o cosa fare. Forse sarebbe ritornato in Siberia, ora aveva una casa tutta sua, poteva magari cominciare a inseniare a nuovi ragazzi co che aveva imparato lui. Il camino era lungo, ma alla fine giunse al grande tempio. Un uomo con addosso degli strani abiti lo attendeva, era stato mandato da Arles lo disse e Camus lo fu gratto di non avere detto altro che co. Non desiderava parlare ne sapeva di cosa poter parlare. Salirono tante scale, e passarono da quelli che dovevano essere le stanze di ognuno di loro cavalieri del grade tempio, studio quello che poteva di quelle stanze. Da lontano sembravano cosi picolli, dentro erano enormi ne rimase stupito. Alla fine giunsero di fronte a una stanza dove cerano altri uomini come quelli che lo aveva acompagniato. Il suo accompaniatore ando a parlare con uno dei altri e poi riando da lui,
“Cavaliere, il sommo Arles ti sta attendendo, sei l`ultimo arrivato, l`altri sette nuovi guerrieri ti stano aspettando la dentro. Poi entrare.”
Sette nuovi guerrieri! Lui l`ottesimo. E gia oltre ai guerrieri della bilancia, del sagittario, del toro, del capricorno e di gemini, gli altri vecchie guerrieri avevano lasciato vuote le loro stanze a questi nuovi guerrieri. Entro allora non appena la porta si apri, l`altri 7 guerrieri che erano inchinati al grande Arles, si voltarono ed era proprio co che detestava, odiava proprio essere osservato. Ringrazio il cielo che addosso aveva la sacra armatura, per lo meno cosi si sentiva un po meno studiato. Inchino lo sguardo per evitare di notare i loro sguardi e camino direttamente verso di loro. Arles lo parlo allora,
“Cavaliere del Acquario, a te il benvenuto.”
Camus non ditte niente ma fece un segno di ringraziamento con la testa. Cera un silenzio perfetto dopo, per un bel po di tempo. Arles lo dava il tempo di imisciarsi tra gli altri guerrieri, ma questo cavaliere a stupore di tutti l`altri non ne sembrava interessato, non gli do neanche un occhiata. Tutti lo guardavano stupiti ma nessuno disse niente, si guardarono solo uno verso l`altro.
Tutti trane uno di loro il quale volto non lascio neanche per un istante quello di Camus. Cera segno di riconoscimento nei suoi occhi, anche se il cavaliere non lo aveva neanche guardato in faccia. Lo era lontano pero e non azzardo parlarlo, lo avrebbe messo a disaggio di questo ne era certo, ma non poteva non guardarlo fino a quando il ragazzo acanto a lui non lo disse da sotto voce con un tonno sarcastico e al quanto fiero,
“Che ce guerriero ti sei gia fatto abaliare dalla sua bellezza? Ho visto bene allora, tu sei diverso, proprio come me.”
E lo sguardo che Aphrodite dette al ragazzo era proprio annoiante per Milo. Si era accorto della natura del ragazzo non per niente diversa dalla sua, ma non aspettava che sarebbe stato cosi provocativo. Decise di non pensarci, altri erano i pensieri più importanti.
Camus! Era stato grazie al ormai cavaliere del acquario che anche lui ora era un cavaliere d`oro, il cavaliere dello scorpione. Non aveva parole per ringraziarlo, ma forse il fatto che c`ela aveva fatta era un metodo di riconoscenza per lo meno non era stato vanno il suo aiuto. Dal giorno in qui aveva lasciato la Siberia, non aveva mai scordato la gentilezza che questo ragazzo lo aveva mostrato a modo suo, senza parole di troppo, senza sorissi o affetti. Cosi dopo la lunga discursatta di Arles, i ragazzi uscirono dal`ultima stanza.
Camus usciva da solo senza deniarsi di parlare a nessuno di loro, e stava indietro. Notando co Milo lo aspetto ma il ragazzo sembrava non notarlo neanche. Era sul punto di parlarlo quando Aphrodite lo chiamo da due gradini d`avanti a loro attirando anche l\'attenzione di tutti gli altri anche quella di Camus che fino a quel momento si era chiuso per tutto,
“Allora cavaliere dello scorpione, voi rimanerlo cosi apicicatto? Non vedi che non ti nota neanche va a pensare come potresti interessarlo. Lascialo stare e vieni con me piuttosto.”
E l\'invitto di Aphrodite era al quanto imbarazzante per Milo perché il suo tono era di proposito provocante per far capire a tutti che anche lui era di natura diversa. Milo inchino lo sguardo sofferente e anche se moriva dalla voglia di dire quattro ad Aphrodite tacete, alcuni dei altri ridevano un po e poi continuarono i loro passi. E Milo se pur ora sentiva il cuore a pezzi riguardo verso Camus non aspettando pero di vederlo guardare verso di lui. Per la prima volta dopo ben quattro anni i due erano venuti faccia a faccia. Noto dallo sguardo di Camus che non era certo che fosse lui, cosi sorridendo Milo si tolse l`elmo e lo parlo se pur esito un po,
“Questa investitura Camus la devo a te. Mi riconosci vero?”
Camus non ditte niente per un po. Poi i due venero prezzi di sorpresa dalla rizzata di Aphrodite che se ne ando poi. Milo si senti a disaggio allora ed era certo che Camus non lo avrebbe neanche rivolto la parola, forse aveva sbagliato a parlarlo. Stava per inchinare lo sguardo ma si fermo dal fare di Camus. Il ragazzo si tolse il suo elmo allora e comincio il camino dandolo segno di scendere insieme. Milo accetto senza parole sapeva che il ragazzo odiava le troppo chiacere per co non intendeva annoiarlo, sorisse pero mostrandolo che ne era sollevato d`averlo non solo riconosciuto ma di non sembrarsi annoiato dalla sua compagnia. Capendo il lungo silenzio di Milo, Camus decise di parlare se pur neanche lui capiva da dove proveniva quella voglia,
“Dove vanno?”
Camus si riferiva ai altri guerrieri d`oro che sembrava avevano una metta dove andare. Milo lo cappi e lo rispose se pur ne era sorpreso del suo parlare,
“Ce un specce di bar infondo al tempio, il grande Arles ci di d`andare a mangiare qualcosa la dentro, sara a nostra disposizione ogni volta che saremmo qua. Intendi restare a lungo?”
Al inizio Camus non rispose e quando Milo si arrese venne prezzo di sorpresa dalla voce di Camus,
“Spero di no. Tu cosa voi fare?”
“Io... be, mia sorella e` qua con me, non dormo nelle stanze del grande tempio.”
Camus rimase a guardarlo, Arles gli aveva detto che ogni tempio aveva una stanza da letto per tutti loro. Lui questo non lo aspettava ma per lo meno aveva un posto dove dormire. Milo allora lo sorprese con le sua richiesta ezitativa,
“Se ti va poi venire anche tu, a mia sorella non dispiacerebbe.”
Pasarano tanti minuti finché Milo non ebbe la risposta da parte di Camus,
“Sei certo che Arles telo concede di dormirci lontano?”
“Non lascio sola mia sorella, non la vedevo da sei anni, e abbiamo poco tempo insieme, lei ripartirà per il Giappone tra una settimana, voglio goderla almeno un po.”
Camus non poteva evitare di guardarlo, era ovvio che si sentiva giù. Era ancora come se lo ricordava, non pensava altro che alla sorella. E lo stesso valeva per lui stesso, aveva creduto di aver scordato che un giorno aveva avuto simpatia per questo ragazzo, ora nel rivederlo, capiva che la sensazione era ancora vivente. E pure non era una cosa normale per lui, non aveva amici, non lo interessava farli, ne lo interessava capire i sentimenti o i problemi dei altri. Ma con Milo da sempre cera qualcosa che lo npediva di chiudere completamente il cuore a lui, e non solo sentiva la sua tristezza di stare lontano dalla sorella come se fosse sua. Poteva immaginare la sua sofferenza cosi non ditte niente. Arrivarono cosi poi in silenzio in quella che doveva essere la stanza da pranzo. Al inizio i ragazzi rimasero ad osservare la stanza, era abbastanza grande con due grandissime tavole e tante sedie. Sette piatti erano serviti sul tavolo, come se erano destinati a loro. Uno alla volta i ragazzi cominciarono a prendere i loro posti. Camus ando a sedersi un po lontano quando l`altri si erano seduti. Aveva lasciato un posto vuoto tra lui e il cavaliere del Cancro e sperando che non lo avrebbe annoiato Milo ando a sedersi acanto a lui. Aphrodite era di fronte a Cancer e co annoiava non di poco Milo che si sentiva osservato anche se non azzardava guardare verso di lui. Camus sentendo la tensione guardo direttamente a Aphrodite azegandolo proprio in tempo che studiava a fondo Milo e quando il ragazzo si accorse d`essersi fatto capire da Camus lo sorisse facendolo un segno che desiderava Milo. Camus senti qualcosa dentro di lui, non sapeva come chiamarla, rabbia, disgusto forse e peggio odio e neanche lui sapeva il perché. Venne in se quando Milo si accorse di loro due e ingoiando co che mangiava guardo esitando Camus. Si sentiva non di poco umiliato dal comportamento di Aphrodite verso di lui in confronto a Camus e da sotto voce disse a quest`ultimo con un tonno quasi lacrimante che Camus sentente subito,
“Voi che ti stia lontano, intendo...”
E Milo aveva lo sguardo abasatto per co Camus non lo poteva dare una risposta con segni di testa. Esito un po, poi si avvicino apena acanto a lui, e con co facendo si senti al improvviso diverso, era come se tremasse al solo avvicinamento e non ozo per co andare oltre, comunque da cosi vicino lo poteva susurrare in orecchio senza magari farlo capire quanto tremeva,
“Credo farai proprio bene ad andare da tua sorella sta sera.”
Milo cappi proprio co che intendeva Camus e si senti peggio. Si sentiva proprio umiliato e non lo guardo neanche, Camus cappete troppo tardi co che aveva fatto, ma non sapeva come rimediare e per co non ditte niente anche perché non azzardava riavvicinarsi un altra volta a Milo, era spaventosa la sensazione che aveva sentito nel esserlo vicino, non si era mai sentito cosi ne sapeva spiegare quella sensazione. L`altri ragazzi parlavano un po di tanto in tanto e ad un certo punto Aioria parlo a Milo prendendolo di sorpresa,
“E tu Milo, cosa ne pensi del sommo Arles?!”
”Io... be a prima vista sembra uno che sappia quel che fa.”
“Gia, be speriamo che non ci sara bisogno di lottare. Tu vieni da dove?”
“Originariamente da Marsiglia, be ho completato l`anni del addestramento in Egitto pero.”
Aphrodite si intromise allora rimettendo di nuovo a disaggio Milo,
“Non ce da stupirsi del oscurezza della tua pelle allora. Non ti e` naturale giusto?!”
Milo non sapeva se risponderlo o meno e fu salvato da Mu` il cavaliere del Ariete che sembrava sensibile al fatto di vederlo cosi confuso e si rivolse ad Aphrodite con uno sguardo d\'avvertimento,
“Bada cavaliere stai esagerando adesso, pensa alle tue cose.”
Aphrodite allora rimase a guardarlo sfidandolo ma Mu` lo inioro sorridendo a Milo che rimase a guardarlo confuso.
“Non farti sentire a disaggio da lui non ne hai motivo cavaliere dello Scorpione.”
Milo cerco di non sentirsi cosi a disaggio e fece un segno d`accordo a Mu` per poi continuo il suo piatto sperando che nessuno lo avrebbe chiesto altro. Camus cappi Mu` era riuscito a tranquillizzarlo un po e per un po rimase a guardare verso il cavaliere del Ariete che accorgendosi subito dei pensieri di Camus lo guardo con un sorisso che veramente ti faceva sentire tranquillo. Camus non evito il salutarlo e poi seguo l\'esempio di Milo e continuo anche lui a mangiare. E cosi dopo quello che sembrava un eternità per Camus, l`ora di cena passo. Lui comunque usci per ultimo assieme a Milo e Mu che gli attese. E il ragazzo si rivolse subito a loro senza problemi,
“Allora ragazzi, avete qualche piano di dove andare?”
“Io...”
Milo guardo verso Camus che pero non disse niente, Mu sciolse subito la tensione,
“Che ne dite di fare un giro con me sono qua da cinque giorni e un paio di posti gli ho imparati a memoria.”
Milo sorisse allora, questo ragazzo era amichevole, co che lo serviva per sentirsi tranquillo e a suo agio,
“Be anche io sono qua da un paio di giorni, non ho ancora visitato granche pero. Ho passato più tempo a casa con mia sorella che al trove!”
”Hai una sorella che vive qua?”
“No, ma e` venuta per incontrare me. Ci resterà solo per altri cinque giorni poi tornerà in Giappone. Vive giù in città.”
Mur lo guardo per un po e poi lo parlo provando a non farlo preoccupare molto,
“Non per metterti paura o chissà cosa, ma non dovresti lasciarla la giù da sola, non e` che ci sia tanta gente a fin di bene da quella parte. Scusa se ti metto in angoscia, ma...”
“Me ne sono accorto anche io non temere, le ho chiesto di non uscire, be forse faro meglio a tornare subito da lei!”
Mur lo guardo un po confuso leggendolo la mente e poi lo disse stupendo entrambi,
“Non fara piacere al sommo arles sapendo che non passi i tuoi giorni nella tua casa dello scorpione!”
Notando il volto impallidito di Milo, Camus riusci a parlare senza che ne anche lui se ne accorse che lo stava facendo,
“Be lui non ci ha detto che non potevamo uscire da qua giusto? E` vero che abbiamo le nostre stanze, ma credo lui abbia ogni diritto di stare con lei. Non la può lasciare sola in questo posto.”
Milo rimase a guardarlo, conoscendolo sapeva che non lo aveva mai sentito parlare cosi a lungo. Capendo i suoi pensieri Camus volto sguardo un po conscio dal fatto che si stava comportandosi come non suo solito e non capiva neanche il perché. Mu sospiro un po,
“Se per te vabbene Milo potremmo andare a trovare tua sorella, be ovviamente se a te va.”
Ma Milo sorisse e il suo volto luccicava di gioia. Poi si rivolse subito a Camus sperando che non avrebbe ricominciato a rinchiudersi come faceva in siberia,
“Tu vieni con noi vero Camus?”
Per un po Camus non lo parlo e i tre camminavano in silenzio, come Milo, Mu sembrava rispettare i suoi pensieri senza difficolta e la cosa confondeva non di poco Camus che gia era certo il ragazzo aveva degli straordinari intuiti. Dopo un po quando erano quasi arrivati alla casa della sorella di Milo, Camus si fermo e Milo capendo co si volto. Il suo sguardo era preoccupato e Camus riconobbe lo stesso ragazzo di quattro anni prima e lo stesso era nella sua voce se pur sembrava più maturo,
“Vieni con noi te ne prego.”
“Io... vi attendo qua.”
“No vieni con noi, guarda che non ci anoii e poi mia sorella ama proprio incontrare nuova gente, te ne prego non startene qua.”
Camus stava per parlare quando sentirono dei rumori e provenivano proprio dal angolo dalla casa della sorella di Milo. Senza pensarci sopra ne dire altro i tre corsero per la casa. Rimasero sorpresi soprattutto Camus e Mu nel trovare una ragazza che combatteva contemporaneamente contro due uomini. Non era molto alta, aveva i capelli lunghissimi ricchi di un blu luccicante lo stesso colore dei suoi occhi. Era agile e sicura nella lotta tutto via Milo senza pensarci sopra le corse acanto, e nominandola i ragazzi tolsero ogni dubbio che non fosse altro che sua sorella, anche se non cera poi tanto bisogno che avrebbero un indicazione che lo fosse lo assomigliava non di poco. Appena Milo le chiamo i ragazzi corsero via e lei si volto sorridendo,
“Fratello, ciao!”
“Tutto bene?”
”Certo! Mi hai rovinato il divertimento pero!”
”Non scersare, ti avevo raccomandato di non uscire!”
Lei sorisse bricantamente e poi notando i due gli guardo curiosa. Milo sorrise al suo fare e poi si volto verso i cavalieri che la guardavano sorpresi, e lui poteva capire il perché, di certo non si aspettavano che la sorella di Milo sapeva ben combattere e poteva per co immaginare la loro sorpresa.
“Be amici mia sorella e` un allieva in una scuola combattiva in Giappone, giusto Raisa?!”
“E gia, mi allenavo un po finché non mi hai interrotta fratellino! Sono cavalieri anche loro?”
”Si, lui e` Camus, e Mu. Mia sorella Raisa ragazzi.”
Lei gli accolse una mano prima a Mu e poi a Camus il quale rimase a guardare per un po e poi lo parlo,
“Allora tu sei il ragazzo che ha aiutato mio fratello in Siberia. Ti ringrazio di cuore per tutto co che hai fatto con lui.”
Milo era certo che Camus avrebbe pensato un chissà cosa di lui adesso e inchino lo sguardo intimidito, di sicuro Camus si sentiva imbarazzato più di lui. Ma non aspettava di sentirlo parlare e poi con un tonno cosi,
“Non poi proprio negare d`essere sua sorella, vi assomigliate come due gocchie d\'acqua!”
Milo lo guardo allora stupito e fece un segno d`accordo ringraziando il cielo che non sela era prezza. Mu sorisse poi e i quattro entrarono dentro dove la ragazza gli fece delle tazze di caffe e si sedete con loro. Mu parlava senza problemi e un po anche Camus si lasciava andare tranquillizzando cosi Milo, a quanto pareva il ragazzo era diventato al quanto amichevole in confronto a co che era quattro anni prima,
“Ti trovi bene in Giappone?”
”Scerto... be sarebbe meglio se con me ci fosse Milo, ma be!”
Lei inchino lo sguardo allora triste e lo sguardo che Milo le dette fece sentire non di poco strano Camus. Era come se trovava penna per lui, di certo non si meritava quella tristezza era anche se lui non lo avrebbe mai ammesso con lui un ragazzo ecesionale. Dopo tutto riusciva a farlo sentire diverso, non capiva il perché ma come anni prima con Milo acanto riusciva ad essere un po più aperto, non tanto ma più che suficente. Con lui acanto riusciva a ridere delle bricantinagini del ragazzo, quali di altri avrebbe trovato stupidi e insignificanti. Con lui riusciva a sentirsi tranquillo.Mu gli sorprese allora con le sue parole,
“Posso capirvi, be anche io ho un fratello minore, ha appena cinque anni. Certo lui sta con me, posso immaginare cosa sentirei se mai dovessimo separarci.”
Milo e Camus scambiarono uno sguardo e poi Milo ebbe il coraggio di parlare,
“E ora dove lui?”
I due non si aspettavano certo lo sguardo bricconcello che il ragazzo gli dette,
“Be ecco lui... e` con me al santuario!”
Per un po i ragazzi lo guardarono stupiti e poi Milo lo riparlo confuso,
“Al santuario? Ma come! E Arles?!”
“Arles non se ne accorgera, mio fratello sa usare la telepatia, per questo nessuno di voi lo ha visto ancora.”
“La telepatia, significa forse che sa farsi invisibile.”
“Gia, le lo insegnato io. Non potevo lasciarlo solo e` ancora picollo anche se sa badare anche lui a se stesso abbastanza bene direi.”
E con quelle parole Mu guardo verso la ragazza che lo sorisse, poi lo parlo senza esitare,
“Tu e tuo fratello rimarrete a lungo in Grecia?”
”No, parto fra due giorni.”
“Be allora se voi po stare qua da me, se non vi e` concesso di tenere altra gente con voi.”
I ragazzi rimasero a guardarla stupiti e poi Milo le parlo se pur esito un po,
“Be eco sorella io pensavo di stare con te questa settimana.”
“Ma non hai detto che avete le vostre stanze. Per me sara meglio se resti qua, ma ad Arles non infastidirà il fatto che non stai la come tutti gli altri?!”
“Non mi sembra che sia di suo interessamento dove passo la notte e comunque non ci penso neanche a lasciarti stare qua da sola con la gente che ce di torno, cosa farai se ti attacerano di nuovo?!”
Lei allora lo guardo un po annoiante e il suo sguardo era ferito,
“Guarda che so badare a me stessa, sono sempre stata con persone come loro so come devo comportarmi non mi devi sotto valutare solo perché sono una ragazza. Vai al grande tempio, non voglio che ti casci gia da ora nei guai e poi per colpa mia.”
Milo non sapeva che dire ma Camus si accorse che il ragazzo era non di poco ferito dalla sorella. Le parlo allora provando a non fare caso agli sguardi di Milo e Mu,
“Secondo me non si cascera nei guai per il solo fatto di restarti acanto e poi Arles non lo deve per forza venire a sapere giusto?! E poi sono convinto che Milo fara meglio a restare proprio qua.”
Mu e Raisa rimasero a guardarlo non capendolo, ma Milo si accorse che si riferiva ai noianti fastidi di Aphrodite e inchino lo sguardo sentendosi non di poco umiliato al solo pensiero di chissà cosa pensava Camus di lui. Se avrebbe chiesto di non voler dormire a casa con sua sorella, di certo per Camus avrebbe significato che voleva l\'attenzione di Aphrodite e co lo annoiava. Capendo i suoi pensieri Camus sospiro appena e Raisa parlo impedendolo di farlo,
“Ce qualcosa che ti da fastidio al tempio Milo?”
E con la sua domanda Mu cappi che Camus si riferiva ad Aphrodite. Cosi cerco di calmare la tensione che cera ora,
“Be Milo se ti va mio fratello può venire a stare con tua sorella, se per caso saranno nei guai lui mi avertira subito con la telepatia e mi recero io personalmente da loro. Cosi poi stare tranquillo al tempo di notte, durante il giorno vieni da lei, e` molto meglio goderla di giorno dopo tutto!”
E Milo rimase a guardarlo stupito, era un invito accogliente. Guardo allora verso sua sorella che con un segno di testa lo fece capire che ne era dacordo anche lei. Poi pero inchino lo sguardo, e se Aphrodite lo avrebbe annoiato di più? Come se capiva i suoi pensieri Camus lo riparlo,
“Credo che cosi si e` sistemato proprio tutto. Ce una soluzione a tutto dopo tutto!”
Non sapendo perché Milo si sentiva tranquillo dalle sue parole era come se gli aveva detto di proposito per farlo capire che niente lo sarebbe capitato. Passarono un bel po di tempo poi a girare la città con Raisa. Camus non poteva evitare di notare lei e Milo, si prendevano in giro e scersavano a vicenda, era ovvio che non aveva mai visto Milo cosi sereno come ora, ma era ovvio, dopo tutto aveva atezo a lungo questo momento. Mu lo parlo facendolo tornare dai suoi pensieri,
“Tu non hai fratelli Camus?”
“Per quanto ne so, no.”
Mu non parlo più ma riusci a leggerlo la mente e per co tacette, poi Camus lo riparlo,
“Per scendere da una stanza al altra bisogna avere il permesso di chi possiede la stanza vero?”
”Parli del grande tempio?”
”Si.”
“Sei preoccupato per Milo vero!”
Camus allora non disse altro e dopo solo un po Mu cerco di riprendere l`argomento,
“Tu sei il cavaliere del`undicessima casa, per scendere da lui Aphrodite deve per prima avere il tuo permesso di passare dalla tua stanza. Pero...”
Camus giro al`ora la sua attenzione su Mu incuriosito dal suo esito. Mu lo guardava in faccia non di certo intimidito e Camus se pur un po si sentiva a disaggio si sentiva tranquillo dal fatto che Mu sembrava non trovare niente di fuori dal comune nella situazione,
“Pero cosa?”
“Non per intromettermi, ma chiedi a Milo se il trattenerlo non lo annoiasse. Magari a Milo non dispiaca la compagnia di Aphrodite.”
E allora Camus senti un chiodo alla gola e neanche lui capiva il perché sentiva la testa esplodere e le sue parole lo uscirono di bocca senza aver neanche pensato sopra,
“A Milo non interessa niente di Aphrodite ne sono certo. E poi chiederielo... imsoma e` come se lo vedessi nudo per lui. Credo d`averlo gia messo un dolore al cuore prima facendolo capire d`essermi accorto, non posso peggiorarlo la situazione.”
“Be certo tu lo conosci più di me. Pensavo solo che magari anche se non lo avrebbe ammesso avrebbe desiderato un po di compagnia a lui simile. Sai come siamo tutti umani e chiunque ama essere amato per co che sia. Non credo Milo abbia mai avuto vita facile a proposito al suo essere, magari ora lo e` giunta un occasione d`oro.”
Mu capiva la sensazione che era crescuitta ora in Camus, il ragazzo neanche sapeva che forse era geloso delle avicinanze di Aphrodite e Mu intendeva farielo capire. Forse era ora che lui capiva il suo stato perché chiaramente non aveva mai pensato a sentirsi sensibile per qualcuno vai a pensare capire se stesso e la sua natura. Non ci badava mai a se stesso e a come si sentiva era ora che ci badava invece. E nonostante i suoi tanti pensieri Camus non trovo niente da rispondere Mu non aveva idea di cosa dire e peggio ancora non capiva cosa poteva pensare.
Quella sera poi erano di nuovo riuniti tutti e sette nella sala da pranzo giù alle stanze. Mu aveva portato il suo fratellino Kiki da Raisa sollevando per un po Milo sapendo che per lo meno non era sola. Era vero che Kiki non era più di un bambino ma gli aveva mostrato i suoi dotti di teletrasporto e era certo che se sarebbe successo qualcosa Mu si sarebbe accorto e gli avrebbe aiutato. Durante cena Mu era andato a sedersi acanto a Aioria che a quanto pare aveva trascorso tutto il pomeriggio da solo al tempio. Milo riando acanto a Camus che stavolta era andato a sedersi proprio acanto a Aphrodite. Mu sorisse nel notare co, ma non disse niente, di certo Camus aveva agito di stinto senza chiedersi il perché lo faceva, era più dura per lui che per l`altri a quanto pare capire e accettare se stesso per quanto sicuro di se poteva mostrarsi. Aphrodite comunque non si arrese e quando tutti parlavano e discutevano allargo lo sguardo per guardare verso Milo iniorando Camus che doveva smettere di mangiare a causa sua,
“Allora Milo dove sei andato di bello oggi? Ti sono venuto a cercare ma non ceri!”
Milo rimase a guardarlo non sapendo cosa dirlo e poi cerco di reagire provando a fare finta di niente,
“Be abbiamo fatto un giro in città niente in particolare.”
“Accidenti se lo avrei saputo sarei venuto con te.”
Con te non con voi? Ma era sordo? Ci erano andati in città, non ci era andato. Comunque Milo fece del suo meglio per trattenersi calmo e per un bel po trattenete l`argomento con lui e ne parlarono di un bel po di cose che per un po Milo si senti a suo agio o per lo meno era quello che credete Camus. Sospirando prezze le loro attenzioni e poi capendo il suo gesto non poteva tornare indietro e si rivolse a Milo,
“Cambiamo posto io voglio mangiare in pace.”
E il suo tono era nervoso tanto che Milo credete cela aveva con lui. Cosi inchino lo sguardo e accetto l\'invitto per non irritarlo di più e invece Camus era convinto che lo aveva fatto per il semplice motivo che desiderava parlare il più a lungo possibile con questa nuova conoscenza. Forse Mu aveva ragione, Milo dopo tutto meritava un po di accoglienza, ma Camus non era certo che da Aphrodite era quella necessaria. Continuo a mangiare prezzo dai suoi pensieri e non si accorgeva dal fatto che intimidito Milo parlava veramente a metta cuore con Aphrodite. Poi dopo un bel po quando Camus alzo lo sguardo dal suo piato noto che Death mask guardava verso i due e noto che Aphrodite e Death mask si dettero uno sguardo al quanto d`intezza. Camus guardo allora da sotto sguardo verso Milo e capete che non era affatto a suo agio, forse si era sbagliato a pensare certe cose di lui dopo tutto per lo meno nei poci mezzi che aveva vissuto con lui in siberia non era mai stato un tipo che dava o cercava fastidi. Cosi dopo cena aspetto che fossero l`altri ad uscire per primi, ma tardavano un po e ad un certo punto Milo stava per alzarsi stufo da Aphrodite. Camus lo noto e lo guardo giusto in tempo quando Milo si volto verso di lui confuso,
“Io vado in camera mia ho sogno.”
Camus stava per parlare quando Death mask si intromise voltando lo stomaco sia di Milo che di Camus,
“Dovresti dirlo ad Aphrodite non a lui, saprà di certo toglierti il tuo sogno.”
E co che era peggio era la rizzata provocativa da parte di Aprodite che attiro l\'attenzione anche dei altri tre guerrieri. Stufo ma non capendo se stesso Camus si also di fretta e furia dalla sua sedia e lo attacco prendendolo dalla camicia,
“La voi piantere di fare l\'idiota mi volti lo stomaco con le tue stupidaggini. E lascialo in pace, non vedi che non ne volle sapere di te.”
Cosi dicendo Camus lo respinse con forza nella sua sedia e si preparo ad uscire. Aphrodite stava per dire la sua ma fu subito interrotto da Mu che alzandosi lo guardava annoiante,
“Non dire niente se non voi guai stai esagerando contemplati.”
E notando gli sguardi dei altri tre guerrieri che di certo erano con Camus e Mu, Aphrodite decise di tacere giurando pero vendetta in cuore suo. Milo si also intimidito e stava per uscire quando passando d\'acanto a Mu quest`ultimo lo prezze per braccio. Milo venne prezzo di sorpresa e il suo sguardo indicava che aspettava l`essere umiliato creando pieta in Mu e Aioria che lo sorrisero appena per tranquillizzarlo,
“Ej non preoccuparti cavaliere non ci devi badare a lui e` solo un idiota.”
“Io...”
“Dallo ascolto e non sentirti cosi a disaggio nessuno cela con te tranquillizzati amico.”
Milo lo fece un segno dacordo con la testa e poi usci raggiungendo Camus che cominciava a salire i primi gradini. Se pur al`inizio Milo esito poi lo chiamo e si fermo attendendo di vedere se sarebbe girato verso di lui. Ma Camus si fermo soltanto aspettando che fosse lui a raggiungerlo, e dopo un lunghissimo tempo si volto. Milo era rimasto dove era e Camus cappi che si vergoniava di lui, la cosa fece sorridere appena Camus e poi lo parlo tranquillo non sembrava il caso di lasciarlo pensare cosi,
“Allora resti la? Non volevi riposarti?”
Milo rimase a guardarlo per un po, si sentiva cosi triste e demoralizzato, ma nello steso tempo sapeva che non poteva certo confidarsi con lui, non lo avrebbe mai capito. Gia non lo poteva capire eppure lo aveva appena tolto fuori da una situazione imbarazzante e lui proprio non lo capiva. Sali i primi gradini con lo sguardo incinato e lo sorpassava cosi abbattuto creando una sensazione di tristezza in Camus che non poteva evitare di riparlarlo, ma il suo non capendo se stesso lo fece parlare un po sarcasticamente peggiorando un po la situazione,
“Sai cominciavo a credere che ti stava facendo piacere la compagnia di quella donnicciola!”
Milo si fermo allora e chiuse i suoi occhi accettando l`affronto. Senza volerlo neanche si apri allora riuscendo a dirlo co che sempre si chiedeva,
“Be io invece mi chiedo fino a quando staresti acanto a questa donnicciola! Almeno che non ti diverta la cosa!”
E Milo fece capire chiaramente quanto ferito era tanto da togliere ogni parola dalla sua bocca. Cosi per quelli che sembravano ore i due non parlarono e non si guardarono neanche in volto. Ma poi Camus si fecce corragio e alzando lo sguardo noto che a Milo erano scappate delle lacrime. Lo tocco la mano allora non era mai stato bravo a esprimere se stesso ma ora cera qualcosa di più difficile dal esprimersi, il vederlo cosi il saperlo credere che si divertiva alle sue spalle lo annoiava da farlo chiarire, e la sua voce era gentile e onesta,
“No Milo non volevo ridicolarizarti, non volevo ferirti scusami. Non mi da fastidio il tuo essere credimi, tu sei diverso da quello la. Se fossi come lui ti avrei evitato sta mani.”
Milo non disse niente per un po studiando le sue parole e poi Camus avvicinandosi un po a lui lo abracio se pur la cosa lo faceva sentire ezatamente come quel pomeriggio quando si era avvicinato a Milo per parlarlo senza farsi sentire da Aphrodite, cerco di parlare pregando di non tradirsi, non voleva far capire a Milo quanto si sentiva confuso del loro avvicinamento anche perché dopo tutto non era assolutamente colpa di Milo se stavano cosi vicini, era stato lui ad abraciarlo cosi spontaneamente e inconsapevolmente. In quel momento qualcosa lo aveva spinto a farlo, e ora non ci doveva pensare per non sentirsi più confuso di cosi,
“Asciugati le lacrime non dovresti piangere per colpa mia, mi spiace. Piuttosto mi devi promettere che farai attenzione sta notte, credo che quel Death mask non sia poi niente di diverso da Aprodite. A quello ci penso io, se a te non spiace intendo...”
Camus non sapeva che dire e Milo si ricompose incuriosito. Camus lo doveva continuare a parlare per forza era ovvio che non avrebbe interrotto ne detto niente prima di sentire cosa aveva in mente lui,
“Vedi non sentirti a disaggio ma sono certo che Aphrodite fara il suo meglio per annoiarti sta sera... se tu non lo voi acanto, io... poso impedirlo di scendere dalla mia stanza.”
Milo lo cappi allora e per un po rimase a pensare poi lo guardo,
“Perché? Non voglio che ti coinvolgi!”
“Non e` coinvolgimento io ho tutti i diritti di non lasciarlo passare da camera mia, no?! Ma eco... non vorrei che poi la cosa annoi te, non sentirti cosi a disaggio, telo detto non mi annoia il tuo essere dovresti saperlo non parlo con chi mi annoia.”
E allora Milo riusci a sorridere un po, ne era sollevato delle parole di Camus, da sempre lo ammirava, da sempre aveva simpatia per lui. Desiderava tanto essere serio e intelligente come Camus, lui era a volte troppo chiacchierone e sogniatista a suo contrario, ma per lo meno era felice che Camus lo era ancora amico era più di quanto non poteva mai immaginare. Ci teneva troppo alla sua amicizia era come se aveva un altro fratello. Era suo turno adesso farlo sentire un po a disaggio e ci riusci perché Camus rimase un po di pietra alle sue parole,
“Lo sai sei diverso da come ti ricordavo, be certo ancora un tipo serio e da ammirare, ma più sciolto. Eri freddo in Siberia, be anche se... non sempre.”
Milo inchino lo sguardo, con lui Camus era stato gentile anche in Siberia dopo tutto non era cosi freddo con lui. Capendo che Milo notava co che anche lui cominciava a notare riguardo a se stesso Camus si chiese se forse si stesse comportando un po troppo gentililmente. Milo cambio allora argomento capendo che cosi lo metteva scomodo,
“Non voglio avere niente a che fare con Aphrodite, comunque non preoccuparti ci penserò io stesso a lui. Non posso continuare a comportarmi da bambino credo.”
“Be lui ti mette in situazioni imbarazzanti e` ovvio che e` difficile trovare le parole giuste.”
“Si, ma dopo tutto oramai sano tutti la verità, non ho niente da perdere nel ammettere credo. Deathmask ti ha fatto capire qualcosa?”
”Io... credo sia in contatto con Aphrodite in qualche modo. Fai attenzione a lui.”
“Qmm lo faro. Vai subito a dormire ora?!”
“No, be forse sara meglio...”
Lui voleva rimanere con lui finché Aphrodite non sarebbe passato dalla stanza dello Scorpione altrimenti non le lo poteva impedire di scendere da lui, ma come dirlo a Milo? Lo avrebbe fatto sentire di certo a disaggio era come se lo diventava, be era co che intendeva fare e solo ora capiva i suoi stessi intenti. Si chiedeva il perché? Perché sentiva di doverlo difendere? E in realtà era gia successo anni prima, in Siberia! Proprio non capiva il perché lo aveva fatto e il perché lo voleva rifare. Cerco di non pensarci di più, tanto doveva seguire i suoi sensazioni e qualcosa lo diceva che doveva aiutare Milo per co era quello che intendeva fare,
“Se ti va poi venire un po da me, poi ti accompagnio io giù. Sempre che non sei cosi stanco.”
Milo pero sorisse e accetto l\'invitto, voleva tanto sapere cosa aveva passato Camus in Siberia e come stavano gli altri ragazzi loro compagni cosi quella serata passa veramente in fretta. Ne avevano di cose da dirsi e Milo rimase più stupito, Camus parlava sempre con meno difficolta a lui, non evitava domande non era nervoso. Sembravano proprio due fratelli che si confidavano proprio in tutto. Aphrodite era entrato in camera sua ormai da più di un ora quando Camus accompagnio giù Milo. Milo ancora rideva allo sguardo che Aphrodite gli aveva dato nel trovarli insieme sulle scale tra la stanza del acquario e quella del sagittario. Camus era stato taciturno lasciando i due parlare e non rispondendo a Aphrodite quando quest`ultimo lo parlo aumentando la sua rabbia verso di lui. Milo ci pensava e ripensava al comportamento strano di Camus, forse lui era fatto cosi e parlava poco a chi non conosceva, ma dopo tutto ne anche loro si conoscevano poi cosi tanto. Non lo capiva proprio. E una volta in stanza sua Camus se ne era andato lasciandolo solo a pensare.
Era appena salito nella sua stanza quando senti dei passi e sorrise a se stesso, cosi come pensava Aphrodite intendeva scendere. Si also allora e usci giusto in tempo, il ragazzo scendeva le ultime gradine. Camus non parlo si limito a mettersi in mezzo tra l`ultima scala della casa del pesce e la sua porta. Aphrodite lo studio per un po e poi lo parlo guardandolo direttamente,
“Mi lascia passare per favore?!”
“No.”
”Cosa?!”
”Non ti do l`permesso di passare dalla mia casa mi spiace.”
“Ma che diamine... avanti spostati!”
Cosi dicendo Aphrodite provo a sorpassarlo ma prendendolo per un braccio Camus lo spinse con forza indietro infuriandolo,
“Non azzardarti fare un altro passo avanti se non voi guai con il sommo Arles, tu non poi passare dalla mia stanza senza il mio permesso. Intendi forse infrangere i regolamenti?”
Per un po Aphrodite rimase a guardarlo pieno d`odio poi giocando con i suoi capelli lo parlo con un tono provocativo lo stesso tono di prima e che Camus proprio detestava,
“E gia ho capito, tu voi impedirmi a tutti i costi di fare breccia sul cuore di Milo. Me ne sono accorto sai, fai di tutto per metterti tra di noi! Non e` che per caso lo voi tutto tuo vero!”
Camus senti duramente l`impatto di quelle parole e non capiva il perché. Era la prima volta che lo capitava, mai nessuno lo aveva messo alle strette con le parole. Cerco allora di venire in se anche se le seguente parole di Aphrodite lo giravano lo stomaco a tal punto di scordarsi le prime parole e il loro impatto,
“Non mi sembri un tipo da accontentarti del niente, immagino sia molto bravo nel suo fare. Ma non lo dubito neanche un po quel ragazzo e graziato, e` carino, ha un bel corpo... ma di certo questo tu lo sai più di me altrimenti perché fare cosi tanto per non perderlo.”
Camus ingoi allora e lo guardo schifante, Aphrodite credeva che lui c\'andava con Milo, osava immaginare cose simili e non solo si limitava a dirlo co che pensava. Aphrodite capendo i suoi pensieri lo ridi,
“Visto ho azegato, se non mi lasci passare e` perché di certo non voi che rubo la tua proprieta giusto. Dai ammettilo!!”
“Risali subito in camera tua se non voi guai.”
“Mi stai minacciando! A tal punto lo voi tenere tutto per te?!”
”Smettila infrangi il suo essere con le tue stupide immaginazioni. Fai schifo!”
”Immaginazioni?! Ma dai non vorresti mica negare...”
Aprodite parlava sarcasticamente e co che era peggio era che i suoi occhi erano pieni di desideri schifosi che Camus non saportatte e sbattendo le mani sulla porta della sua stanza lo parlo alzando la voce sta volta,
“Sparisci dalla mia vista maledetto!”
”La verità fa male direi. Se mi lasci passare ritiro le mie immaginazioni. Se no...”
“Se no?!”
”Domani sparsero la voce che vi ho visto insieme sulle scale. Dopo tutto nessuno po negare che siete usciti da soli e per primi dalla stanza di cena e non solo non fatte altro che di andarvene in giro da soli. Nessuno avrà qualche dubbio in co che diro, perciò deciditi!”
Camus trattense il respiro per un po, non sapeva che diamine fare con lui e ne il perché si era messo in quel pasticcio, forse se lo avrebbe lasciato andare... ma subito dopo aver pensato co si senti un tirano. Sperando di non rendere la cosa più difficile per lui e per Milo lo ridi con un tono sicuro,
“Di quel che voi e che credino quel che vogliono non mi interessa e ora fila in camera tua, da qua non scendi.”
Per un po Aphrodite rimase a guardarlo con uno sguardo d`odio puro, ma Camus non si muovo e dopo un po il ragazzo si arrese e sali sputando a terra. Camus rimase fermo dove era per più di cinque minuti, come se non sapeva che fare. Era rimasto a bocca aperta dalle parole di Aphrodite, e non solo si sentiva male. Rimase a prendere un po d`aria fresca prima di rientrare. Non aveva idea di come spiegare l`accaduto a Milo il giorno dopo, certo lui lo aveva fatto per aiutarlo ma forse cosi lo aveva messo in più guai. Non riusci praticamente a chiudere occhio quella sera anche perché non poteva evitare di pensare al chissà cosa fare dopo quella visita in Grecia, non aveva proprio idea di dove andare dopo. Certo aveva una sua casa, ma non aveva parenti ne aveva amici. Certo era stato invitato da un altro clan in Siberia per dare allenamenti a nuovi giovani ragazzi come lui, ma cominciava ad essere un po stufo di quella vita.
La notte passo, forse per Camus piano ma passo gia nonostante. Il mattino dopo scendeva le scale per andare a pranzare e si fermo per un po nelle scale tra il Sagittario e lo Scorpione. Le parole di Aphrodite! Si sentiva al quanto furioso nel ricordarsi di lui, ma anche intimidito dal dover affrontare Milo. Aveva deciso di non raccontarlo niente del accaduto per non preoccuparlo sperando che nel frattempo quel idiota di Aphrodite avrebbe tenuto la bocca chiusa. Busso poi alla porta di Milo che lo apri subito e sapendo fosse lui lo sorisse facendolo sentire veramente in colpa adesso. Insieme scesero per la sala da pranzo e prezzerò posto. L`ultimi entrati erano Death mask e Aphrodite. Camus non also neanche lo sguardo, sapeva fossero loro e non intendeva riliticare. Milo sembrava seguire il suo esempio e continuo a mangiare. Poi Death mask lo stupi perché andando a sedersi di fronte a lui lo parlo,
“Buongiorno a voi piccioncini, tutto bene?!”
Milo sentendosi in imbarazzo lo guardo confuso, stava mettendo nei guai Camus che lo stava aiutando e la cosa proprio non lo andava giù. Aphrodite si sedete allora acanto a Death mask di fronte a Camus che lo dette uno sguardo minaccioso. Aphrodite cappete al volo e lo parlo senza esitare,
“Spero avrai proprio un bel giorno oggi!”
Al ora Milo cappi subito che fra i due era capitato qualcosa, lo poteva dire dal volto di Aphrodite. Guardo verso Camus e quando il ragazzo stava per lasciar perdere e continuare a mangiare Milo lo parlo avvicinandosi un po a lui e con co facendo aumentava di più la confusione di Camus che rimase a guardarlo stupito,
“Cosa e` successo ieri sera?”
”E? Cosa, riguardo a cosa?”
”Fra voi due, e` successo qualcosa vero!”
Camus lo guardo per un po sperando che si sarebbe ricomposto perché cosi proprio lo npediva persino di respirare e poi era ancora più difficile mentirlo. Decise di continuare a mangiare senza badare a lui, ma quando da sotto sguardo noto che il suo gesto aveva rezzo non di poco triste Milo e soddisfatti Aphrodite e Death mask, si volto verso di lui sorridendolo,
“Dopo ne parleremo d`accordo.”
E subito averlo parlato si senti pesinio arosire perché si era avvicinato cosi tanto a lui per non farsi sentire dai due impiconi che solo ora se ne accorgeva di quanto imbarazzante era il suo gesto. Milo comunque sembrava non aver notato co, e non era ne imbarazzato ne chissà cosa altro. Ricomponendosi Camus sorisse a se stesso, Milo era un tipo veramente innocente, talmente tanto che se qualcuno si sarebbe presso da lui, lui sicuramente non si sarebbe neanche accorto. E dopo aver fatto quel pensiero si risenti arrosirsene e lo riguardo da sotto sguardo, certo che veramente come aveva detto quella sera Aphrodite, Milo era bello da ogni lato, fisico, volto non che carattere. Dopo aver finito di mangiare poi Milo venne fermato da Camus dal volere uscire, lo aveva detto che sta volta voleva che fossero l`altri ad uscire per primi e anche se non lo capiva Milo segui il suo consiglio e quando poi alla fine uscirono tutti gli altri Milo sospiro alzandosi e muovendo un po le ossa lasciando per un po Camus guardare verso di lui, poi si rivolse al amico,
“Allora mi dici cosa e` successo?!”
”Niente!”
”O andiamo mela dai a bere credi? Dai sputa il rospo, ti ha annoiato in qualche modo ieri? Si sincero.”
“Be... voleva scendere da te e non lo lasciato.”
”Sospettavi bene allora. Cosa ti ha detto.”
”Scemenze, che voi che sia. Rivai da tua sorella?”
E per un bel po Milo non lo parlo, era ovvio che lo stava nascondendo qualcosa. Comunque non serviva a niente richiederlo doveva provare a farielo dire di sua iniziativa senza farlo sospettare niente.
“Vieni con me?!”
”Non lo so.”
”Dai vieni, o hai altri impegni?!”
Camus sorisse allora e appena uscirono trovarono Mu che gli attendeva sulle rocce. Al inizio rimase a guardarli un po, e Camus era certo d\'aver visto qualcosa nel suo volto, come se cercava di capire qualcosa. Poi Mu quando si accorse che Camus lo osservava si arrossi un po e si avvicino a loro,
“Allora venite anche voi giù in città, io vado a vedere mio fratello, non volevo scendere senza dirti niente, intendo magari tua sorella...”
”O non preoccuparti lei si fida di te, nessuno po fare diversamente credo. Allora andiamo?!”
”Si.”
Milo si fermo nel notare che Camus non si muoveva e girandosi verso di lui lo parlo quasi supplicandolo,
“Non mi voi proprio dire cosa ti e` successo vero?! Dai almeno vieni con noi.”
Mu gli riguardo per un po e poi si rivolse a Camus con uno sguardo al quanto diverso che Camus capete subito intendeva dirlo qualcosa,
“Faresti meglio a venire, sara molto meglio che di rimanere qua credimi.”
Allora Milo si volto verso Mu le sue parole erano dirette a qualcosa, che i due si erano detti qualcosa che lui non doveva sentire? Al inizio guardo non capendoli verso Camus come se attendeva una spiegazione ma il ragazzo guardava verso Mu e il suo sguardo era di uno da “Tu che ne sai?!”. Milo comincio cosi il passo sentendosi anche un po tagliato fuori ma maturo abbastanza da accettare la cosa,
“Be io comincio a camminare, quando volete venite pure.”
Camus capette che più che probabilmente Milo credeva che i due volevano parlare di qualcosa non in sua presenza e venne in se. Pero ora che poteva intendeva capire cosa era di poi diverso in Mu,
“Qualcosa non va cavaliere del Ariete? Mi e` parso che cercavi qualche risposta poco fa, da me.”
”Da voi intendi? Si, be stai attento lo so che non e` la verità, ma Aphrodite....”
E Camus capette al volo, Aphrodite aveva tenuto la sua parola. Guardo ghiacante verso Mu allora e l`odio si vedeva bene nei suoi occhi,
“Io quello lo uccido!”
Camus stava per voltarsi e andare a cercare Aphrodite ma Mu lo fermo trattenendolo per mano. Il suo sguardo era serio e prima di parlare guardo verso Milo accertandosi che non gli ascoltava,
“Non fare scemenze, almeno per lui. Non risolverai niente cosi, lascialo parlare alla fine smettera.”
”Fai bene a stare cosi calmo tu, non e` su di te.”
”Certo, ma non vorrei ripeterti che nessuno lo crede, Death mask forse perché e` complice quanto lui. L`altri non gli hanno dato retta.”
”Cosa hanno detto.”
Allora Mu sorisse un po con gli occhi e con co Camus inchino lo sguardo confuso,
“Immagino che per fare tutta questa ceneta lo sai benissimo.”
”Non era la verità, mi ha ricattato che se non lo avrei lasciato scendere di notte per la stanza di Milo avrebbe sparso voce che... non e` la verità. Io e Milo parlavamo soltanto ieri e se stavamo la su era perché volevo accertarmi che Aphrodite fosse il più lontano possibile dalla stanza di Milo. Forse avrei dovuto lasciarlo scendere.”
Camus disse co per una ragione che non capiva ora, si lo aveva detto come se per dire a Mu che a lui proprio non interessava niente di Milo. Ma subito averlo detto Camus inchino lo sguardo spiacente sentendosi un traditore nei confronti di Milo che dopo tutto non le lo aveva neanche chiesto di difenderlo. E Mu lo cappi pero lo stuzzico,
“Be sta notte non e` poi cosi lontana ti poi rifare.”
Camus allora si volto verso di lui minaccioso e lo parlo un po infuriato,
“Avrebbe dovuto darmi ascolto e rimanere da sua sorella, non sarei in questo guaio adesso.”
Mur rimase a guardarlo per un po sapeva che non intendeva veramente co che diceva, lui leggeva la mente e il cuore. E ora leggendo il cuore di Camus capiva tante cose che Camus cominciava appena a capire e di certo non lo erano ne chiare ne senza dolori. Quando lo riparlo cerco di farlo tornare un po in se,
“Faresti meglio a dirlo l`accaduto, credo lo fara meno male sentirlo da te. E poi sono certo che ne anche lui ti desidera in questo guaio, ne rimara male.”
Camus cerco di non pensarci troppo e con Mu continuo il camino se pur lo stava indietro. Milo si volto una volta e si fermo ad attenderli. Notando lo sguardo abasatto di Camus si senti giù e quando Mu arrivo acanto a lui non si muovo attendendo Camus. Mu cappi il suo intento e lo disse da sotto voce anche se Camus riusci a sentirlo,
“Faresti meglio a lasciarlo perdere, quando vorrà te ne parlerà.”
“Gia. Andiamo.”
Una volta a casa di Raisa i ragazzi riuscirono a riposarsi un po. Mu sentiva le mille richieste di suo fratello e Milo e Raisa si raccontavano un paio di cose pasatte. Camus gli ascoltava perché i due lo coinvolgevano nelle loro storie, ma era il più del tempo assente, la sua mente era troppo piena da pensieri. Si sentiva intrapolatto da se stesso. Dopo mezzo giorno poi usci assieme a Milo per fare delle compere per la sorella e per un lunghissimo tempo i due non si parlarono neanche. Poi Camus capendo che più che probabilmente Milo non lo avrebbe chiesto altro si fermo costringendolo ad attenderlo. Milo noto il suo sguardo era certo che qualsiasi cosa lo intendeva dire non era facile cosi si avvicino appena a lui,
“Camus...?!”
“Io... ieri Aphrodite voleva a tutti i costi scendere a cercarti dopo che sono risalito in stanza mia. Non voleva darsi per vinto e mi minaccio...”
”Cosa? Ti ha fatto qualcosa...”
”Io... ha fatto qualcosa a entrambi temo. Vedi Milo... ha sparso la voce tra l`altri saints che, imsoma che io e te... eravamo insieme sulle scale ieri sera.”
Al inizio Milo non capiva cosa lo annoiava, era vero in fondo che la notte prima avevano passato un po di tempo insieme a discutere sulle scale del grande tempio. Guardo non capendo verso Camus che capendo il suo sguardo sospiro chiudendosi gli occhi,
“Accidenti Milo sei proprio un tipo innocente non ce che dire, non intendeva che stavamo parlando sulle scale, ma che stavamo insieme capisci.”
E il vedere il volto di Milo trasformarsi da uno innocente ad uno prezzo dallo scioc poteva far capire a Camus quanto inrealta il ragazzo non era tipo da pensare neanche a certe cose. Dopo un po Milo inchino lo sguardo arrossendo non di poco e la sua voce era addolorante e quasi invenna di lacrime,
“Mi spiace tanto Camus, mi devi proprio detestare non faccio altro che combinarti guai accidenti. Guarda adesso in cosa ti ho messo, prima in Siberia e ora qua. Perdonami se poi io... faresti proprio meglio a non starmi più acanto.”
E con cosi dicendo Milo si volto camminando da solo. Al inizio Camus rimase a guardarlo, ma poi lo raggiunse, era ovvio che lo aveva fatto perché era prezzo dal imbarazzo del impatto della frase. Certo anche lui nel parlare direttamente a lui si sentiva a dire non poco a disaggio ma doveva in qualche modo farlo capire che non cela aveva con lui. Al inizio era difficile parlare ma poi capendo che era più imbarazzante il starlo acanto senza parlare per co ci fece coraggio,
“Milo non e` colpa tua daccordo e ne tanto meno ti detesto tranquillizzati.”
Co che pero allora Camus non aspettava era il volto in lacrime con il quale si volto verso di lui Milo,
“Sei un angelo allora perché credimi se fossi in te mi odierei. Fatti un enormissimo piacere e stami alla larga non faccio altro che di portarti guai con tutti ovunque siamo. E` meglio che non ci rivolgiamo più la parola. Ciao.”
Cosi dicendo Milo continuo il passo afretandosi per non permetterlo di seguirlo. Camus si senti pietrificato alle sue parole e per un po rimase immobile ma quando stava per ricontinuare il passo decise che avrebbe fatto meglio a lasciarlo in pace per darlo il tempo di mettere giù l`accaduto. Torno poi a casa di Raisa e rimase fuori attendendo che Milo tornasse a casa prima di entrare.
Erano appena le due del pomeriggio, Milo arrivo senza fiato al grande tempio e subito si reco per la stanza del sommo Arles. Lo era stato difficile il passare dalla stanza di Aphrodite e non dirli quattro, ma non intendeva darlo la soddisfazione di averlo mezzo a disaggio. E dopo aver parlato al sommo Arles scese con appezza alla schiena l\'armatura dello Scorpione. Si reco di corsa poi verso la città prendendo la strada più deserta per non rischiare di venire faccia a faccia con Mur e Camus. Avrebbe lasciato la Grecia il mattino dopo con sua sorella, anche se a lei mancavano tre giorno sarebbe partito con lei in giappione da ora e avrebbe trascosto una paio di giorni la con lei. Kiki poteva dormire con loro per l`ultimo giorno dopo tutto il giorno dopo anche lui e Mu sarebbero ritornati in patria loro. Tutto si sarebbe risolto nei migliori dei metodi e forse finalmente Camus avrebbe trovato la sua serenità senza di lui.
Una volta a casa attese nel angolo finché Mu e Camus non uscirono. Era ovvio che sia loro che sua sorella erano al quanto in ansia, ma lui rimase dove era finché i due non si vizero più. Poi busso a sua sorella e la chiamo per farla capire che era lui. Lei lo apri subito.
Kiki dormiva tranquillo e Raisa lo porto una tazza di te. Lui accetto di buon grado e continuo a raccontarla l`accaduto, Senza mai alzare lo sguardo. Lei si avvicino a lui allora capendo il suo stato d`animo.
“Ma non dovresti parlare con Camus prima, intendo si preoccuperà.”
”Ma no credimi e` molto meglio cosi, cosi non avrà più guai. Immagino cosa lo sia costato il avermi aiutato, e` un ingiustizia.”
“Milo, era preoccupato matto per te telo garantisco, se ce ne andiamo cosi senza dirlo niente lo strapperai il cuore. Riflettici per favore.”
”Ho gia pensato e ripensato credimi e` meglio cosi. Mu domani vera a riprendersi Kiki e noi ce ne andiamo. Ti ha detto a che ora passa?”
”Presto mattino. Sono certa che Camus vera con lui per sapere se sei venuto qua.”
”Tu lo dirai che non ci sono venuto.”
“Non dire scioccasse e` ovvio che verresti qua.”
”Be allora lo dirai che sono uscito a fare due passi, cosi lui mi vera a cercare mentre noi ce ne andremmo.”
“Sei certo che sia la cosa migliore da fare?”
”Si, non melo perdonero mai il fatto di mettere in mezzo Camus. Lui capirà.”

Cosi il giorno dopo di prima mattino Raisa apri la porta a Mu che era venuto a prendere Kiki. E come lei aveva pensato Camus era con lui se pur non disse niente per un bel po. Poi quando Kiki era con Mu oso parlare se pur con una voce fredda e lei cosi anche come Mu capirono che lo fece di proposito,
“Milo e` rimasto qua di notte vero?!”
“Si non preoccuparti lui sta bene, non voleva tornare al tempio pero.”
“Capisco.”
Camus non intendeva chiedere altro per lui era difficile parlare cosi a lungo, non era abituato ne a esprimersi ne a comunicare. Capendolo Mu parlo al suo posto lo aveva notato durante cena la notte scorsa, si era messo da solo evitando gli sguardi di tutti. Si sentiva a disaggio da solo, Milo lo aiutava con la confidenza, da solo era diverso, più freddo più solitario. Mu si chiese se Camus capiva co o se ne era anche accorto. Certo Aphrodite e Death mask avevano tenuto la bocca chiusa anche perché Aiolia gli aveva detto quattro quel pomeriggio nel sentirli parlare di Camus e Milo ridicolizzandoli. E quel mattino tutti si erano chiesti il perché della scomparsa di Milo. Aphrodite gli disse che il pomeriggio del giorno prima lo aveva visto scendere dalle stanze di Arles con la sacra armatura dello scorpione il che significava una sola cosa, Milo intendeva andarsene.
“E` dentro tuo fratello Raisa?!”
”No, e` uscito sta mani.”
”Uscito? Ti ha detto dove andava?!”
”Be a farsi due passi.”
”Sai per caso se intende lasciare la Grecia prima del previsto?!”
”Cosa? Ma perché pensi co?!”
”Eco perché ha con se la sua armatura e ha ritirato i soggiorni al grande tempo. Se vuole andarsene per lo meno ci venga a salutare. Be io lo dovrei salutare ora, perché parto subito.”
“Io...”
E lei si trovo in difficolta, Milo era a casa ma lei non poteva andare contro il suo volere. Camus cappi qualcosa dal suo esito e sospiro in cuore suo, poi also lo sguardo,
“Be io vado, Mu magari dovresti attenderlo forse non dura fuori. A presto ragazzi.”
Cosi discendo si volto senza mai più rivoltarsi indietro, era più che convinto che Milo era invece dentro. Se sarebbe rimasto la non sarebbe mai uscito a salutare Mu e non voleva co. Era ovvio che non voleva avere niente a che fare con lui, e non solo per non coinvolgerlo come lo aveva detto, forse invece lo aveva fatto perché non voleva sentirsi messo in coppia con lui, forse a Milo l\'idea che l`avvicinanza di Camus faceva dei sospetti nei altri non piaceva proprio. Cosi rispettando i suo desideri se ne ando senza neanche dirli di salutarlo. Doveva tornare in Siberia, e soprattutto doveva ritornare co che era, non valeva la penna aiutare nessuno aveva imparato a suo prezzo la lezione, la prossima volta che senza accorgersene sarebbe stato sul punto di farsi amico di chissa chi avrebbe ricordato Milo e sarebbe ritornato indietro dal passo. E pure non ostante questo suo pensiero di pensare al futuro il suo cuore lo faceva più male che mai, non aveva mai trovato quella sensazione e proprio non lo piaceva.
Intanto Mu fece un passo indietro come se per andarsene, ma si fermo subito e rimase a guardare fisso indietro alla ragazza. Dal suo volto Raisa poteva capire che cera Milo e cosi si volto piano. Il volto del fratello era pallido, cosi come lo era stato per tutta la sera e i suoi occhi erano spenti. Mu rimase a guardarlo senza dirlo niente per un po e poi quando cappi che il ragazzo aspettava un suo rimprovero o chissà che senza indeniarsi a farsi scuse si sciolse e lo parlo con gentilezza,
“Camus era in ansia per te, lo so che stai facendo tutto questo per non coinvolgerlo, ma credimi non e` la soluzione migliore quella che hai provato. Se voi andartene oggi per lo meno salutalo non lasciarlo andare via cosi non e` giusto dopo tutto quello che ha fatto per te.”
E l`ultima frase Mu l`aveva detta di proposito per farlo correre da lui sapeva che non cera altro metodo per farlo muovere. Milo lo guardo per un po, erano vere le sue parole, Camus aveva veramente fatto tanto per lui, sia in Siberia che ora al grande tempio. Certo lui non le lo aveva chiesto ne lo aveva dato motivo per farlo. Ma Milo non capiva che co che colpiva tanto Camus era il fatto che lui riusciva a stare in sua compagnia non ostante la sua apparizione fredda. Per Camus co significava tanto perché anche lui stesso riusciva a trovare confortevole la compagnia di Milo ance se ne anche lui stesso capiva il come mai. Mu invece era riuscito a capire un po entrambi per co desiderava tanto aiutarli erano entrambi in difficolta. Comunque a Milo non cera bisogno di dire altro perché dopo un paio di secondi di pensamento, guardo con un sorisso gentile verso Mu e prima di andarsene lo parlo commosso,
“Grazie mille cavaliere non lo scorderò mai. Spero di rivederti.”
Cosi discendo Milo corse via nella speranza di trovare Camus.

Dopo una corsa esasperata alla fine Milo riusci a vedere Camus che pianamente camminava verso la strada che portava al porto. Milo si fermo al inizio, il suo cuore batteva a mille al ora, aveva fatto una corsa mozzafiato perché se pur pareva che Camus camminava pianamente i suoi passi erano giganteschi. Quando Milo venne in se strinse i denti e camminando di altri due passi lo chiamo, studiando poi il suo metodo di fermarsi. Anche se lo vedeva da dietro poteva immaginare la sua faccia sorpresa e incredula, cosi come in realta aveva fatto Camus che al inizio non si volto neanche ma si fermo. Milo rimase dove era per un po e poi camino piano indeciso, ma cerco almeno di non mostrare co nella sua voce.
“Camus aspettami io... scusami per ieri.”
Allora Camus si volto incredulo, forse allora veramente Milo era stato fuori, e non era dentro fingendo. Recandosi acanto a lui Milo poteva immaginare i suoi pensieri e incilando lo sguardo lo susurro tremante,
“Spero Aphrodite non ti abbia ridato fastidio... non lo saporterei... non volevo coinvolgerti, se lo avessi saputo non ti avrei neanche rivolto la parola due giorni fa. Ti ho messo in imbarazzo scusami.”
Camus non ditte niente per un lunghissimo tempo, erano tanti i suoi pensieri, chissà forse Milo lo diceva tutto co perché desiderava che Aphrodite non gli avessi messi insieme. Forse Milo si disgustava di lui o chissà cosa, ma subito aver fatto quel pensiero, senti un altro dolore al cuore. Perché quel pensiero? A lui forse il fatto che l`altri gli immaginavano insieme, non lo annoiava? Non lo dava forse fastidio il fatto che lo avevano dipinto come un gay solo perché Milo s`impicciava inocentamente sempre a lui?! Certo, solo ora ci pensava e ora non capiva il come mai, perché non ci aveva pensato prima che la cosa lo ridicolizzava? Perché non ci era arrivato da solo che la cosa lo faceva apparire un gay? Ma lui non lo era, be non sapeva cosa era dopo tutto. E poi venne in se, e se questi suoi pensieri erano anche quelli di Milo? Conoscendolo sapeva che si faceva sentire in colpa, e sapeva che il starlo acanto non era per secondi scoppi. E allora perché? Perché adesso tutto al improvviso quei pensieri? Torno in se quando Milo lo riparlo e la sua voce era in vene di lacrime tanto da far scordare tutti i cattivi pensieri di Camus al istante,
“Spero un giorno riuscirai a perdonarmi. Io ti posso solo promettere che se mai ci risara un altra volta che tutti noi ci incontreremo, io... non ti guarderei neanche, non ti causerei altri guai, non lo saporterei.”
Camus cambio argomento allora non riuscendo a non fare la domanda che tanto girava ora nella sua testa confusa,
“Intendi rimanere con tua sorella?”
“Io... no me ne vado, andrò con lei in Giappone, poi dopo... non so vedrò cosa combino con la mia esistenza.”
E Milo non lo aveva neanche guardato in faccia una sola volta. Camus pero noto sia l\'arrossimento del amico sia le lacrime. Si avvicino allora un po a lui per la prima volta in vita sua si sentiva sciogliere e forse quella sensazione non era poi cosi danoza come invece credeva, anzi lo piaceva il sentirsi riscaldato nel cuore,
“E cosi te ne vai... e non hai uno scopo, non ti sei preparato per cosa farne dopo i tuoi allenamenti.”
Milo lo guardo allora ancora rosso in faccia e i suoi occhi erano al quanto stupiti, la voce di Camus era stata cosi gentile non arrabbiata come invece avrebbe creduto lo sarebbe stata.
“Io... io no. Tu... tu cosa farai?”
Camus sorisse appena con gli occhi, era un gesto che Milo lo vizze fare solo una volta, ma era certo l`altri non lo avevano mai visto in lui, non sapeva sorridere con la bocca, ma i suoi occhi a volte e solo raramente lo tradivano. Lo rispose comunque senza badare a esitare,
“Telo detto torno in Siberia a cominciare i miei inseniamenti.”
“Gia, tu si che sei grande, hai sempre tante risorse, sei sempre stato forte. A contrario di me. Mi chiedo come ho fatto a diventare cavaliere d`oro a volte.”
E Camus non rispose a quella che a lui parse un assurdità, lui non aveva mai giudicato Milo un debole, anzi lui lo aveva amiratto e non di poco da piccolo perché se pur non riusciva a seguire gli insegnamenti duri di Sherra continuava ad insistere con tutto se stesso. Comunque questo era troppo da dirlo, non era il tipo da lasciarsi andare cosi tanto neanche con Milo con il quale gia andava più del necessario senza neanche capirne il perché. Comunque era ormai troppo tardi per essere freddo con lui, non ci riusciva neanche se lo voleva per co lo riparlo,
“Be altrimenti non saprei cosa altro farne neanche io della mia vita. Perché non prendi un po di allenamento dove sta tua sorella, non si smetta mai di imparare lo sai?”
Milo lo fece un segno d`accordo, ci aveva gia pensato a co, dopo un po in silenzio Milo si fece coraggio, la confidenza nel parlare a Camus lo stava ritornando pian piano,
“Resterai a lungo qua?”
”No, vado ora a prendere la mia armatura, ma passero due giorni qua. Ci sono un paio di cose che vorrei fare prima di tornare in Siberia.”
”Capisco...”
E poi Milo inchino lo sguardo, questo era un arrivederci...o pure un addio. Come se anche Camus fascese gli stessi pensieri lo di,
“Be credo che il nostro incontro termina qua.”
”Io... credi ci rivedremmo?”
E Camus risorse con gli occhi ma si volto appena per nascondere anche il sorisso dipinto sulle labbra, Milo riusciva a farlo sentire cosi sereno, cosi vivente. Era forse l\'unica persona che conosceva che lo mostrava un po di volerlo acanto. La sua voce comunque era seria e Milo di certo non poteva capire i suoi pensieri,
“A meno che non ci sara una guerra al grande tempio, temo proprio di no.”
E con co discendo Camus decise di cominciare senza dire altro i primi passi verso il grande tempo. I primi passi verso la dimenticanza di questo ragazzo. Per un lunghissimo tempo Milo rimase a guardarlo non sapendo cosa pensare ne cosa dire. A volte non capiva proprio Camus, sapeva che per lo meno con lui riusciva a parlare a lungo, ma gia nonostante a delle volte era sfuggente, lo insegui poi sperando di non irritarlo,
“Se ti va... potrei venire a farti visita qualche volta in Siberia...”
E con quelle parole Camus trovo una grossa difficolta a insistere con se stesso per continuare il camino invece che di fermarsi e guardare stupito il ragazzo come invece si sentiva dentro. Erano troppo d`impatto le parole di Milo per lui, come se aveva capito che neanche lui ci teneva poi tanto alla separazione. Per un lunghissimo tempo continuo il camino non rispondendolo e poi si volto appena per accertarsi che Milo era ancora la. Lui al suo posto nel attendere cosi a lungo una risposta si sarebbe arezzo e se ne sarebbe andato via, ma Milo... era ancora la con la speranza di sentire una risposta da lui. Incapace di mostrare i sentimenti che per la prima volta sentiva chiaramente crescere in lui si fermo e con uno sguardo gelido lo di,
“Se fossi in te non mi avvicinerei oltre, manca poco al grande tempio, rischi di farti vedere da Aphrodite.”
E subito aver finito la frase non poteva fare altro che di studiare il volto di Milo che era cambiato non di poco. Inchino lo sguardo e anche se sembrava esitarne lo di,
“Gia hai ragione, io... be, allora ti saluto... forse e` meglio cosi.”
E Milo stava per voltarsi ma alzando lo sguardo rimase per un po fermo a guardare Camus anche perché questo ultimo pareva chiaro di essersene pentito d\'aver messo su la cosa di Aphrodite, sapevano entrambi che era una scusa per terminare il contatto. Milo non capace di lasciare indette le cose lo parlo tranquillizzandolo un po,
“Non preoccuparti Aphrodite non mi vedrà. Lascialo insinuare co che vuole ormai tutti sano come sia fatto.”
E dopo sorisse per nascondere sia il suo volere di non separarsi da questo amico che la voglia di salutarlo a dovere. Tiro fuori il suo migliore sorisso allora e si preparo ad andarsene,
“Allora ti saluto qua cavaliere del acquario a presto.”
Camus non riusci a far altro che di fare un segno d`accordo con la testa. Neanche un ciao riusci a pronunciare ma rimase ad osservarlo fino a quando non si vizze neanche la sua ombra. In quel istante il vento si also un po e Camus dovette trattenere i suoi cappelli che volavano verso il suo volto. Poi si rigiro e guardando verso il cielo si lascio andare al suo pensiero,
“Arrivederci Milo, se e` destino ci rivediamo!”
E subito dopo aver fatto quel pensiero inchino lo sguardo, sarebbe andato a prendere la sua armatura e subito dopo aver finito le sue cose in Grecia avrebbe prezzo la nave per la Siberia. E una volta la, avrebbe dato se stesso non solo per ricominciare da capo ma per imparare di nuovo a far tacere i suoi emozioni, era il migliore nella sua arte di ghiaccio, ma lo mancava un grado da arrivare. Doveva insistere di più sui suoi sentimenti, non poteva permettersi di lasciarsi andare cosi.