Black flower
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Disclaimer:
I do not own the movie(s) this fanfiction is written for, nor any of the characters from it. I do not make any money from the writing of this story.
Black flower
Il cielo era sereno quel giorno.
Centinaia di persone agghindate ed esageratamente profumate aspettavano l’arrivo degli sposi sulla grande terrazza della villa del Governatore.
Tutto era stato preparato affinché fosse perfetto, niente doveva rovinare il giorno più bello della vita della giovane Elisabeth, niente doveva accadere quella volta.
Alla fine della giornata la giovane sarebbe stata la moglie di William Turner, con buona pace del padre e di tutti quelli che non riuscivano ancora a capire perché la figlia di un governatore dovesse rovinarsi la vita unendosi in matrimonio con il garzone del maniscalco, un giovane il cui vero padre si era rivelato essere un Pirata che aveva prestato servizio sulla Perla Nera, sotto gli ordini di Jack Sparrow.
La giovane sposa aspettava nella sua stanza che la sua cameriera la avvertisse dell’arrivo di Will.
Già una volta lo aveva preceduto, e tutto era andato terribilmente storto. Il suo abito bianco, se possibile ancora più bello di quello precedente era finemente lavorato con ricami d’argento e perle, il velo era leggiadramente appoggiato sulla testa perfettamente acconciata e tenuto con dei fermagli di madreperla. Non c’era mai stata in tutta Port Royal una giovane sposa più bella e raggiante di lei.
Mentre si stava ancora guardando allo specchio la cameriera entrò di corsa, rossa in viso non solo per la corsa lungo le scale.
Will era finalmente giunto.
La giovane lasciò la stanza che l’aveva vista fanciulla e con passo elegante raggiunse la terrazza.
Tutti gli occhi furono rivolti su di lei, ma Elisabeth non se ne curava, lei poteva soltanto guardare il suo promesso sposo.
Will aveva i lunghi capelli, che non aveva voluto tagliare da quando aveva raggiunto i confini del mondo per portare indietro Jack, tenuti in una coda morbida da una nastro di seta nera.
Indossava una ricca camicia bianca, con maniche e bavero perfettamente lavorati coperta da una giacca blu come la notte, di velluto.
Elisabeth non lo aveva mai visto più bello e ringraziava il cielo di non aver commesso l’errore di lasciarlo andare per seguire un sogno impossibile con Jack, anche se sapeva che in fondo al suo cuore il pirata sarebbe stato sempre il suo segreto inconfessabile.
Scacciò il ricordo del bacio che si erano scambiati sulla Perla prima che lei lo tradisse in modo così vile da far ribrezzo anche a se stessa.
Will le sorrise dolcemente mentre avanzava e lei ricambiò il sorriso.
Anche Will era un pirata in fin dei conti e la sola cosa importante per Elisabeth Swann era quella di non ritrovarsi a sposare un uomo qualunque, normale, come quelli che suo padre avrebbe trovato perfetti.
Entrambi i giovani erano fermi davanti al sacerdote, mentre alle loro spalle tutti trattenevano il fiato e qualcuno trovava anche il tempo per gettare occhiate furtive e preoccupate al mare.
Già due volte il mare aveva portato guai alla famiglia del governatore, e ognuno celava nascosto nel proprio cuore il timore che anche quella volta non sarebbe stato diverso, ma nel porto tranquillo c’erano solo navi commerciali e ricchi galeoni che avevano portato molti degli ospiti, mentre all’orizzonte non si vedeva niente.
Il sacerdote aveva cominciato la sua predica da appena un minuto e già la ragazza voleva che si sbrigasse, che pronunciasse le uniche parole che quel giorno voleva sentire.
Un’ansia strana, come quella che le lasciavano i sogni che faceva qualche anno prima, quando ancora aveva il doblone Azteco nascosto in un doppio fondo del suo cassetto, le attanagliava lo stomaco e le annebbiava la mente.
Non aveva mai avuto così tanta paura, neppure quando aveva visto con i suoi occhi quello che la strega del Woodoo sapeva fare veramente.
Fu persa in questi pensieri e sensazioni che sentì il sacerdote chiedere a Will se voleva prendere lei, Elisabeth Swann, come sua legittima sposa.
Abbassò gli occhi come una ragazzina timida che sta per abbandonare la vita di fanciulla per cominciare quella di donna, ma fu costretta a sollevarla nuovamente non appena sentì la risposta di Will.
“No!”
Un mormorio incomprensibile si alzò tra la folla, il governatore sembrava sul punto di svenire, mentre Elisabeth aveva solo la forza per guardare sconcertata l’uomo che era al suo fianco.
La bocca aperta, come un pesce che non capisce come ha fatto ad arenarsi e gli occhi che si stavano velocemente velando di lacrime.
Will era indifferente a tutto quello che gli accadeva intorno.
Guardava Elisabeth, ma non c’era traccia in lui di pentimento per quello che una sua semplice, piccola parola aveva scatenato.
“No, non intendo sposare una donna che non è neppure in grado di essermi fedele!”
Il silenzio cadde pesante come un macigno, dopo che tutti ebbero udito quelle parole.
Non solo Elisabeth era stata rifiutata all’altare, ma anche umiliata e disonorata.
Will lasciò la terrazza come se niente fosse successo, sfidando con gli occhi chiunque avesse avuto il coraggio di fermarlo.
Elisabeth era caduta sulle sue ginocchia e singhiozzava, mentre l’uomo che amava si allontanava senza mai voltarsi indietro.
Aveva gettato via tutto quello che aveva senza neppure rendersene conto, e adesso si ritrovava sola.
Di William Turner non si ebbero più notizie a Port Royal, per molto, moltissimo tempo.
Tutto quello che si sapeva di lui fu che se ne era andato via subito dopo aver abbandonato la sua promessa sull’altare.
Aveva lasciato indietro tutte le sue cose tranne una spada e il vestito che indossava, come se avesse voluto lasciarsi alle spalle il passato.
Elisabeth invece si chiuse nella sua stanza e a nulla valsero le suppliche del padre e delle sue dame di compagnia, non voleva vedere nessuno, non voleva che nessuno la vedesse.
Temeva quello che la brava gente di quella ridicola città avrebbe detto e pensato, per questo, dopo quasi un mese dal giorno del suo mancato matrimonio accettò la decisione di suo padre di farla tornare a Londra, accompagnata da Norrington, che era tornato a ricoprire la carica di Commodoro.
°°°
Tortuga rappresentava veramente la possibilità di una nuova vita.
Da quando la Compagnia delle Indie Orientali era stata smantellata dopo che il suo presidente era stato accusato di aver tramato contro il re e giustiziato per questo, tutti quelli che non volevano vivere secondo le regole, che desideravano solo poter scappare nell’immensità delle acque da tutto quello che li perseguitava, avevano trovato, ancora una volta, la via della pirateria.
L’isola non era mai stata così animata nelle altre volte che il giovane uomo dagli occhi tristi vi aveva messo piede.
Non beveva come molti di quelli che gli finivano addosso, sperando di trovare qualche moneta nelle tasche di quello che sembrava un novellino, nei suoi bei vestiti di seta, ma anche lui stava cercando qualcosa.
Un equipaggio.
Aveva i soldi per poterlo mettere insieme, e ancora gli sarebbero rimasti per poter comprare una nave con cui poter fare vela per terre lontane, se fosse ancora stato l’uomo che aveva lasciato la possibilità di una vita tranquilla alle sua spalle, ma non era più quel ragazzo ingenuo e fiducioso.
Era un pirata, se non per il suo passato e per le imprese compiute, almeno per il sangue che gli scorreva nelle vene.
In poco più di due giorni tutta Tortuga sapeva che un giovane capitano aveva acquistato la Black Flower, un veliero che una volta aveva fatto parte della regia marina di sua maestà serenissima il re di Spagna e che adesso era una delle navi pirata più conosciuta e temuta dei sette mari.
Solo altre due navi incutevano più timore negli animi degli uomini.
L’Olandese Volante e ovviamente la Perla Nera del capitano Jack Sparrow.
Ancora non erano cessati gli echi della battaglia che lo aveva visto impegnato contro il Diavolo dei mari, come era conosciuto David Jones, il capitano dell’Olandese.
La vittoria di Jack era stata schiacciante.
David era stato sconfitto per sempre, il suo equipaggio distrutto e la sua nave data alle fiamme.
Non le era stato concesso l’onore di riposare per l’eternità in fondo al mare.
Jack aveva voluto dare una lezione a tutti quelli che ancora credevano di poterlo sfidare.
Al suo fianco c’era stato il giovane Will Turner, che aveva vendicato il padre, liberandolo dalla schiavitù di un’esistenza infinita ai comandi di un mostro che una volta era stato umano, ma di Will nessun pirata aveva più sentito parlare da allora.
Lo stesso capitano stava reclutando una ciurma per poter salpare il più presto possibile.
Tutti quelli che erano abili nel combattere o che speravano di poter ottenere un posto a bordo della nave per altri servigi che potevano rendere se affannavano a tenere il proprio posto nella lunga coda che si era formata.
Uomini più o meno vecchi, più o meno abili sfilarono per ore davanti al Capitano, che stava immobile, in piedi dietro il tavolo su cui un uomo, un notabile, aveva posto i fogli che quei poveri diavoli avrebbero dovuto macchiare con una x in caso fossero stati scelti.
Il capitano si limitava ad annuire o negare con un cenno del capo.
Non fece mai udire la sua voce, ma tutti poterono vedere, anche se solo per pochi istanti, il tempo necessario per sistemarsi il mantello che una folata di vento aveva spostato, la decisione e la durezza del suo sguardo.
La vita ai suoi ordini non sarebbe stata facile, ma molti videro in quella determinazione una promessa di avere salva la vita, qualunque fossero state le circostanza che il capitano si fosse trovato ad affrontare.
Nessuno lo conosceva, ma tutti già lo amavano, con quella veemenza che solo un pirata può provare, ma che non gli impedirà di ammutinarti se solo fiuta che la cosa gli potrà essere vantaggiosa.
°°°
Jack era sul ponte della Perla.
La notte tranquilla e il mare calmo avevano conciliato il sonno ai marinai, ma non al capitano.
Da giorni ormai una strana sensazione lo accompagnava ad ogni ora del giorno e della notte.
Da quando aveva sconfitto David Jones, con l’innegabile aiuto di Will, da quando non aveva più un’idea fissa in mente, si era abbandonato ad un preoccupante senso di rimorso e rimpianto.
Rimpianto per non aver mai detto a Will che non era Elisabeth quella che voleva baciare, che non era mai stato innamorato di lei e rimorso per aver comunque ferito il ragazzo con un bacio che forse non sarebbe valso la pena dare.
Aveva capito dalla prima volta che i suoi occhi si erano riaperti sulla vita che il giovane sapeva. Lo aveva capito dai cambiamenti che aveva avuto nei suoi confronti e dal fatto che anche con Elisabeth non era più dolce e affettuoso come era stato una volta.
La sola a non essersi accorta di niente era stata la ragazza, che continuava a tenere un piedi in due staffe, anche se ormai i cavalli che aveva adocchiato avevano perso interesse in lei.
Sospirò e si chiese dove fosse adesso Will, il demone che infestava tutti i suoi sogni, l’angelo tentatore che lo seduceva ogni notte e che al mattino non era mai accanto a lui.
Sentiva nel profondo del cuore che non si era sposato con Elisabeth, ma il non avere certezze lo stava rendendo pazzo.
Doveva sapere che cosa stava succedendo, e c’era una sola persona che poteva dissolvere ogni dubbio.
Svegliò gli uomini gridando con tutto il fiato che aveva in gola.
Li voleva pronti in cinque minuti e fu quello che ottenne, ma questa volta non si nascose dietro il timone o in un angolo scuro.
Dopo aver impartito gli ordini e gridato la rotta da seguire prese il suo posto al timone.
L’equipaggio fu quasi sollevato nell’udire gli ordini.
Anche se la meta non era quella che si erano aspettati vedere che Jack aveva finalmente preso una decisione li faceva sentire più sicuri, li avvicinava al loro capitano e trasmetteva loro la sua presenza non solo fisica.
Entro due giorni avrebbero abbandonato le acque salate per risalire in fiume tortuoso e pieno di insidie, in mezzo al quale avrebbero trovato una casa su un albero.
La dimora della strega più potente che mai l’inferno avesse generato.
Il solo pensiero poteva far gelare il sangue nelle vene a tutti i marinai, ma la ciurma di Jack Sparrow aveva imparato a non disubbidire mai ad un ordine del capitano; pena la forca.
°°°
Il nuovo equipaggio fu pronto in una settimana.
Mozzi, cuochi, marinai esperti, nostromi e quant’altro, perfino un medico erano pronti a prendere il mare.
Il veliero non aveva bandiera, come ogni nave pirata degna di questo nome, e le sue vele erano blu scure, cupe.
Come era stato l’abito di un promesso sposo che non aveva mai sposato la donna che era stata con lui sull’altare.
Il capitano dette una rotta, che molti degli uomini presenti avevano già sentito, ma nessuno osò pronunciare ad alta voce la propria paura.
I più sciocchi si limitarono a fare gesti di scongiuro, non accadde altro, ma forse potevano essere capiti visto che la prima tappa del nuovo capitano sarebbe stata l’isola nella quale David Jones aveva nascosto il forziere contenente il suo cuore.
La terra fu avvistata dopo una settimana di navigazione, durante la quale gli uomini avevano avuto modo di guadagnare molto oro e vedere il loro capitano in azione.
Un veliero inglese si era trovato ad incrociare la loro rotta; una nave passeggeri che aveva perso la rotta dopo essere incappata in una tempesta.
A bordo c’erano stati anche molti soldati, che il capitano aveva passato a filo di spada, letteralmente, dimostrando la sua perizia nell’usa dell’arma bianca.
Aveva avuto ragione di due ufficiali senza il minimo sforzo, anche se gli inglesi lo avevano attaccato contemporaneamente.
La ricerca dell’isola era continuata con il cuore più leggere, e gli uomini avevano dimenticato le proprie paure, distraendosi con l’ammucchiare il dobloni ricavati.
L’isola era completamente abbandonata a se stessa, la vegetazione si stava spingendo ben oltre i luoghi in cui era arrivata ai tempi in cui il Diavolo dei mari l’aveva visitata.
Il capitano scese con tre uomini soltanto.
Si recò nel luogo esatto in cui era stato il forziere e scavò una buca tanto profonda che gli ci vollero ore per farla.
Ne uscì e si fermò sul bordo di essa, guardando il nulla che vi era racchiuso.
Dalla tasca estrasse solo un orecchino, d’argento, con dei piccoli pendenti alla sua estremità, delle perline dello stesso materiale che tintinnarono piano quando la mano che reggeva il monile fu sollevata tanto da portare l’oggetto all’altezza degli occhi del capitano.
Lo fissò per un minuto prima di lasciarlo cadere nella fossa e dare ordine ai suoi uomini di ricoprirla.
Non voleva più vedere quell’oggetto, che lo ricoprissero della terra più nera, che lo facessero ingoiare all’inferno.
Risalì sulla nave e quando anche gli altri tornarono fece rotta verso la sua nuova, vera, vita di pirata.
°°°
Il fiume era più lugubre dell’ultima volta che c’era stato.
La navigazione era resa difficile dal fango che rischiava di ingoiare lo scafo della piccola barca ogni volta che i suoi occupanti si muovevano cambiando, anche se impercettibilmente, la distribuzione del peso.
Finalmente la casa di Tia Alma apparve agli occhi di Jack che cominciava a diventare nervoso.
C’era voluto più tempo del previsto per arrivare a causa di un paio di velieri inglesi che avevano avuto la brillante idea di intralciare i suoi piani.
Era stato un vero e proprio massacro.
Jack aveva fatto vedere un lato della sua crudeltà che aveva cominciato ad emergere solo dopo il suo ritorno da un viaggio non preventivato nel mondo dei morti.
Non aveva avuto la minima pietà né per gli uomini né per le navi. Tutto quello che non era stato considerato utile o di valore era stato abbandonato al mare e ai suoi abitanti.
Lasciò la barca agli uomini che lo avevano accompagnato. Quella volta non sarebbero entrati tutti, solo Gibbs ebbe il permesso di accompagnarlo, e la cosa non entusiasmò l’uomo.
Era ancora troppo fresco il ricordo dell’ultima volta che era stato lì, quando aveva creduto che Jack fosse morto, inghiottito da Kracken insieme alla perla, e si era trovato davanti alla faccia Barbossa.
La porta della spelonca si aprì prima ancora che Jack avesse il tempo di toccare la maniglia e una voce di donna, che poteva sembrare pazza o ubriaca, dette loro il benvenuto.
“Ti stavo aspettando Jack. Sapevo che saresti tornato, ancora una volta, e ancora una volta non per quello che avrei voluto!”
La figura di Alma era sempre più inquietante.
L’immenso potere che abitava il suo corpo la stava lentamente divorando, ma la donna non sembrava curarsene.
Indicò ai due ospiti delle sedie e prese posto davanti a loro.
Centinaia di piccoli oggetti e cose fin troppo strane per essere descritte erano ammassate do ogni parte e la donna era compiaciuta dell’espressione di Gibbs quando i suoi occhi incontrarono quelli del suo animaletto da compagnia, un pitone bianchissimo o quando guardò con attenzione dentro un vaso di acqua torbida e vide che dentro c’erano decine e decine di lingue umane.
Quella volta tra loro non c’era spazio per le battute e Jack non sembrava neppure più lo stesso, con quell’espressione grave sul viso e la determinazione negli occhi.
Sembravano addirittura passati giorni dall’ultima volta che aveva portato una bottiglia di rum alle labbra.
“Tu non vuoi veramente sapere dov’è e che cosa sta facendo il giovane Signor Turner… perché lo sai già Jack!”
Gibbs guardò il capitano e la donna come se si fosse appena svegliato da un lungo sonno e vedesse uomini sconosciuti intorno a sé.
“Io devo sapere dov’è adesso. Devo sapere se posso ancora fargli capire che cosa è successo realmente…”
“Lui ti ha seppellito Jack, sotto metri di terra, nell’Isla de las Cruces. Il solo modo che hai per farlo ascoltare quello che hai da dire è costringerlo con la forza!”
Jack si portò inconsciamente una mano all’orecchio che fino a qualche mese prima aveva fatto da sostegno ad un lungo orecchino d’argento. Non ricordava il momento preciso in cui lo aveva perso, o lo aveva regalato completamente ubriaco, sapeva solo che quell’orecchino non era più al suo posto.
“Ma non sarà facile per te questa volta. Il destino ti ha concesso una nuova vita, ma non è detto che ti permetta con agilità di rimediare a tutto quello che hai fatto di sbagliato nella tua vita precedente. Tu sei un pirata Jack, ti sei sempre raccontato di esserlo, anche se in cuor tuo sapevi che il tuo animo era troppo tenero per poter competere con gente come Barbossa o David. Adesso devi dimostrare che ti sbagliavi, che sei un vero pirata, devi avere il coraggio di usare quella cattiveria che ti senti nascere dentro tutte le volte che perdi il controllo, quella cattiveria che è dettata dalla disperazione e che ha permesso alla tua anima di vivere all’inferno, per quel poco tempo che ci sei stato. Devi dimostrare di essere il più forte perché stai per trovarti davanti un nemico temibile che non ti saresti mai sognato di incontrare. Non è detto che tu vinca Jack, ma non è neppure ancora scritto il contrario…”
Cadde come in una sorta di trance dalla quale Jack sapeva non si sarebbe svegliata se non dopo ore ed ore.
Lasciò il suo pagamento, un grosso rubino color del sangue, sul tavolo accanto a lei e tornò verso la barca.
Un nuovo nemico dunque si stava preparando ad attaccarlo?
Sarebbe stato pronto.
Jack Sparrow aveva nuovamente un obiettivo, e questa volta non avrebbe permesso a niente e a nessuno di mettersi tra lui e quello che più desiderava al mondo.
Sfilò dalla cintura la bussola e la aprì aspettando che l’ago rosso si fermasse.
Sapeva dove andare.
La rotta fu comunicata al nostromo non appena lui e Gibbs furono tornati sulla nave.
°°°
Il Fiore, come ormai l’equipaggio chiamava il veliero, e a bassa voce anche il suo capitano, navigava in acqua francesi da qualche giorno.
I galeoni spagnoli avevano perso di interesse in quel periodo dell’anno, troppo pericoloso per loro trasportare carichi preziosi con il rischio di imbattersi in una tempesta nello stretto del Messico e perdere non solo la vita di decine di uomini, ma anche e soprattutto l’oro e l’argento proveniente dalle colonie.
I francesi invece sembravano sprezzanti del pericolo. Avevano perso molto denaro nel crollo della compagnia delle Indie e non essendo abili come gli inglesi e gli olandesi avevano deciso di rischiare il tutto per tutto e fare vela verso le ricche terre ancora sconosciute sfidando la forza degli uragani.
Ma se la fortuna poteva farli passare indenni nell’occhio di un uragano nulla poteva contro un capitano assetato di sangue, desideroso di dimenticare il dolore provato, un dolore di cui nessuna conosceva le profondità e le cause, con il dolore degli altri.
Il nostromo aveva avvistato il galeone con il tricolore e dato immediatamente l’avviso.
Non c’era voluto molto perché il capitano uscisse dalla sua cabina, vestito di seta nera, con i lunghi capelli sciolti sulle spalle.
Nessuno osò dire niente del suo aspetto insolitamente scomposto.
Lui non faceva mistero di preferire la compagnia di giovani bellissimi, a quella delle prostitute che potevano trovarsi in ogni porto, ma come la sua passione nasceva in fretta scemava alla stesa maniera, e nessuno dei suoi amanti era mai stato più importante di un galeone nemico.
°°°
“Nave a babordo, nave a babordo…”
Jack fu sul ponte in un istante, con i grandi occhi neri cerchiati di scuro e i capelli più scomposti del solito.
Non dormiva da giorni e tutto l’equipaggio lo sapeva, ma sapeva anche che se il capitano non fosse stato avvisato della presenza sulla rotta della Perla di una nave inglese sarebbero volate delle teste, molte.
“Preparatevi ad abbordare. State sotto vento e pronti a fare fuoco al mio segnale!”
“Volete affondarla Signore?”
Jack non riusciva a capire quando i membri del suo equipaggio avevano iniziato a non capire più la sua lingua.
Prima che potesse rispondere all’ovvietà di quella domanda il nostromo avvisò che la nave aveva appena issato bandiera bianca e si stava fermando, in posizione di resa.
Jack non riusciva a capire che cosa stesse succedendo, ma non dette l’ordine di disarmare i cannoni, non si fidava degli inglesi, e se conosceva un po’ delle rotte che attraversavano il mondo sapeva che quella nave arrivava da Londra.
“Che cosa dobbiamo fare capitano?”
Jack controllò velocemente la presenza della spada alla sua cintura passandoci sopra le dita, agli occhi di chiunque altro sarebbe sembrato un gesto naturale e del tutto casuale.
Le due navi si trovarono affiancate, dopo che il capitano del vascello inglese aveva gridato che volevano parlare con il Capitano della Perla Nera.
Jack aveva acconsentito e seguiva le operazione per tendere le passerelle di legno.
Tutto l’equipaggio della nave era sopraccoperta, ben schierato, con un ordine che solo gli inglesi potevano rispettare, ma neppure loro potevano fare niente per cancellare la paura che avevano nello sguardo.
Quando tutto fu pronto Una figura snella con lunghi capelli biondi passeggiò sulla passerella seguita da un uomo che sembrava disposto a sfidare tutto l’equipaggio della Perla se solo uno di loro si fosse mosso contro di lei.
Jack conosceva fin troppo bene quelle figure, più di una volta gli avevano rovinato la vita, e l’ultima volta che aveva avuto il piacere di avere la donna sulla Perla la sua nave era stata affondata e lui era stato mandato all’inferno.
Sperava solo che quel nuovo incontro avrebbe portato qualcosa di utile, altrimenti…i suoi uomini erano pronti a fare fuoco ad un suo cenno.
“Bene, bene. Vedo che alla fine sei tornato al primo fidanzato. Che fine ha fatto Will? Ti sei stancata di stare con il figlio di un pirata e ti sei decisa a sposare uno della tua stessa estrazione sociale? Uno che ha servito sotto un pirata e puzzava come i maiali con cui era abituato a dormire prima di rimettersi la sua bella parrucca da nobile senza macchia e senza paura?”
Elisabeth abbassò lo sguardo appena Jack ebbe nominato Will. Il rimorso per quello che aveva fatto, la vergogna per come era stata abbandonata all’altare, la consapevolezza che Jack sapeva che anche se era con Norrington in quel momento non era lui che amava, tutto serviva a farla crollare ancora, sprofondare in quella disperazione che non l’aveva più abbandonata dal giorno in cui Will era sparito. Non c’era più traccia in lei della giovane pronta a varcare i sette mari pur di scappare da una vita piena di regole che non poteva sopportare.
Adesso era contenta che ci fosse qualcuno a badare a lei, a decidere cosa dovesse o non dovesse fare, addirittura che cosa fosse più opportuno indossare per le varie occasioni a cui era chiamata a presenziare come moglie del Commodoro. Era una donna sconfitta che non aveva più sogni ed ideali, e Jack lo sapeva, per questo decise che avrebbe vissuto.
Per lei morire avrebbe significato una via di fuga, mentre il pirata voleva che ricordasse a lungo che tutto quello che le era accaduto se lo era cercato.
“Will…Will se ne è andato molto tempo fa! Nessuno sa dove sia, che cosa ne si sa stato di lui!”
“Ha avuto il buongusto di non sposarti alla fine mia cara, e come dargli torto? Ha sangue di pirata nelle vene. Come tutti noi non può sopportare l’idea di legare la sua vita per sempre ad una donna e alla terra ferma. Non che tu poi gli abbia dato un unico motivo per abbandonare il mare.
Lui sa bene che cosa hai fatto quel giorno sulla Perla. Sa che lo hai tradito, e non baciandomi, ma desiderandomi con tutta te stessa. La bussola non sbaglia in questo, non sbaglia mai!”
Le lacrime solcarono il viso della donna e guardando Jack non provò il minimo rimpianto per le parole appena pronunciate.
Elisabeth non significava niente per lui, ne aveva avuto la conferma. Niente nel profondo del suo essere era toccato dalla sua vista.
Will, solo Will gli importava della sua vecchia vita, oltre ovviamente la Perla, ma il posto della sua dama nel suo cuore non era mai stata messa in discussione.
“C’è…c’è un’altra cosa che devi sapere. Una voce che circola per i mari battuti dalle navi che hanno il coraggio di rivelare il paese d’origine!”
Jack non avrebbe voluto ascoltare una sola parola provenire dalla bocca del Commodoro, ma a quanto pareva non aveva altra scelta.
“C’è una nave, con le vele scure come il cielo notturno di fine estate, del suo capitano non si conosce il nome. Tutti lo chiamano il Fiore, o almeno quelli che lo hanno visto e che sono riusciti a tornare indietro e a parlarne. E’ tanto bello quanto spietato, ma nei suoi occhi castani c’è così tanto dolore che nessun uomo potrebbe sopportarlo senza perdere se stesso.
Lo chiamano il nuovo David Jones, temono che alla fine diventerà un mostro sanguinario come il pirata che hai sconfitto…”
La pausa che si prese fu troppo lunga per i gusti di Jack. Lui non aveva tempo da perdere con quelle sciocchezze, non era un nuovo nemico che stava cercando, anche se le parola di Alma gli risuonarono fastidiosamente nella testa, come se la donna fosse alle sue spalle e si divertisse a sussurrargliele nell’orecchio.
“Sono qui a nome delle Tre corone che governano queste acque!”
Jack si sarebbe messo a ridere se il Commodoro non fosse riuscito ad incuriosirlo.
“Le tre Maestà ti chiedono di fermare questa minaccia prima che si concretizzi. In cambio ti offrono la piena libertà. Non ci saranno più taglie sulla tua testa… potrai continuare la tua carriera di pirata almeno fino al giorno in cui qualcuno riuscirà ad ammazzarti!”
“Le loro tre graziose maestà sono così spaventate dall’eventualità che un nuovo David Jones faccia la sua comparsa da mettere da parte i loro odii pur di fermarlo? Tutto questo ovviamente non ha niente a che fare con il fatto che tutti e tre temono che uno degli altri possa arrivare a lui e trovare il suo prezzo così da poterlo comprare?”
Guardò il Commodoro con aria di sfida.
“Se non mi sbaglio voi inglesi avete una storia del genere nel vostro passato. La vostra illuminata regina vergine ha fatto una cosa del genere con Sir Drake se la memoria non mi inganna!”
“La minaccia riguarda tutti, anche voi pirati. Liberaci di lui Jack e sarai libero di continuare la tua ricerca, qualunque ne sia lo scopo, senza galeoni che ti intralceranno la rotta!”
Almeno una cosa era vera. Se un nuovo Diavolo fosse comparso sulla scena la sua minaccia avrebbe riguardato anche loro.
Da una parte sapeva di non poter perdere tempo con quella faccenda, ma ancora una volta la voce di Alma gli risuonò nella mente. Se la donna era così insistente la faccenda del nuovo Diavolo doveva in qualche modo essere legata alla sua ricerca!
Prima che il Commodoro potesse tornare alla carica, cercando altre parole per allettarlo dette la sua risposta affermativa.
“Puoi informare le loro maestà che accetto… ma non voglio vedere una sola nave battente bandiera conosciuta intralciare la mia rotta, o questa sorta di accordo tra di noi salta!”
Fece tornare i suoi indesiderati ospiti alla loro nave e si augurò di non doverli più incontrare; poi, una volta che il galeone si fu allontanato e che ebbe dato ordine di disarmare i cannoni si chiuse nella sua cabina e si concentrò sulla sua nuova missione. Desiderò con tutto se stesso trovare il nuovo diavolo, così da poter riprendere il più in fretta possibile la sua vera ricerca. Quando si sentì sicuro che fosse veramente ciò che desiderava il suo cuore aprì la bussola, ma l’ago rosso non si spostò dalla sua posizione originale, continuando a segnare la rotta che già la Perla stava seguendo.
°°°
Il vascello francese era a tiro, ci era finito senza neppure rendersene conto. Il silenzio che regnava sul Black Flower era irreale.
Il capitano era immobile, sul ponte, non un muscolo del suo corpo fremeva, anche se l’adrenalina ne agitava l’animo.
Era abituato a quei momenti, viveva per essi ormai.
L’attesa, quella parte che irritava il suo equipaggio lo eccitava quasi. Pregustare il sapore della vittoria, le grida di terrore dei suoi nemici. Ormai non riusciva più a capire come avesse fatto a vivere tanti anni sulla terraferma, negando a se stesso la verità.
Sollevò la mano lentamente, mantenendola immobile in aria per secondi che parvero durare interi anni, poi, con la stessa eleganza letale di un falco che plana sulla sua preda la fece ricadere lungo il fianco.
Fu allora che il mondo esplose in un boato di rumore e fumo.
I primi colpi andarono a segno senza che l’equipaggio francese si potesse rendere conto di quello che stava accadendo, quando lo seppero la loro condanna a morte era già stata firmata.
L’arrembaggio fu effettuato tra grida di terrore e di euforia. Nessuno del Fiore poteva dire che servire sotto il capitano triste fosse qualcosa di già visto e vissuto.
Tutto era imprevedibile con lui.
Fu il primo a toccare il ponte della nave e la sua lama brillò tra il fumo dei primi incendi che già si stavano propagando per la nave.
Nessuno aveva mia visto un pirata duellare come lui, tanta eleganza era sprecata nel corpo di un bucaniere che aveva venduto la sua anima ai fuochi dell’inferno.
Uccise più uomini di quanti se ne potessero contare nel trambusto che si era creato.
Chi ancora poteva cercava scampo nelle acque fredde, preferendo quella morte all’essere trapassati dalla lama di un pirata o feriti da una delle loro pistole.
Quando il ponte fu vischioso per il troppo sangue che lo imbrattava e la fredda aria del mattino fu satura del lezzo degli uomini che stavano morendo il capitano dette inizio al saccheggio vero e proprio.
Oro, monili di ogni tipo, che le puttane di Tortuga avrebbero accettato volentieri come pagamento per i loro servigi, vesti eleganti da vendere ai mercati a cifre da capogiro, tutto quello che poteva essere trasportato sulla nave senza essere di ostacolo alla sua navigazione fu imbarcato e immediatamente diviso. Tutto il resto sarebbe stato divorato dalle fiamme o si sarebbe inabissato con il relitto della nave.
Il fiore spariva all’orizzonte mentre l’altra nave, ormai priva dell’equipaggio prendeva una rotta decisa solo dai venti e dalle correnti.
Presto sarebbe sparita per sempre e la Francia avrebbe dovuto cancellare un altro nome dai suoi elenchi.
Gli uomini festeggiarono la vittoria a lungo quella notte, bevendo e cantando, facendo tutto il rumore che solo gli uomini liberi possono permettersi, ma il capitano non era con loro.
Quella sera il suo umore era peggiore del solito.
Si era chiuso nella sua cabina e tutti avevano capito che anche quella nuova passione, quel ragazzo dai bellissimi occhi azzurri che lo aveva attratto solo tre giorni prima si era già spenta.
Il giovane sarebbe stato lasciato nel prossimo porto che avrebbero toccato, sarebbe stato libero di continuare a vivere secondo i suoi desideri, avrebbe ricordato per sempre di aver scaldato il letto di uno degli uomini più misteriosi e affascinanti dei sette mari, ma non lo avrebbe più rivisto.
La candela solitamente accesa sulla finestra che dava sul mare aperto, che serviva ad illuminare la cabina e le sue carte, quella sera era spenta.
Il capitano era preda del dolore, ma il nuovo giorno era ancora lontano, e solo con il sole alto nel cielo gli uomini avrebbero saputo che cambiamento avrebbe portato quella nuova ondata di tristezza nell’animo del capitano. Fino ad allora non valeva la pena avvelenarsi nell’attesa.
Continuarono a bere e cantare, mentre nel buio una figura era rannicchiata a terra, gemente.
Si artigliava il petto, tanto che le sue unghie avevano finito per ferire la carne, come se il dolore fosse insopportabile e fosse preferibile strapparsi il petto dal cuore piuttosto che continuare a soffrire.
Tra le lacrime un nome era sussurrato, maledetto, implorato, amato.
Un solo nome perso tra il dolore e la disperazione della solitudine.
…Jack…
°°°
jack si svegliò di soprassalto, come se qualcuno lo avesse chiamato, una voce che conosceva ma che non riusciva a legare ad un volto.
Una voce piena di dolore e disperazione. Si passò una mano tra i capelli per scacciare quel che restava del sonno e della brutta sensazione che gli era rimasta addosso.
Non si meravigliò quando si rese conto che i suoi capelli erano zuppi di sudore.
Scostò le lenzuola che avevano imprigionato il suo corpo e si diresse verso un angolo dalla cabina, dove una brocca d’acqua dolce e una bacinella lo aspettavano. Si spruzzò sul viso l’acqua fredda e aspettò che calmasse i suoi nervi.
Per la prima volta in vita sua desiderò che Alma fosse sulla nave sebbene sapesse quanto pericoloso sarebbe stato avere una strega con i suoi poteri sulla Perla.
Era la sola che poteva spiegargli che cosa stava succedendo, ma era lontana miglia e miglia ormai.
Doveva fare da solo, doveva cercare di risolvere quella situazione e in mano aveva ben poco, solo una sensazione di malessere, una minaccia che stava rischiando di sorgere e un editto reale.
Uscì sul ponte, sperando che l’aria fredda della notte lo aiutasse a concentrarsi su altro.
Guardò i suoi uomini distesi ovunque, addormentati dal troppo rum e dalle chiacchiere da esso portate.
Li invidiò. Avrebbe dato qualunque cosa per tornare ad essere come loro, per abbandonare le responsabilità che la Perla gli aveva gettato addosso una volta che era tornata dalle profondità marine.
Avrebbe dato tutto quello che aveva per poter chiudere gli occhi e riposare, senza che incubi atroci lo tormentassero e il viso di Will, sofferente, lo perseguitasse accusandolo di qualcosa che non riusciva a comprendere.
Quelli erano i sogni che meno sopportava, quelli che minacciavano di farlo impazzire totalmente.
Sospirò e prese saldamente il timone. La bussola aperta davanti a sé gli indicava dove doveva andare.
°°°
La luce del sole filtrava tra le nuvole in un cielo invernale, dando al mondo una visione irreale della realtà.
Gli uomini che avevano fatto baldoria fino oltre l’alba giacevano scomposti sul ponte e in ogni angolo, ubriachi e ignari dello sguardo schifato del loro capitano. Neppure le cannonate sarebbero state in grado di svegliarli in quel momento.
Ancora per qualche ora erano al sicuro dall’ira dell’uomo che avevano deciso di seguire.
Una piccola scialuppa, con un uomo ai remi, e una quantità d’oro difficilmente immaginabile stava navigando in quelle acque fredde ma tranquille, verso il porto che si apriva davanti a loro.
Un altro dei suoi amanti lasciava Il Fiore senza rimpianto alcuno da parte del capitano.
Già non ricordava il nome di quel giovane biondo, né la sua storia.
Il dolore della notte precedente aveva lasciato come unico ricordo un colore più scuro nei suoi occhi.
Se erano stati nocciola quando aveva cominciato quel viaggio, caldi come cioccolata in inverno, adesso erano quasi del tutto neri, e la consapevolezza che qual colore altro non era che il riflesso di quello che stava accedendo alla sua anima lo spaventava, ma non sapeva che cosa fare per aiutare se stesso.
Prese il cannocchiale e osservò l’orizzonte.
Immense distese di acqua lo dividevano da tutto e tutti, ma ancora i suoi ricordi non lo volevano lasciare in pace.
Aveva messo migliaia di miglia tra lui e tutto quello che aveva conosciuto, ma non era riuscito a scappare a ciò che lo perseguitava.
Mentre pensava all’ironia della sorte vide una nave, al largo.
Rimase a fissarla mentre si faceva sempre più nitida grazie alla lente che aveva davanti a sé.
Non voleva attaccarla, non quella mattina, la sola cosa che lo incuriosiva era sapere che cosa ci facesse una nave inglese in quelle acque in quel periodo dell’anno.
La vide allontanarsi, seguendo la sua rotta, ignara di essere stata vista dal capitano del Black Flower, ignara del rischio che aveva corso.
Anche per quella volta un Commodoro si era salvato, ma sarebbe giunto il giorno in cui la regia marina inglese non avrebbe avuto più marinai per rimpiazzare quelli che lui avrebbe gettato all’inferno, con sommo piacere per giunta.
°°°
Quando l’equipaggio della Perla si svegliò tutti presero il loro posto senza azzardarsi ad aprire bocca. Lo sguardo negli occhi di Jack da solo bastava a far accapponare la pelle e dire che i suoi occhi erano fissi sulla rotta che la nave stava tenendo, non guardava nessuno in faccia, ma già tutti sapevano che era un avvertimento per ognuno. Non sarebbe stato tollerato nessun errore fino a che quella faccenda non fosse stata conclusa una volta per tutte.
Ci vollero ancora giorni e giorni di navigazione, la Perla stessa sembrava consapevole delle preoccupazioni che il suo capitano celava nel profondo del cuore e solcava il mare silenziosamente, senza perdonare mai nessun motivo di ritarso, che si trattasse di una secca, di una scialuppa in difficoltà o di una nave che intralciava la sua via senza averne intenzione. Tutto veniva spazzato via con furia, velocemente, e poi la rotta riprendeva e presto ci si dimenticava dei piccoli incidenti.
Fu così che una notte, con la luna brillante che crudelmente si prendeva gioco degli uomini, che fu avvistata una nave, le cui vele blu brillavano illuminate dall’astro traditore.
“Capitano, l’abbia trovata!”
°°°
“Nave a dritta capitano!”
L’uomo fu sul ponte in un lampo.
Una nave, di notte, non poteva portare buone notizie.
Prese il cannocchiale e lo indirizzò verso il punto indicato dall’uomo che aveva gridato la notizia.
Era vero, c’era una nave, la cui ombra era illuminata dalla luna.
Una nave dalla vele completamente nere e con l’equipaggio già schierato sul ponte e sottocoperta se ancora ricordava come erano abituati ad agire quegli uomini.
“Preparate i cannoni. Non mostrate mai il fianco, state attenti a non mettervi sotto vento. La Perla non perdona alcun tipo di errore.
L’equipaggio fu attraversato da un brivido al nome della nave che avevano davanti. Se quella era la Perla allora si sarebbero finalmente battuti contro un avversario degno di questo nome, e non tutti erano certi che il loro capitano sarebbe stato in grado di battere Jack Sparrow, colui che aveva cancellato dalla faccia della terra e dalla superficie dei sette mari David Jones.
°°°
“Capitano, i cannoni sono armati, siamo pronti a colpire al vostro segnale.” Gibbs non era così eccitato dal quando avevano sconfitto Jones. Non aveva più avuto modo da allora di vedere Jack in azione, ma sapeva che quella notte sarebbe stata ricordata a lungo.
Jack sentiva nell’aria che quella nave non sarebbe stata facile da abbordare e non solo per le storie che aveva sentito raccontare su di lei ed il suo capitano. Era qualcosa nell’aria che lo avvertiva, qualcosa di familiare e del tutto sconosciuto allo stesso tempo.
Doveva cancellare quella nave dalla sua strada se voleva trovare Will, ma mai come allora da quando aveva cominciato la ricerca, Will gli era sembrato più vicino.
La prima bordata colse Jack del tutto impreparato, ma la sorpresa durò poco. La nave avversaria non mostrava il fianco, ma non voleva dire che non poteva essere colpita con i cannoni posti a fianco della polena, una piccola modifica che aveva deciso di apportare una volta che era tornato dall’inferno, dove aveva avuto lunghi mesi per pensare.
°°°
“La bordata è andata a segno signore!”
gli uomini stavano già per esultare, ma il capitano non era convinto. Edra stato troppo facile.
Aveva sfruttato il fattore sorpresa e aveva messo a segno il primo colpo, ma se conosceva abbastanza la Perla sapeva che non poteva essere così facile.
La nave non aveva ancora cominciato le manovre per mettersi di fianco e rispondere al fuoco.
Ci doveva essere dell’altro, qualcosa che non conosceva, ma che sarebbe stata sicuramente dannosa per lui e la sua nave.
Il primo boato squarciò il silenzio che si era ricreato, e una palla di cannone sfondò lo scafo poco sopra la stiva.
Non riusciva a capire da dove fosse partito il colpo, che subito un altro lo seguì, facendo danno ancora maggiori.
“Virate, virate, togliamoci dalla linea del fuoco!”
Non aveva mai ordinato una ritirata, ma quella situazione era troppo pericolosa, non rischiava solo la vita dei suoi uomini, ma anche quella della nave.
Se un altro colpo di quella portata fosse andato a segno sarebbe stata la fine.
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“Stanno virando capitano, che cosa facciamo?”
“Gli andiamo dietro prima che prendano il largo. La Perla è la nave più veloce dei sette mari, non ce li possiamo far scappare!”
Doveva prendere il capitano. Lo voleva vivo, voleva sapere da lui che cosa stesse succedendo, se avesse notizie di ciò che stava disperatamente cercando.
Ancora una volta la voce di Alma aveva risuonato nella sua testa, mettendolo in guardia, spingendolo a non abbandonare quella caccia, ma come sempre non gli ave va spiegato il motivo per il quale avrebbe dovuto fare una cosa del genere.
Avrebbe inseguito quella dannata nave per tutti e sette i mari se questo fosse servito, e poi, non poteva certo perdonare chi aveva sparato addosso alla sua signora.
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“Ci inseguono. Che cosa dobbiamo fare capitano?”
Il capitano non sembrava sorpreso della nuova notizia.
“Tutta a babordo… lasciate andare il timone, usate l’ancora come leva. Giriamo su noi stessi, così saremo pronti a fare fuoco sulla Perla prima che loro abbiano il tempo di capire che cosa sta succedendo!”
Non si sarebbe fatto battere così facilmente, non avrebbe permesso a nessuno di ostacolare la sua strada.
Tutti gli uomini correvano per il ponte, con in mente solo gli ordini appena impartiti. Tutti tranne uno, un marinaio di vecchia data, che aveva servito sotto tutti i più grandi pirati che avessero mai posseduto una nave.
“Capitano… quella è la Perla. Forse dovremo semplicemente cercare di sfuggirle. Non è saggio sfidare il capitano Jack Sparrow!”
In quel momento il tempo parve fermarsi. Tutti si immobilizzarono; era la prima volta che qualcuno metteva apertamente in dubbio le azione del capitano.
“Capitano dobbiamo andarcene. Quello è l’uomo che è tornato dall’inferno e ha sconfitto David Jones, nessuno può sconfiggerlo!”
Il capitano osservava il timone che continuava a rollare su se stesso, aspettava solo il momento in cui la spinta sarebbe stata sufficiente per far ruotare la nave intorno all’ancora.
Sembrava non pensare ad altro, sembrava non essere neppure impensierito dalle parole che quel folle, terrorizzato a morte continuava a pronunciare.
Quando la nave cominciò a girare il capitano alzò gli occhi, ormai completamente neri su di lui.
°°°
Jack si rese conto di quello che stava succedendo quando ormai era troppo tardi per cambiare a sua volta rotta.
Dette ordine con tutto il fiato che aveva in gola affinché gli uomini si preparassero, che tutti gli addetti ai cannoni si tenessero pronti a fare fuoco, e i mozzi fossero sul posto per rifornire di munizioni e polvere da sparo tutte le armi in funzione.
Che si tenessero anche pronti per uno scontro corpo a corpo, quella notte il mare si sarebbe macchiato di rosso, quello ormai era un dato di fatto, c’era solo da stabilire di chi sarebbe stato il sangue.
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“E così tu ci suggerisci solo di scappare.”
Chiese muovendosi, lasciando il timone solo una volta che fu certo di essere arrivato dove voleva.
“Ci dici che non c’è nessuna speranza per noi che il nostro nemico è troppo forte essendo colui che ha sconfitto David Jones…”
I suoi occhi neri facevano spavento illuminati dalla luna. Era come se ogni forma di passata umanità fosse stata cancellata dalla sua persona.
“ascolta bene quello che ti dico. Noi combatteremo, perché Jack Sparrow non avrebbe potuto sconfiggere nessuno se non fosse stato strappato alla morte, se uomini completamente pazzi non avessero veleggiato verso il confine del mondo pur di riportarlo su questa maledetta terra. Io ero lì, io c’ero quando Jack ha riaperto gli occhi. Da solo non avrebbe potuto fare niente di quello che ha reso così famoso e temuto.
Io ho combattuto al suo fianco per cancellare dal mondo anche il ricordo di David Jones e salvare così un padre che in realtà non ho mai avuto la possibilità di conoscere veramente, ma che mi ha lasciato un permanente ricordo di sé sulla schiena!”
Detto questo fece brillare una piccola lama, fu questione di un istante prima che il metallo mordesse la gola del pazzo e che il suo corpo fosse mandato nelle profondità del mare.
Nessuno osò fiatare, ma tutti fissarono il capitano, molti di loro riconoscendo finalmente chi li aveva guidati fino ad allora.
°°°
Jack vide il cadavere cadere in acqua.
Dunque tra i suoi nemici non c’era molto accordo, forse questa consapevolezza poteva essere sfruttata a suo vantaggio.
Sapeva che inevitabilmente avrebbe subito perdite e che la sua signora sarebbe stata ferita, ma stava cercando il modo per limitare i danni il più possibile.
C’era solo un modo per farlo.
Un modo complicato, che richiedeva una grande abilità ed una dose di fortuna altrettanto grande.
Sperava che la sua buona stella non decidesse di abbandonarlo proprio quel giorno mentre spiegava il suo piano a Gibbs.
“Dobbiamo aprire una falla nel loro deposito delle munizioni. Quello era un galeone spagnolo, questo vuol dire che il nostro obiettivo si trova nella parte alta della stiva.
Dopo aver aperto lì una falla dobbiamo far saltare la polvere da sparo. Voglio uomini sul ponte con delle bottiglie incendiarie e pronti a sparare al mio comando. Che i nemici non riescano a capire chi di noi esploderà il colpo decisivo!”
Gibbs aveva ascoltato attentamente e anche se sapeva che il piano era complessa sapeva che era la sola speranza che avevano per portare a casa la pellaccia.
°°°
Le bordate furono esplose non appena il capitano ebbe dato l’ordine. Il fianco scoperto della Perla era un bersaglio troppo allettante.
Alle prima grida degli uomini di Jack tutti si dimenticarono della spiacevole visione di pochi istanti prima.
Quando ormai il capitano stava per dare il via all’attacco decisivo lo scafo fu scosso da un colpo, un solo colpo esploso con una precisione millimetrica.
La stiva era stata squarciata.
Fu allora che da dietro il parapetto della Perla emersero gli uomini che erano stati creduti erroneamente sotto coperta. Tutti avevano in mano una bottiglia piena di liquido infiammabile; lo straccio che fungeva da miccia acceso.
Le bottiglie furono lanciate e subito altre furono portate.
Il capitano muoveva lo sguardo da un angolo all’altro della nave per vedere quali erano i danni causati. Molte bottiglie finivano in acqua, ma quelle che raggiungevano il ponte esplodevano all’impatto facendo volare ovunque il liquido che contenevano, creando possibili ponti di innesco per le micce di quelle che venivano dopo.
Non riusciva a capire che cosa Jack stesse tentando di fare.
Lo sparo di una baionetta lo portò sulla giusta strada.
Fece appena in tempo a girarsi verso la stiva che un altro colpo e un’altra pioggia di bottiglie raggiunsero la sua nave.
Una bottiglia ancora accesa gli rotolò tra i piedi. Il fuoco alimentato da ogni goccia di liquido che ormai impregnava tutto il ponte.
Rotolò fino al foro della cannonata e cadde nella stiva esattamente verso i barilotti di polvere da sparo.
Ebbe solo il tempo per lanciarsi contro il parapetto che un boato di fuoco e fumo invase il ponte.
°°°
Jack non perse tempo a festeggiare la riuscita del suo piano. La Perla aveva gravi danni e troppi dei suoi uomini erano distesi sul ponte.
Dette immediatamente ordine agli uomini di prepararsi per l’arrembaggio.
Fu il primo a mettere la spada tra i denti e lanciarsi con una corda verso l’altra nave.
Approfittare del fumo che ancora non si era dissolto era un ottima cosa da fare.
I sopravvissuti del Fiore non riuscivano a vedere niente e furono grati quando il fumo cominciò a diradarsi, ma quello che videro allora fece loro rimpiangere la fitta cappa.
Tutto l’equipaggio della Perla era sul ponte e aveva già cominciato ad attaccare.
“Lasciatemi il capitano. Tutti gli altri sono vostri!”
Jack era stato estremamente chiaro nella sua condanna.
Una lama balenò dal niente e si posò sul collo di Jack.
“E cosa ti fa credere che sia così facile sconfiggermi?”
Jack aveva portato la mano alla spada appena aveva sentito la manaccia ma a quel punto, con il suono di quella voce ancora nelle orecchie tutto quello che poté fare fu lasciarla quasi cadere lungo il fianco. Conosceva quella voce. Sapeva chi era il capitano del Fiore, ma non poteva credere che fosse vero.
“Cosa ti fa credere che mi arrenda a te con tanta facilità?”
Si avvicinò più a lui, portando quasi il suo petto ad aderire alla schiena di Jack. Fu allora che il capitano della perla si voltò su se stesso, prendendolo completamente di sorpresa e riuscendo anche a sguainare la spada. I fili delle due spade si baciavano come amanti bramosi di sangue.
Jack fissò lo sguardo in quello dell’altro e ciò che vide gli fece gelare il sangue nelle vene. I suoi occhi, solitamente caldi erano di un nero profondo, anche se illuminati dalla luna.
Così neri che anche le tenebre dell’inferno sarebbero state in imbarazzo davanti a loro.
Fu in quel momento che la voce di Alma fu sostituita da un’altra, altrettanto conosciuta e grandemente odiata.
David Jones stava ridendo dall’inferno in cui lo aveva mandato. Stava ridendo di gusto perché la sua vendetta era finalmente compiuta. Il grande amore di Jack Sparrow era perduto per sempre, anche lui trasformato in un essere senza facoltà di amare.
Un mostro che niente aveva di umano e che Jack sarebbe stato costretto ad uccidere per la salvezza di tutti.
Il capitano Sparrow scosse la testa, mentre intorno a lui tutto si tingeva di rosso.
No, non poteva essere vero, non poteva essere successo realmente. David non poteva vincere, non quella volta, non quando in gioco c’era qualcosa di così importante.
“Will…”
un sussurro appena, qualcosa che nessun altro sulla nave udì.
“William, io sono William per tutti quelli che hanno scaldato il mio letto. Per i miei nemici invece non ho nome, ma tu Jack, per te io non devo esser assolutamente niente, anche se so di doverti tutto.
Tu mi hai creato, tu mi hai dato la possibilità di liberarmi di tutte le menzogne che hanno formato la mia vita passata. Grazie a te so che questo è ciò che sono nato per essere. Grazie a tutto il male che mi hai fatto so che non c’è posto per l’amore nella mia vita!”
Jack smise di disperarsi quando l’eco delle sue ultime parole si spense.
Non aveva tempo per l’autocommiserazione, in quel momento Will era tutto ciò a cui doveva pensare.
“Nella vita di ognuno c’è posto per l’amore. Nella tua più che in quella di molti uomini che ho avuto modo di conoscere”
Will cominciò l’attacco e Jack non poté fare altro che tentare di parare i colpi dell’altro.
Non aveva mia visto nessuno combattere con tanta furia. Neppure il più fiero dei suoi nemici si era mai avventato su di lui con tanta furia, ma Will sembrava intenzionato a reclamare la sua vita o morire nel tentativo di averla.
“Elisabeth ti ha amato!”
I colpi aumentarono di intensità.
Jack capì che se voleva salvarsi la vita doveva cominciare ad attaccare a sua volta.
“No. Non osare nominare quella puttana. Avrei dovuto tagliarle la gola quando l’ho vista avvinghiata a te…”
“Quello che ha fatto con me non aveva niente a che vedere con quello che provava per te, ma posso capire la tua rabbia, vedere la tua donna baciare un altro…”
“Stai zitto. Stai zitto!”
Cominciò a menare colpi alla cieca.
Una furia disumana colse il suo corpo. Jack vide nei suoi movimenti quelli che erano stati di David. Seppe che il corpo dell’uomo che amava era posseduto dal suo peggior nemico, ma non sapeva che cosa fare per cambiare le cose.
“devi stare zitto. Tu non sai assolutamente niente di quello che ho provato. Tu non sai che cosa vuol dire vedere l’uomo che si ama avvinghiato a quella che dovrebbe essere la tua fidanzata e sapere, sapere con certezza che non esiste possibilità in questo mondo che quell’uomo possa guardare te nello stesso modo in cui guardava lei, anche quando sapeva che lei lo stava tradendo, che stava vendendo la sua vita per salvare quella degli altri!”
Nell’udire quelle parole, nel sentire che era sua la colpa di tutto il dolore che l’altro stava provando improvvisamente seppe che cosa doveva fare.
Mentre Will attaccava senza prestare attenzione a quello che succedeva intorno a lui Jack parlò ancora una volta.
“Se non ti importa di lei, se non ti importa di nessun altro nella tua vita Will pensa ad una cosa soltanto… Io ti amo!”
Fece cadere la spada invece di parare il colpo che mirava diritto al suo addome.
La lama ferì la carne, immergendosi in essa, strappandogli un gemito di dolore, mentre un rivo di sangue gli macchiò un angolo della bocca.
Will rimase immobile, mentre guardava il corpo di Jack accasciarsi a terra, mischiare il suo sangue a quello che già macchiava il ponte.
Alzò le mani solo per vederle sporche del sangue dell’uomo che aveva generato tutto il dolore che alla fine era arrivato ad uccidere la sua anima, ma non provò gioia nel vederlo, non provò gioia nel vedere il suo corpo a terra.
Tutto quello che provò fu una terribile sensazione di vuoto. Un nuovo tipo di dolore si impadronì di lui, un dolore nuovamente umano.
Gridò appena Will riprese possesso del suo corpo. Gridò con tutto il fiato che aveva in gola prima di inginocchiarsi accanto a lui e prenderlo tra le braccia. Cominciò a muoversi avanti e indietro, con Jack stretto al petto, piangendo come un bambino che non riesce a svegliare le persone che ama.
Tutti sul quel ponte poterono sentire un altro grido. Un grido remoto, pieno di rabbia. Un grido di dolore e disperazione. Un grido di sconfitta questa volta completa e definitiva.
Il grido di David Jones proveniente dall’inferno.
Jack aprì gli occhi stancamente, la perdita di sangue lo rendeva debole, assonnato, ma la presenza di Will lo tratteneva su quel piano, impedendogli di lasciarsi andare.
“Jack. Jack resta con me ti prego. Stai con me… io… io non posso…non posso perderti un’altra volta!”
Il sole sorse su quel giorno di sangue nel momento esatto in cui Will aveva finito di pronunciare quelle parole.
Un sole appena nato che illuminò il suo viso, mostrando i suoi occhi.
Il nero stava velocemente sparendo, per lasciare il posto al castana che li aveva caratterizzati una volta, prima che tutta quella storia cominciasse.
Strinse ancora di più Jack una volta che ebbe nuovamente la sua umanità, la sua facoltà di amare.
“Non farmi questo… non lasciarmi solo Jack!”
Prima che potesse fare o dire qualunque altra cosa Gibbs e altri due uomini dell’equipaggio glielo strapparono dalle braccia, portandolo verso la Perla.
Poco dopo anche lui vu sollevato da terra da braccia possenti che lo portarono vero l’altra nave. Se solo fosse stato cosciente di quello che lo circondava si sarebbe reso conto che Il Fiore stava affondando. I danni erano stati più gravi di quello che aveva pensato all’inizio.
°°°
Ancora una volta la Perla lo accolse, aprendo le sue braccia come una madre e dandogli il bentornato a casa.
Fu rinchiuso in una delle celle sottocoperta mentre i medici lavoravano su Jack. Non aveva bisogno che altri gli dicessero che le sue condizioni erano almeno gravi se non disperate.
Aspettò ore, e poi, forse giorni.
Non vide nessuno per tutto quel tempo, Nessuno si preoccupò di portare da bere o da mangiare al prigioniero, ma la cosa che rischiava di farlo impazzire era non avere la minima notizia di quello che stava succedendo nella cabina del capitano.
Furono giorni dopo il suo arresto che qualcuno finalmente si decise a scendere da lui.
Riconobbe i passi di Gibbs prima ancora di vederne la figura.
“Sei fortunato…”
Si fermò davanti alla cella e solo allora si rese conto di chi fosse in realtà il prigioniero.
Adesso capiva perchè la prima cosa che Jack aveva chiesto dopo aver ripreso i sensi era stata di vederlo.
Aveva dato ardine a tutti di lasciare la sua cabina e a lui di portarlo immediatamente lì.
“Il capitano sta bene e vuole vederti! Prima di perdere i sensi aveva anche dato rodine che nessuno osasse toccarti… credo che sia inutile dirti quello che sarebbe successo se lui non si fosse svegliato!”
Non era tenuto a dargli quel tipo di informazioni, era ancora un prigioniero, ma ai suoi occhi quello che era chiuso in gabbia era il giovane Will Turner, il figlio di Sputafuoco Bill, uno di loro.
La cabina di Jack era come la ricordava, anche se l’aveva vista solo poche volte. Una fievole luce entrava dalla piccola finestra. Jack era pallido, ma sembrava stare abbastanza bene.
La seta che lo circondava lo rendeva agli occhi di Will uno di quei signori di terre lontane di cui aveva letto nei libri quando era un ragazzino.
I lunghi capelli neri incorniciavano il suo viso, rendendolo ancora più bello di quanto probabilmente fosse in realtà.
Tutto quello che Will avrebbe voluto fare in quel momento sarebbe stato correre ad abbracciarlo, ma sapeva anche che era solo colpa sua se jack era a letto.
Vedeva le bende emergere dal bianco della camicia che indossava per riposare.
“Avvicinati!”
Fu grato a Jack per aver rotto il silenzio che rischiava di schiacciarli.
Fece quello che gli era stato chiesto? Ordinato? Non poteva rispondere a quella domanda, Non aveva né tempo né voglia per indagare.
Prese tra le sue la mano che gli veniva porta e si sedette sul letto. Non aveva il coraggio di guardarlo negli occhi dunque fissò lo sguardo sul complicato disegno del tappeto che aveva sotto i piedi.
“Non sono abituato a fare quello che sto per fare dunque ascolta bene e non interrompermi.
Ti chiedo scusa per quello che è successo allora sul ponte della Perla. Ti chiedo scusa per la mia codardia, per non aver mai avuto il coraggio di ammettere, neppure a me stesso che era te che avrei voluto baciare e ti ripeto adesso quello che ho detto sulla tua nave.
Io ti amo. Non posso prometterti che sarà sempre facile per te Will se accetterai di stare con me, di prendere il posto che ti spetta di diritto sulla Perla.
Dovrai essere un marinaio, un pirata come tutti gli altri di giorno, nessuno dovrà mai arrivare a dire che faccio favoritismi che ti tratto meglio degli altri solo perché sei il mio compagno.
Ci saranno ancora donne che vorranno prendermi a schiaffi tutte le volte che mi vedranno nei loro quartieri, ma ancora tu sarai il solo per me se accetti adesso di legare la tua vita alla Perla!”
Will aveva sperato di poter sentire un giorno quelle parole, ma non sapeva se era in grado di fare quello che Jack gli chiedeva, non dopo tutto quello che era successo negli ultimi mesi.
Non dopo tutti gli uomini che avevano scaldato il suo letto e che adesso non lo facevano sentire all’altezza dell’amore di Jack, non dopo la ferita che gli aveva inferto e che lo aveva fatto quasi morire.
“Io...io non so…”
“Non pensare a quello che puoi o non puoi fare. Pensa solo a quello che vuoi veramente.
Se guardandomi negli occhi sei in grado di dire che te ne vuoi andare da qui farò in modo che venga messa in mare una scialuppa per te, ma devi dirlo guardandomi; altrimenti resterai qui e prenderai il posto di tuo padre sul ponte. Dimenticherai di essere stato mai chiamato Mastro Turner e diventerai un Pirata. Diventerai il mio amante e dimenticherai per sempre tutti quelli che ci sono stati prima di me. Tutti Will!”
Sapeva di essere in trappola.
Non avrebbe mai avuto la forza per mentire a Jack addirittura guardandolo negli occhi.
“Loro… loro non mi hanno mai avuto… mai!”
Doveva dirglielo, anche se era stato imbarazzante doveva far sapere a Jack come erano andate le cose.
Allungò la mano che non era ancora intrappolata tra quelle di Will e gli passò due dita sotto il mento. Gli fece sollevare il viso e prima che Will potesse capire che cosa stava per succedere lo baciò
Si impossessò della sua bocca, pretese che aprisse le labbra per lui, che gli concedesse libero accesso al suo sapore senza battere ciglio, senza protestare e Will lo fece.
Si baciarono a lungo, si esplorarono e conobbero e per la prima volta will conobbe la differenza che esisteva nel baciare qualcuno unito a noi solo dalla passione del momento o dall’abitudine e la persona che si ama veramente.
Jack fu il primo ad interrompere il bacio.
La ferita cominciava a tirare. Stava chiedendo troppo al suo corpo ferito, ma lo sguardo che aveva negli occhi prometteva l’inferno e il paradiso per Will e Will avrebbe accettato tutto quello che l’altro aveva in mente.
Quella era la sua casa, e finalmente, dopo anni era riuscito a capirlo, solo un istante prima di perdere tutto.
La Perla li cullava dolcemente mentre il cielo si faceva sempre più scuro.
“La senti Will? La Perla, la mia signora ti sta dando il benvenuto. Sei stato crudele con lei, le hai fatto del male, ma ti ha perdonato. Adesso sei il nostro amante Will. Mio e di questa bella dama. Nessuno di noi due ti permetterà mai di lasciarci!”
Jack si distese meglio tra i cuscini e fece cenno a Will di sdraiarsi accanto a lui.
Poteva vedere nei suoi occhi quanto stanco fosse, e sapeva che non era facile riposare in una cella, qualunque essa fosse.
Si abbracciarono, come due uomini abituati da lungo tempo a dividere tanta intimità.
“Non vi lascio Jack. Non vi lascerò mai. Non poteri neppure se lo volessi. Tu sei tutto quello che ho sempre cercato. Tu sei tutto quello che voglio. Ringrazio solo il cielo di averlo capito prima che fosse realmente troppo tardi!”
Si addormentarono uno tra le braccia dell’altro.
Per il resto ci sarebbe stato tempo dopo.
Per l’amore e la passione avevano tutto il tempo del mondo.
La sola cosa che importava in quell’istante era che fossero finalmente insieme.
Jack si rese conto mentre ascoltava il respiro regolare dell’altro che non aveva sentito la voce di Alma da quando Will era entrato nella sua cabina.
Ancora una volta aveva vinto la sua battaglia contro tutti quelli che aveva più di una buona ragione per avercela con lui, e per una volta aveva vinto in una partita in cui la posta in gioco era stata altissima.
Che David Jones bruciasse all’inferno con tutti i suoi dannati uomini, che tutti sapessero che nessuno poteva toccare Will Turner e pensare di passarla liscia.
Era suo.
Suo e lui avrebbe fatto tutto quello che era in suo possesso per tenerlo al sicuro, e se non fosse bastato il suo intervento ci sarebbe sempre stata la Perla.
La nera signora dei mari, colei alla quale nessuno poteva resistere.
La loro storia sarebbe stata narrata nei secoli in futuri.
Tutti avrebbero conosciuto le avventure di Jack Sparrow e Will Turner. Tutti avrebbero pronunciato i loro nomi con rispetto e parlato del loro amore con invidia.
La storia narra ancora che il giorno in cui le loro vite giunsero alla fine, anni ed anni dopo il giorno in cui si erano ritrovati, la Perla sparì nelle profondità marine, nascondendo e vegliando per l’eternità i loro corpi senza vita.
C’è chi dice che prima o poi la Signora dei mari tornerà in superficie, con il suo capitano al timone e Will Turner al suo fianco. Alla fine dei tempi, quando tutto il mondo sarà ancora una volta dominato dalle acque.
FINE
Centinaia di persone agghindate ed esageratamente profumate aspettavano l’arrivo degli sposi sulla grande terrazza della villa del Governatore.
Tutto era stato preparato affinché fosse perfetto, niente doveva rovinare il giorno più bello della vita della giovane Elisabeth, niente doveva accadere quella volta.
Alla fine della giornata la giovane sarebbe stata la moglie di William Turner, con buona pace del padre e di tutti quelli che non riuscivano ancora a capire perché la figlia di un governatore dovesse rovinarsi la vita unendosi in matrimonio con il garzone del maniscalco, un giovane il cui vero padre si era rivelato essere un Pirata che aveva prestato servizio sulla Perla Nera, sotto gli ordini di Jack Sparrow.
La giovane sposa aspettava nella sua stanza che la sua cameriera la avvertisse dell’arrivo di Will.
Già una volta lo aveva preceduto, e tutto era andato terribilmente storto. Il suo abito bianco, se possibile ancora più bello di quello precedente era finemente lavorato con ricami d’argento e perle, il velo era leggiadramente appoggiato sulla testa perfettamente acconciata e tenuto con dei fermagli di madreperla. Non c’era mai stata in tutta Port Royal una giovane sposa più bella e raggiante di lei.
Mentre si stava ancora guardando allo specchio la cameriera entrò di corsa, rossa in viso non solo per la corsa lungo le scale.
Will era finalmente giunto.
La giovane lasciò la stanza che l’aveva vista fanciulla e con passo elegante raggiunse la terrazza.
Tutti gli occhi furono rivolti su di lei, ma Elisabeth non se ne curava, lei poteva soltanto guardare il suo promesso sposo.
Will aveva i lunghi capelli, che non aveva voluto tagliare da quando aveva raggiunto i confini del mondo per portare indietro Jack, tenuti in una coda morbida da una nastro di seta nera.
Indossava una ricca camicia bianca, con maniche e bavero perfettamente lavorati coperta da una giacca blu come la notte, di velluto.
Elisabeth non lo aveva mai visto più bello e ringraziava il cielo di non aver commesso l’errore di lasciarlo andare per seguire un sogno impossibile con Jack, anche se sapeva che in fondo al suo cuore il pirata sarebbe stato sempre il suo segreto inconfessabile.
Scacciò il ricordo del bacio che si erano scambiati sulla Perla prima che lei lo tradisse in modo così vile da far ribrezzo anche a se stessa.
Will le sorrise dolcemente mentre avanzava e lei ricambiò il sorriso.
Anche Will era un pirata in fin dei conti e la sola cosa importante per Elisabeth Swann era quella di non ritrovarsi a sposare un uomo qualunque, normale, come quelli che suo padre avrebbe trovato perfetti.
Entrambi i giovani erano fermi davanti al sacerdote, mentre alle loro spalle tutti trattenevano il fiato e qualcuno trovava anche il tempo per gettare occhiate furtive e preoccupate al mare.
Già due volte il mare aveva portato guai alla famiglia del governatore, e ognuno celava nascosto nel proprio cuore il timore che anche quella volta non sarebbe stato diverso, ma nel porto tranquillo c’erano solo navi commerciali e ricchi galeoni che avevano portato molti degli ospiti, mentre all’orizzonte non si vedeva niente.
Il sacerdote aveva cominciato la sua predica da appena un minuto e già la ragazza voleva che si sbrigasse, che pronunciasse le uniche parole che quel giorno voleva sentire.
Un’ansia strana, come quella che le lasciavano i sogni che faceva qualche anno prima, quando ancora aveva il doblone Azteco nascosto in un doppio fondo del suo cassetto, le attanagliava lo stomaco e le annebbiava la mente.
Non aveva mai avuto così tanta paura, neppure quando aveva visto con i suoi occhi quello che la strega del Woodoo sapeva fare veramente.
Fu persa in questi pensieri e sensazioni che sentì il sacerdote chiedere a Will se voleva prendere lei, Elisabeth Swann, come sua legittima sposa.
Abbassò gli occhi come una ragazzina timida che sta per abbandonare la vita di fanciulla per cominciare quella di donna, ma fu costretta a sollevarla nuovamente non appena sentì la risposta di Will.
“No!”
Un mormorio incomprensibile si alzò tra la folla, il governatore sembrava sul punto di svenire, mentre Elisabeth aveva solo la forza per guardare sconcertata l’uomo che era al suo fianco.
La bocca aperta, come un pesce che non capisce come ha fatto ad arenarsi e gli occhi che si stavano velocemente velando di lacrime.
Will era indifferente a tutto quello che gli accadeva intorno.
Guardava Elisabeth, ma non c’era traccia in lui di pentimento per quello che una sua semplice, piccola parola aveva scatenato.
“No, non intendo sposare una donna che non è neppure in grado di essermi fedele!”
Il silenzio cadde pesante come un macigno, dopo che tutti ebbero udito quelle parole.
Non solo Elisabeth era stata rifiutata all’altare, ma anche umiliata e disonorata.
Will lasciò la terrazza come se niente fosse successo, sfidando con gli occhi chiunque avesse avuto il coraggio di fermarlo.
Elisabeth era caduta sulle sue ginocchia e singhiozzava, mentre l’uomo che amava si allontanava senza mai voltarsi indietro.
Aveva gettato via tutto quello che aveva senza neppure rendersene conto, e adesso si ritrovava sola.
Di William Turner non si ebbero più notizie a Port Royal, per molto, moltissimo tempo.
Tutto quello che si sapeva di lui fu che se ne era andato via subito dopo aver abbandonato la sua promessa sull’altare.
Aveva lasciato indietro tutte le sue cose tranne una spada e il vestito che indossava, come se avesse voluto lasciarsi alle spalle il passato.
Elisabeth invece si chiuse nella sua stanza e a nulla valsero le suppliche del padre e delle sue dame di compagnia, non voleva vedere nessuno, non voleva che nessuno la vedesse.
Temeva quello che la brava gente di quella ridicola città avrebbe detto e pensato, per questo, dopo quasi un mese dal giorno del suo mancato matrimonio accettò la decisione di suo padre di farla tornare a Londra, accompagnata da Norrington, che era tornato a ricoprire la carica di Commodoro.
°°°
Tortuga rappresentava veramente la possibilità di una nuova vita.
Da quando la Compagnia delle Indie Orientali era stata smantellata dopo che il suo presidente era stato accusato di aver tramato contro il re e giustiziato per questo, tutti quelli che non volevano vivere secondo le regole, che desideravano solo poter scappare nell’immensità delle acque da tutto quello che li perseguitava, avevano trovato, ancora una volta, la via della pirateria.
L’isola non era mai stata così animata nelle altre volte che il giovane uomo dagli occhi tristi vi aveva messo piede.
Non beveva come molti di quelli che gli finivano addosso, sperando di trovare qualche moneta nelle tasche di quello che sembrava un novellino, nei suoi bei vestiti di seta, ma anche lui stava cercando qualcosa.
Un equipaggio.
Aveva i soldi per poterlo mettere insieme, e ancora gli sarebbero rimasti per poter comprare una nave con cui poter fare vela per terre lontane, se fosse ancora stato l’uomo che aveva lasciato la possibilità di una vita tranquilla alle sua spalle, ma non era più quel ragazzo ingenuo e fiducioso.
Era un pirata, se non per il suo passato e per le imprese compiute, almeno per il sangue che gli scorreva nelle vene.
In poco più di due giorni tutta Tortuga sapeva che un giovane capitano aveva acquistato la Black Flower, un veliero che una volta aveva fatto parte della regia marina di sua maestà serenissima il re di Spagna e che adesso era una delle navi pirata più conosciuta e temuta dei sette mari.
Solo altre due navi incutevano più timore negli animi degli uomini.
L’Olandese Volante e ovviamente la Perla Nera del capitano Jack Sparrow.
Ancora non erano cessati gli echi della battaglia che lo aveva visto impegnato contro il Diavolo dei mari, come era conosciuto David Jones, il capitano dell’Olandese.
La vittoria di Jack era stata schiacciante.
David era stato sconfitto per sempre, il suo equipaggio distrutto e la sua nave data alle fiamme.
Non le era stato concesso l’onore di riposare per l’eternità in fondo al mare.
Jack aveva voluto dare una lezione a tutti quelli che ancora credevano di poterlo sfidare.
Al suo fianco c’era stato il giovane Will Turner, che aveva vendicato il padre, liberandolo dalla schiavitù di un’esistenza infinita ai comandi di un mostro che una volta era stato umano, ma di Will nessun pirata aveva più sentito parlare da allora.
Lo stesso capitano stava reclutando una ciurma per poter salpare il più presto possibile.
Tutti quelli che erano abili nel combattere o che speravano di poter ottenere un posto a bordo della nave per altri servigi che potevano rendere se affannavano a tenere il proprio posto nella lunga coda che si era formata.
Uomini più o meno vecchi, più o meno abili sfilarono per ore davanti al Capitano, che stava immobile, in piedi dietro il tavolo su cui un uomo, un notabile, aveva posto i fogli che quei poveri diavoli avrebbero dovuto macchiare con una x in caso fossero stati scelti.
Il capitano si limitava ad annuire o negare con un cenno del capo.
Non fece mai udire la sua voce, ma tutti poterono vedere, anche se solo per pochi istanti, il tempo necessario per sistemarsi il mantello che una folata di vento aveva spostato, la decisione e la durezza del suo sguardo.
La vita ai suoi ordini non sarebbe stata facile, ma molti videro in quella determinazione una promessa di avere salva la vita, qualunque fossero state le circostanza che il capitano si fosse trovato ad affrontare.
Nessuno lo conosceva, ma tutti già lo amavano, con quella veemenza che solo un pirata può provare, ma che non gli impedirà di ammutinarti se solo fiuta che la cosa gli potrà essere vantaggiosa.
°°°
Jack era sul ponte della Perla.
La notte tranquilla e il mare calmo avevano conciliato il sonno ai marinai, ma non al capitano.
Da giorni ormai una strana sensazione lo accompagnava ad ogni ora del giorno e della notte.
Da quando aveva sconfitto David Jones, con l’innegabile aiuto di Will, da quando non aveva più un’idea fissa in mente, si era abbandonato ad un preoccupante senso di rimorso e rimpianto.
Rimpianto per non aver mai detto a Will che non era Elisabeth quella che voleva baciare, che non era mai stato innamorato di lei e rimorso per aver comunque ferito il ragazzo con un bacio che forse non sarebbe valso la pena dare.
Aveva capito dalla prima volta che i suoi occhi si erano riaperti sulla vita che il giovane sapeva. Lo aveva capito dai cambiamenti che aveva avuto nei suoi confronti e dal fatto che anche con Elisabeth non era più dolce e affettuoso come era stato una volta.
La sola a non essersi accorta di niente era stata la ragazza, che continuava a tenere un piedi in due staffe, anche se ormai i cavalli che aveva adocchiato avevano perso interesse in lei.
Sospirò e si chiese dove fosse adesso Will, il demone che infestava tutti i suoi sogni, l’angelo tentatore che lo seduceva ogni notte e che al mattino non era mai accanto a lui.
Sentiva nel profondo del cuore che non si era sposato con Elisabeth, ma il non avere certezze lo stava rendendo pazzo.
Doveva sapere che cosa stava succedendo, e c’era una sola persona che poteva dissolvere ogni dubbio.
Svegliò gli uomini gridando con tutto il fiato che aveva in gola.
Li voleva pronti in cinque minuti e fu quello che ottenne, ma questa volta non si nascose dietro il timone o in un angolo scuro.
Dopo aver impartito gli ordini e gridato la rotta da seguire prese il suo posto al timone.
L’equipaggio fu quasi sollevato nell’udire gli ordini.
Anche se la meta non era quella che si erano aspettati vedere che Jack aveva finalmente preso una decisione li faceva sentire più sicuri, li avvicinava al loro capitano e trasmetteva loro la sua presenza non solo fisica.
Entro due giorni avrebbero abbandonato le acque salate per risalire in fiume tortuoso e pieno di insidie, in mezzo al quale avrebbero trovato una casa su un albero.
La dimora della strega più potente che mai l’inferno avesse generato.
Il solo pensiero poteva far gelare il sangue nelle vene a tutti i marinai, ma la ciurma di Jack Sparrow aveva imparato a non disubbidire mai ad un ordine del capitano; pena la forca.
°°°
Il nuovo equipaggio fu pronto in una settimana.
Mozzi, cuochi, marinai esperti, nostromi e quant’altro, perfino un medico erano pronti a prendere il mare.
Il veliero non aveva bandiera, come ogni nave pirata degna di questo nome, e le sue vele erano blu scure, cupe.
Come era stato l’abito di un promesso sposo che non aveva mai sposato la donna che era stata con lui sull’altare.
Il capitano dette una rotta, che molti degli uomini presenti avevano già sentito, ma nessuno osò pronunciare ad alta voce la propria paura.
I più sciocchi si limitarono a fare gesti di scongiuro, non accadde altro, ma forse potevano essere capiti visto che la prima tappa del nuovo capitano sarebbe stata l’isola nella quale David Jones aveva nascosto il forziere contenente il suo cuore.
La terra fu avvistata dopo una settimana di navigazione, durante la quale gli uomini avevano avuto modo di guadagnare molto oro e vedere il loro capitano in azione.
Un veliero inglese si era trovato ad incrociare la loro rotta; una nave passeggeri che aveva perso la rotta dopo essere incappata in una tempesta.
A bordo c’erano stati anche molti soldati, che il capitano aveva passato a filo di spada, letteralmente, dimostrando la sua perizia nell’usa dell’arma bianca.
Aveva avuto ragione di due ufficiali senza il minimo sforzo, anche se gli inglesi lo avevano attaccato contemporaneamente.
La ricerca dell’isola era continuata con il cuore più leggere, e gli uomini avevano dimenticato le proprie paure, distraendosi con l’ammucchiare il dobloni ricavati.
L’isola era completamente abbandonata a se stessa, la vegetazione si stava spingendo ben oltre i luoghi in cui era arrivata ai tempi in cui il Diavolo dei mari l’aveva visitata.
Il capitano scese con tre uomini soltanto.
Si recò nel luogo esatto in cui era stato il forziere e scavò una buca tanto profonda che gli ci vollero ore per farla.
Ne uscì e si fermò sul bordo di essa, guardando il nulla che vi era racchiuso.
Dalla tasca estrasse solo un orecchino, d’argento, con dei piccoli pendenti alla sua estremità, delle perline dello stesso materiale che tintinnarono piano quando la mano che reggeva il monile fu sollevata tanto da portare l’oggetto all’altezza degli occhi del capitano.
Lo fissò per un minuto prima di lasciarlo cadere nella fossa e dare ordine ai suoi uomini di ricoprirla.
Non voleva più vedere quell’oggetto, che lo ricoprissero della terra più nera, che lo facessero ingoiare all’inferno.
Risalì sulla nave e quando anche gli altri tornarono fece rotta verso la sua nuova, vera, vita di pirata.
°°°
Il fiume era più lugubre dell’ultima volta che c’era stato.
La navigazione era resa difficile dal fango che rischiava di ingoiare lo scafo della piccola barca ogni volta che i suoi occupanti si muovevano cambiando, anche se impercettibilmente, la distribuzione del peso.
Finalmente la casa di Tia Alma apparve agli occhi di Jack che cominciava a diventare nervoso.
C’era voluto più tempo del previsto per arrivare a causa di un paio di velieri inglesi che avevano avuto la brillante idea di intralciare i suoi piani.
Era stato un vero e proprio massacro.
Jack aveva fatto vedere un lato della sua crudeltà che aveva cominciato ad emergere solo dopo il suo ritorno da un viaggio non preventivato nel mondo dei morti.
Non aveva avuto la minima pietà né per gli uomini né per le navi. Tutto quello che non era stato considerato utile o di valore era stato abbandonato al mare e ai suoi abitanti.
Lasciò la barca agli uomini che lo avevano accompagnato. Quella volta non sarebbero entrati tutti, solo Gibbs ebbe il permesso di accompagnarlo, e la cosa non entusiasmò l’uomo.
Era ancora troppo fresco il ricordo dell’ultima volta che era stato lì, quando aveva creduto che Jack fosse morto, inghiottito da Kracken insieme alla perla, e si era trovato davanti alla faccia Barbossa.
La porta della spelonca si aprì prima ancora che Jack avesse il tempo di toccare la maniglia e una voce di donna, che poteva sembrare pazza o ubriaca, dette loro il benvenuto.
“Ti stavo aspettando Jack. Sapevo che saresti tornato, ancora una volta, e ancora una volta non per quello che avrei voluto!”
La figura di Alma era sempre più inquietante.
L’immenso potere che abitava il suo corpo la stava lentamente divorando, ma la donna non sembrava curarsene.
Indicò ai due ospiti delle sedie e prese posto davanti a loro.
Centinaia di piccoli oggetti e cose fin troppo strane per essere descritte erano ammassate do ogni parte e la donna era compiaciuta dell’espressione di Gibbs quando i suoi occhi incontrarono quelli del suo animaletto da compagnia, un pitone bianchissimo o quando guardò con attenzione dentro un vaso di acqua torbida e vide che dentro c’erano decine e decine di lingue umane.
Quella volta tra loro non c’era spazio per le battute e Jack non sembrava neppure più lo stesso, con quell’espressione grave sul viso e la determinazione negli occhi.
Sembravano addirittura passati giorni dall’ultima volta che aveva portato una bottiglia di rum alle labbra.
“Tu non vuoi veramente sapere dov’è e che cosa sta facendo il giovane Signor Turner… perché lo sai già Jack!”
Gibbs guardò il capitano e la donna come se si fosse appena svegliato da un lungo sonno e vedesse uomini sconosciuti intorno a sé.
“Io devo sapere dov’è adesso. Devo sapere se posso ancora fargli capire che cosa è successo realmente…”
“Lui ti ha seppellito Jack, sotto metri di terra, nell’Isla de las Cruces. Il solo modo che hai per farlo ascoltare quello che hai da dire è costringerlo con la forza!”
Jack si portò inconsciamente una mano all’orecchio che fino a qualche mese prima aveva fatto da sostegno ad un lungo orecchino d’argento. Non ricordava il momento preciso in cui lo aveva perso, o lo aveva regalato completamente ubriaco, sapeva solo che quell’orecchino non era più al suo posto.
“Ma non sarà facile per te questa volta. Il destino ti ha concesso una nuova vita, ma non è detto che ti permetta con agilità di rimediare a tutto quello che hai fatto di sbagliato nella tua vita precedente. Tu sei un pirata Jack, ti sei sempre raccontato di esserlo, anche se in cuor tuo sapevi che il tuo animo era troppo tenero per poter competere con gente come Barbossa o David. Adesso devi dimostrare che ti sbagliavi, che sei un vero pirata, devi avere il coraggio di usare quella cattiveria che ti senti nascere dentro tutte le volte che perdi il controllo, quella cattiveria che è dettata dalla disperazione e che ha permesso alla tua anima di vivere all’inferno, per quel poco tempo che ci sei stato. Devi dimostrare di essere il più forte perché stai per trovarti davanti un nemico temibile che non ti saresti mai sognato di incontrare. Non è detto che tu vinca Jack, ma non è neppure ancora scritto il contrario…”
Cadde come in una sorta di trance dalla quale Jack sapeva non si sarebbe svegliata se non dopo ore ed ore.
Lasciò il suo pagamento, un grosso rubino color del sangue, sul tavolo accanto a lei e tornò verso la barca.
Un nuovo nemico dunque si stava preparando ad attaccarlo?
Sarebbe stato pronto.
Jack Sparrow aveva nuovamente un obiettivo, e questa volta non avrebbe permesso a niente e a nessuno di mettersi tra lui e quello che più desiderava al mondo.
Sfilò dalla cintura la bussola e la aprì aspettando che l’ago rosso si fermasse.
Sapeva dove andare.
La rotta fu comunicata al nostromo non appena lui e Gibbs furono tornati sulla nave.
°°°
Il Fiore, come ormai l’equipaggio chiamava il veliero, e a bassa voce anche il suo capitano, navigava in acqua francesi da qualche giorno.
I galeoni spagnoli avevano perso di interesse in quel periodo dell’anno, troppo pericoloso per loro trasportare carichi preziosi con il rischio di imbattersi in una tempesta nello stretto del Messico e perdere non solo la vita di decine di uomini, ma anche e soprattutto l’oro e l’argento proveniente dalle colonie.
I francesi invece sembravano sprezzanti del pericolo. Avevano perso molto denaro nel crollo della compagnia delle Indie e non essendo abili come gli inglesi e gli olandesi avevano deciso di rischiare il tutto per tutto e fare vela verso le ricche terre ancora sconosciute sfidando la forza degli uragani.
Ma se la fortuna poteva farli passare indenni nell’occhio di un uragano nulla poteva contro un capitano assetato di sangue, desideroso di dimenticare il dolore provato, un dolore di cui nessuna conosceva le profondità e le cause, con il dolore degli altri.
Il nostromo aveva avvistato il galeone con il tricolore e dato immediatamente l’avviso.
Non c’era voluto molto perché il capitano uscisse dalla sua cabina, vestito di seta nera, con i lunghi capelli sciolti sulle spalle.
Nessuno osò dire niente del suo aspetto insolitamente scomposto.
Lui non faceva mistero di preferire la compagnia di giovani bellissimi, a quella delle prostitute che potevano trovarsi in ogni porto, ma come la sua passione nasceva in fretta scemava alla stesa maniera, e nessuno dei suoi amanti era mai stato più importante di un galeone nemico.
°°°
“Nave a babordo, nave a babordo…”
Jack fu sul ponte in un istante, con i grandi occhi neri cerchiati di scuro e i capelli più scomposti del solito.
Non dormiva da giorni e tutto l’equipaggio lo sapeva, ma sapeva anche che se il capitano non fosse stato avvisato della presenza sulla rotta della Perla di una nave inglese sarebbero volate delle teste, molte.
“Preparatevi ad abbordare. State sotto vento e pronti a fare fuoco al mio segnale!”
“Volete affondarla Signore?”
Jack non riusciva a capire quando i membri del suo equipaggio avevano iniziato a non capire più la sua lingua.
Prima che potesse rispondere all’ovvietà di quella domanda il nostromo avvisò che la nave aveva appena issato bandiera bianca e si stava fermando, in posizione di resa.
Jack non riusciva a capire che cosa stesse succedendo, ma non dette l’ordine di disarmare i cannoni, non si fidava degli inglesi, e se conosceva un po’ delle rotte che attraversavano il mondo sapeva che quella nave arrivava da Londra.
“Che cosa dobbiamo fare capitano?”
Jack controllò velocemente la presenza della spada alla sua cintura passandoci sopra le dita, agli occhi di chiunque altro sarebbe sembrato un gesto naturale e del tutto casuale.
Le due navi si trovarono affiancate, dopo che il capitano del vascello inglese aveva gridato che volevano parlare con il Capitano della Perla Nera.
Jack aveva acconsentito e seguiva le operazione per tendere le passerelle di legno.
Tutto l’equipaggio della nave era sopraccoperta, ben schierato, con un ordine che solo gli inglesi potevano rispettare, ma neppure loro potevano fare niente per cancellare la paura che avevano nello sguardo.
Quando tutto fu pronto Una figura snella con lunghi capelli biondi passeggiò sulla passerella seguita da un uomo che sembrava disposto a sfidare tutto l’equipaggio della Perla se solo uno di loro si fosse mosso contro di lei.
Jack conosceva fin troppo bene quelle figure, più di una volta gli avevano rovinato la vita, e l’ultima volta che aveva avuto il piacere di avere la donna sulla Perla la sua nave era stata affondata e lui era stato mandato all’inferno.
Sperava solo che quel nuovo incontro avrebbe portato qualcosa di utile, altrimenti…i suoi uomini erano pronti a fare fuoco ad un suo cenno.
“Bene, bene. Vedo che alla fine sei tornato al primo fidanzato. Che fine ha fatto Will? Ti sei stancata di stare con il figlio di un pirata e ti sei decisa a sposare uno della tua stessa estrazione sociale? Uno che ha servito sotto un pirata e puzzava come i maiali con cui era abituato a dormire prima di rimettersi la sua bella parrucca da nobile senza macchia e senza paura?”
Elisabeth abbassò lo sguardo appena Jack ebbe nominato Will. Il rimorso per quello che aveva fatto, la vergogna per come era stata abbandonata all’altare, la consapevolezza che Jack sapeva che anche se era con Norrington in quel momento non era lui che amava, tutto serviva a farla crollare ancora, sprofondare in quella disperazione che non l’aveva più abbandonata dal giorno in cui Will era sparito. Non c’era più traccia in lei della giovane pronta a varcare i sette mari pur di scappare da una vita piena di regole che non poteva sopportare.
Adesso era contenta che ci fosse qualcuno a badare a lei, a decidere cosa dovesse o non dovesse fare, addirittura che cosa fosse più opportuno indossare per le varie occasioni a cui era chiamata a presenziare come moglie del Commodoro. Era una donna sconfitta che non aveva più sogni ed ideali, e Jack lo sapeva, per questo decise che avrebbe vissuto.
Per lei morire avrebbe significato una via di fuga, mentre il pirata voleva che ricordasse a lungo che tutto quello che le era accaduto se lo era cercato.
“Will…Will se ne è andato molto tempo fa! Nessuno sa dove sia, che cosa ne si sa stato di lui!”
“Ha avuto il buongusto di non sposarti alla fine mia cara, e come dargli torto? Ha sangue di pirata nelle vene. Come tutti noi non può sopportare l’idea di legare la sua vita per sempre ad una donna e alla terra ferma. Non che tu poi gli abbia dato un unico motivo per abbandonare il mare.
Lui sa bene che cosa hai fatto quel giorno sulla Perla. Sa che lo hai tradito, e non baciandomi, ma desiderandomi con tutta te stessa. La bussola non sbaglia in questo, non sbaglia mai!”
Le lacrime solcarono il viso della donna e guardando Jack non provò il minimo rimpianto per le parole appena pronunciate.
Elisabeth non significava niente per lui, ne aveva avuto la conferma. Niente nel profondo del suo essere era toccato dalla sua vista.
Will, solo Will gli importava della sua vecchia vita, oltre ovviamente la Perla, ma il posto della sua dama nel suo cuore non era mai stata messa in discussione.
“C’è…c’è un’altra cosa che devi sapere. Una voce che circola per i mari battuti dalle navi che hanno il coraggio di rivelare il paese d’origine!”
Jack non avrebbe voluto ascoltare una sola parola provenire dalla bocca del Commodoro, ma a quanto pareva non aveva altra scelta.
“C’è una nave, con le vele scure come il cielo notturno di fine estate, del suo capitano non si conosce il nome. Tutti lo chiamano il Fiore, o almeno quelli che lo hanno visto e che sono riusciti a tornare indietro e a parlarne. E’ tanto bello quanto spietato, ma nei suoi occhi castani c’è così tanto dolore che nessun uomo potrebbe sopportarlo senza perdere se stesso.
Lo chiamano il nuovo David Jones, temono che alla fine diventerà un mostro sanguinario come il pirata che hai sconfitto…”
La pausa che si prese fu troppo lunga per i gusti di Jack. Lui non aveva tempo da perdere con quelle sciocchezze, non era un nuovo nemico che stava cercando, anche se le parola di Alma gli risuonarono fastidiosamente nella testa, come se la donna fosse alle sue spalle e si divertisse a sussurrargliele nell’orecchio.
“Sono qui a nome delle Tre corone che governano queste acque!”
Jack si sarebbe messo a ridere se il Commodoro non fosse riuscito ad incuriosirlo.
“Le tre Maestà ti chiedono di fermare questa minaccia prima che si concretizzi. In cambio ti offrono la piena libertà. Non ci saranno più taglie sulla tua testa… potrai continuare la tua carriera di pirata almeno fino al giorno in cui qualcuno riuscirà ad ammazzarti!”
“Le loro tre graziose maestà sono così spaventate dall’eventualità che un nuovo David Jones faccia la sua comparsa da mettere da parte i loro odii pur di fermarlo? Tutto questo ovviamente non ha niente a che fare con il fatto che tutti e tre temono che uno degli altri possa arrivare a lui e trovare il suo prezzo così da poterlo comprare?”
Guardò il Commodoro con aria di sfida.
“Se non mi sbaglio voi inglesi avete una storia del genere nel vostro passato. La vostra illuminata regina vergine ha fatto una cosa del genere con Sir Drake se la memoria non mi inganna!”
“La minaccia riguarda tutti, anche voi pirati. Liberaci di lui Jack e sarai libero di continuare la tua ricerca, qualunque ne sia lo scopo, senza galeoni che ti intralceranno la rotta!”
Almeno una cosa era vera. Se un nuovo Diavolo fosse comparso sulla scena la sua minaccia avrebbe riguardato anche loro.
Da una parte sapeva di non poter perdere tempo con quella faccenda, ma ancora una volta la voce di Alma gli risuonò nella mente. Se la donna era così insistente la faccenda del nuovo Diavolo doveva in qualche modo essere legata alla sua ricerca!
Prima che il Commodoro potesse tornare alla carica, cercando altre parole per allettarlo dette la sua risposta affermativa.
“Puoi informare le loro maestà che accetto… ma non voglio vedere una sola nave battente bandiera conosciuta intralciare la mia rotta, o questa sorta di accordo tra di noi salta!”
Fece tornare i suoi indesiderati ospiti alla loro nave e si augurò di non doverli più incontrare; poi, una volta che il galeone si fu allontanato e che ebbe dato ordine di disarmare i cannoni si chiuse nella sua cabina e si concentrò sulla sua nuova missione. Desiderò con tutto se stesso trovare il nuovo diavolo, così da poter riprendere il più in fretta possibile la sua vera ricerca. Quando si sentì sicuro che fosse veramente ciò che desiderava il suo cuore aprì la bussola, ma l’ago rosso non si spostò dalla sua posizione originale, continuando a segnare la rotta che già la Perla stava seguendo.
°°°
Il vascello francese era a tiro, ci era finito senza neppure rendersene conto. Il silenzio che regnava sul Black Flower era irreale.
Il capitano era immobile, sul ponte, non un muscolo del suo corpo fremeva, anche se l’adrenalina ne agitava l’animo.
Era abituato a quei momenti, viveva per essi ormai.
L’attesa, quella parte che irritava il suo equipaggio lo eccitava quasi. Pregustare il sapore della vittoria, le grida di terrore dei suoi nemici. Ormai non riusciva più a capire come avesse fatto a vivere tanti anni sulla terraferma, negando a se stesso la verità.
Sollevò la mano lentamente, mantenendola immobile in aria per secondi che parvero durare interi anni, poi, con la stessa eleganza letale di un falco che plana sulla sua preda la fece ricadere lungo il fianco.
Fu allora che il mondo esplose in un boato di rumore e fumo.
I primi colpi andarono a segno senza che l’equipaggio francese si potesse rendere conto di quello che stava accadendo, quando lo seppero la loro condanna a morte era già stata firmata.
L’arrembaggio fu effettuato tra grida di terrore e di euforia. Nessuno del Fiore poteva dire che servire sotto il capitano triste fosse qualcosa di già visto e vissuto.
Tutto era imprevedibile con lui.
Fu il primo a toccare il ponte della nave e la sua lama brillò tra il fumo dei primi incendi che già si stavano propagando per la nave.
Nessuno aveva mia visto un pirata duellare come lui, tanta eleganza era sprecata nel corpo di un bucaniere che aveva venduto la sua anima ai fuochi dell’inferno.
Uccise più uomini di quanti se ne potessero contare nel trambusto che si era creato.
Chi ancora poteva cercava scampo nelle acque fredde, preferendo quella morte all’essere trapassati dalla lama di un pirata o feriti da una delle loro pistole.
Quando il ponte fu vischioso per il troppo sangue che lo imbrattava e la fredda aria del mattino fu satura del lezzo degli uomini che stavano morendo il capitano dette inizio al saccheggio vero e proprio.
Oro, monili di ogni tipo, che le puttane di Tortuga avrebbero accettato volentieri come pagamento per i loro servigi, vesti eleganti da vendere ai mercati a cifre da capogiro, tutto quello che poteva essere trasportato sulla nave senza essere di ostacolo alla sua navigazione fu imbarcato e immediatamente diviso. Tutto il resto sarebbe stato divorato dalle fiamme o si sarebbe inabissato con il relitto della nave.
Il fiore spariva all’orizzonte mentre l’altra nave, ormai priva dell’equipaggio prendeva una rotta decisa solo dai venti e dalle correnti.
Presto sarebbe sparita per sempre e la Francia avrebbe dovuto cancellare un altro nome dai suoi elenchi.
Gli uomini festeggiarono la vittoria a lungo quella notte, bevendo e cantando, facendo tutto il rumore che solo gli uomini liberi possono permettersi, ma il capitano non era con loro.
Quella sera il suo umore era peggiore del solito.
Si era chiuso nella sua cabina e tutti avevano capito che anche quella nuova passione, quel ragazzo dai bellissimi occhi azzurri che lo aveva attratto solo tre giorni prima si era già spenta.
Il giovane sarebbe stato lasciato nel prossimo porto che avrebbero toccato, sarebbe stato libero di continuare a vivere secondo i suoi desideri, avrebbe ricordato per sempre di aver scaldato il letto di uno degli uomini più misteriosi e affascinanti dei sette mari, ma non lo avrebbe più rivisto.
La candela solitamente accesa sulla finestra che dava sul mare aperto, che serviva ad illuminare la cabina e le sue carte, quella sera era spenta.
Il capitano era preda del dolore, ma il nuovo giorno era ancora lontano, e solo con il sole alto nel cielo gli uomini avrebbero saputo che cambiamento avrebbe portato quella nuova ondata di tristezza nell’animo del capitano. Fino ad allora non valeva la pena avvelenarsi nell’attesa.
Continuarono a bere e cantare, mentre nel buio una figura era rannicchiata a terra, gemente.
Si artigliava il petto, tanto che le sue unghie avevano finito per ferire la carne, come se il dolore fosse insopportabile e fosse preferibile strapparsi il petto dal cuore piuttosto che continuare a soffrire.
Tra le lacrime un nome era sussurrato, maledetto, implorato, amato.
Un solo nome perso tra il dolore e la disperazione della solitudine.
…Jack…
°°°
jack si svegliò di soprassalto, come se qualcuno lo avesse chiamato, una voce che conosceva ma che non riusciva a legare ad un volto.
Una voce piena di dolore e disperazione. Si passò una mano tra i capelli per scacciare quel che restava del sonno e della brutta sensazione che gli era rimasta addosso.
Non si meravigliò quando si rese conto che i suoi capelli erano zuppi di sudore.
Scostò le lenzuola che avevano imprigionato il suo corpo e si diresse verso un angolo dalla cabina, dove una brocca d’acqua dolce e una bacinella lo aspettavano. Si spruzzò sul viso l’acqua fredda e aspettò che calmasse i suoi nervi.
Per la prima volta in vita sua desiderò che Alma fosse sulla nave sebbene sapesse quanto pericoloso sarebbe stato avere una strega con i suoi poteri sulla Perla.
Era la sola che poteva spiegargli che cosa stava succedendo, ma era lontana miglia e miglia ormai.
Doveva fare da solo, doveva cercare di risolvere quella situazione e in mano aveva ben poco, solo una sensazione di malessere, una minaccia che stava rischiando di sorgere e un editto reale.
Uscì sul ponte, sperando che l’aria fredda della notte lo aiutasse a concentrarsi su altro.
Guardò i suoi uomini distesi ovunque, addormentati dal troppo rum e dalle chiacchiere da esso portate.
Li invidiò. Avrebbe dato qualunque cosa per tornare ad essere come loro, per abbandonare le responsabilità che la Perla gli aveva gettato addosso una volta che era tornata dalle profondità marine.
Avrebbe dato tutto quello che aveva per poter chiudere gli occhi e riposare, senza che incubi atroci lo tormentassero e il viso di Will, sofferente, lo perseguitasse accusandolo di qualcosa che non riusciva a comprendere.
Quelli erano i sogni che meno sopportava, quelli che minacciavano di farlo impazzire totalmente.
Sospirò e prese saldamente il timone. La bussola aperta davanti a sé gli indicava dove doveva andare.
°°°
La luce del sole filtrava tra le nuvole in un cielo invernale, dando al mondo una visione irreale della realtà.
Gli uomini che avevano fatto baldoria fino oltre l’alba giacevano scomposti sul ponte e in ogni angolo, ubriachi e ignari dello sguardo schifato del loro capitano. Neppure le cannonate sarebbero state in grado di svegliarli in quel momento.
Ancora per qualche ora erano al sicuro dall’ira dell’uomo che avevano deciso di seguire.
Una piccola scialuppa, con un uomo ai remi, e una quantità d’oro difficilmente immaginabile stava navigando in quelle acque fredde ma tranquille, verso il porto che si apriva davanti a loro.
Un altro dei suoi amanti lasciava Il Fiore senza rimpianto alcuno da parte del capitano.
Già non ricordava il nome di quel giovane biondo, né la sua storia.
Il dolore della notte precedente aveva lasciato come unico ricordo un colore più scuro nei suoi occhi.
Se erano stati nocciola quando aveva cominciato quel viaggio, caldi come cioccolata in inverno, adesso erano quasi del tutto neri, e la consapevolezza che qual colore altro non era che il riflesso di quello che stava accedendo alla sua anima lo spaventava, ma non sapeva che cosa fare per aiutare se stesso.
Prese il cannocchiale e osservò l’orizzonte.
Immense distese di acqua lo dividevano da tutto e tutti, ma ancora i suoi ricordi non lo volevano lasciare in pace.
Aveva messo migliaia di miglia tra lui e tutto quello che aveva conosciuto, ma non era riuscito a scappare a ciò che lo perseguitava.
Mentre pensava all’ironia della sorte vide una nave, al largo.
Rimase a fissarla mentre si faceva sempre più nitida grazie alla lente che aveva davanti a sé.
Non voleva attaccarla, non quella mattina, la sola cosa che lo incuriosiva era sapere che cosa ci facesse una nave inglese in quelle acque in quel periodo dell’anno.
La vide allontanarsi, seguendo la sua rotta, ignara di essere stata vista dal capitano del Black Flower, ignara del rischio che aveva corso.
Anche per quella volta un Commodoro si era salvato, ma sarebbe giunto il giorno in cui la regia marina inglese non avrebbe avuto più marinai per rimpiazzare quelli che lui avrebbe gettato all’inferno, con sommo piacere per giunta.
°°°
Quando l’equipaggio della Perla si svegliò tutti presero il loro posto senza azzardarsi ad aprire bocca. Lo sguardo negli occhi di Jack da solo bastava a far accapponare la pelle e dire che i suoi occhi erano fissi sulla rotta che la nave stava tenendo, non guardava nessuno in faccia, ma già tutti sapevano che era un avvertimento per ognuno. Non sarebbe stato tollerato nessun errore fino a che quella faccenda non fosse stata conclusa una volta per tutte.
Ci vollero ancora giorni e giorni di navigazione, la Perla stessa sembrava consapevole delle preoccupazioni che il suo capitano celava nel profondo del cuore e solcava il mare silenziosamente, senza perdonare mai nessun motivo di ritarso, che si trattasse di una secca, di una scialuppa in difficoltà o di una nave che intralciava la sua via senza averne intenzione. Tutto veniva spazzato via con furia, velocemente, e poi la rotta riprendeva e presto ci si dimenticava dei piccoli incidenti.
Fu così che una notte, con la luna brillante che crudelmente si prendeva gioco degli uomini, che fu avvistata una nave, le cui vele blu brillavano illuminate dall’astro traditore.
“Capitano, l’abbia trovata!”
°°°
“Nave a dritta capitano!”
L’uomo fu sul ponte in un lampo.
Una nave, di notte, non poteva portare buone notizie.
Prese il cannocchiale e lo indirizzò verso il punto indicato dall’uomo che aveva gridato la notizia.
Era vero, c’era una nave, la cui ombra era illuminata dalla luna.
Una nave dalla vele completamente nere e con l’equipaggio già schierato sul ponte e sottocoperta se ancora ricordava come erano abituati ad agire quegli uomini.
“Preparate i cannoni. Non mostrate mai il fianco, state attenti a non mettervi sotto vento. La Perla non perdona alcun tipo di errore.
L’equipaggio fu attraversato da un brivido al nome della nave che avevano davanti. Se quella era la Perla allora si sarebbero finalmente battuti contro un avversario degno di questo nome, e non tutti erano certi che il loro capitano sarebbe stato in grado di battere Jack Sparrow, colui che aveva cancellato dalla faccia della terra e dalla superficie dei sette mari David Jones.
°°°
“Capitano, i cannoni sono armati, siamo pronti a colpire al vostro segnale.” Gibbs non era così eccitato dal quando avevano sconfitto Jones. Non aveva più avuto modo da allora di vedere Jack in azione, ma sapeva che quella notte sarebbe stata ricordata a lungo.
Jack sentiva nell’aria che quella nave non sarebbe stata facile da abbordare e non solo per le storie che aveva sentito raccontare su di lei ed il suo capitano. Era qualcosa nell’aria che lo avvertiva, qualcosa di familiare e del tutto sconosciuto allo stesso tempo.
Doveva cancellare quella nave dalla sua strada se voleva trovare Will, ma mai come allora da quando aveva cominciato la ricerca, Will gli era sembrato più vicino.
La prima bordata colse Jack del tutto impreparato, ma la sorpresa durò poco. La nave avversaria non mostrava il fianco, ma non voleva dire che non poteva essere colpita con i cannoni posti a fianco della polena, una piccola modifica che aveva deciso di apportare una volta che era tornato dall’inferno, dove aveva avuto lunghi mesi per pensare.
°°°
“La bordata è andata a segno signore!”
gli uomini stavano già per esultare, ma il capitano non era convinto. Edra stato troppo facile.
Aveva sfruttato il fattore sorpresa e aveva messo a segno il primo colpo, ma se conosceva abbastanza la Perla sapeva che non poteva essere così facile.
La nave non aveva ancora cominciato le manovre per mettersi di fianco e rispondere al fuoco.
Ci doveva essere dell’altro, qualcosa che non conosceva, ma che sarebbe stata sicuramente dannosa per lui e la sua nave.
Il primo boato squarciò il silenzio che si era ricreato, e una palla di cannone sfondò lo scafo poco sopra la stiva.
Non riusciva a capire da dove fosse partito il colpo, che subito un altro lo seguì, facendo danno ancora maggiori.
“Virate, virate, togliamoci dalla linea del fuoco!”
Non aveva mai ordinato una ritirata, ma quella situazione era troppo pericolosa, non rischiava solo la vita dei suoi uomini, ma anche quella della nave.
Se un altro colpo di quella portata fosse andato a segno sarebbe stata la fine.
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“Stanno virando capitano, che cosa facciamo?”
“Gli andiamo dietro prima che prendano il largo. La Perla è la nave più veloce dei sette mari, non ce li possiamo far scappare!”
Doveva prendere il capitano. Lo voleva vivo, voleva sapere da lui che cosa stesse succedendo, se avesse notizie di ciò che stava disperatamente cercando.
Ancora una volta la voce di Alma aveva risuonato nella sua testa, mettendolo in guardia, spingendolo a non abbandonare quella caccia, ma come sempre non gli ave va spiegato il motivo per il quale avrebbe dovuto fare una cosa del genere.
Avrebbe inseguito quella dannata nave per tutti e sette i mari se questo fosse servito, e poi, non poteva certo perdonare chi aveva sparato addosso alla sua signora.
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“Ci inseguono. Che cosa dobbiamo fare capitano?”
Il capitano non sembrava sorpreso della nuova notizia.
“Tutta a babordo… lasciate andare il timone, usate l’ancora come leva. Giriamo su noi stessi, così saremo pronti a fare fuoco sulla Perla prima che loro abbiano il tempo di capire che cosa sta succedendo!”
Non si sarebbe fatto battere così facilmente, non avrebbe permesso a nessuno di ostacolare la sua strada.
Tutti gli uomini correvano per il ponte, con in mente solo gli ordini appena impartiti. Tutti tranne uno, un marinaio di vecchia data, che aveva servito sotto tutti i più grandi pirati che avessero mai posseduto una nave.
“Capitano… quella è la Perla. Forse dovremo semplicemente cercare di sfuggirle. Non è saggio sfidare il capitano Jack Sparrow!”
In quel momento il tempo parve fermarsi. Tutti si immobilizzarono; era la prima volta che qualcuno metteva apertamente in dubbio le azione del capitano.
“Capitano dobbiamo andarcene. Quello è l’uomo che è tornato dall’inferno e ha sconfitto David Jones, nessuno può sconfiggerlo!”
Il capitano osservava il timone che continuava a rollare su se stesso, aspettava solo il momento in cui la spinta sarebbe stata sufficiente per far ruotare la nave intorno all’ancora.
Sembrava non pensare ad altro, sembrava non essere neppure impensierito dalle parole che quel folle, terrorizzato a morte continuava a pronunciare.
Quando la nave cominciò a girare il capitano alzò gli occhi, ormai completamente neri su di lui.
°°°
Jack si rese conto di quello che stava succedendo quando ormai era troppo tardi per cambiare a sua volta rotta.
Dette ordine con tutto il fiato che aveva in gola affinché gli uomini si preparassero, che tutti gli addetti ai cannoni si tenessero pronti a fare fuoco, e i mozzi fossero sul posto per rifornire di munizioni e polvere da sparo tutte le armi in funzione.
Che si tenessero anche pronti per uno scontro corpo a corpo, quella notte il mare si sarebbe macchiato di rosso, quello ormai era un dato di fatto, c’era solo da stabilire di chi sarebbe stato il sangue.
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“E così tu ci suggerisci solo di scappare.”
Chiese muovendosi, lasciando il timone solo una volta che fu certo di essere arrivato dove voleva.
“Ci dici che non c’è nessuna speranza per noi che il nostro nemico è troppo forte essendo colui che ha sconfitto David Jones…”
I suoi occhi neri facevano spavento illuminati dalla luna. Era come se ogni forma di passata umanità fosse stata cancellata dalla sua persona.
“ascolta bene quello che ti dico. Noi combatteremo, perché Jack Sparrow non avrebbe potuto sconfiggere nessuno se non fosse stato strappato alla morte, se uomini completamente pazzi non avessero veleggiato verso il confine del mondo pur di riportarlo su questa maledetta terra. Io ero lì, io c’ero quando Jack ha riaperto gli occhi. Da solo non avrebbe potuto fare niente di quello che ha reso così famoso e temuto.
Io ho combattuto al suo fianco per cancellare dal mondo anche il ricordo di David Jones e salvare così un padre che in realtà non ho mai avuto la possibilità di conoscere veramente, ma che mi ha lasciato un permanente ricordo di sé sulla schiena!”
Detto questo fece brillare una piccola lama, fu questione di un istante prima che il metallo mordesse la gola del pazzo e che il suo corpo fosse mandato nelle profondità del mare.
Nessuno osò fiatare, ma tutti fissarono il capitano, molti di loro riconoscendo finalmente chi li aveva guidati fino ad allora.
°°°
Jack vide il cadavere cadere in acqua.
Dunque tra i suoi nemici non c’era molto accordo, forse questa consapevolezza poteva essere sfruttata a suo vantaggio.
Sapeva che inevitabilmente avrebbe subito perdite e che la sua signora sarebbe stata ferita, ma stava cercando il modo per limitare i danni il più possibile.
C’era solo un modo per farlo.
Un modo complicato, che richiedeva una grande abilità ed una dose di fortuna altrettanto grande.
Sperava che la sua buona stella non decidesse di abbandonarlo proprio quel giorno mentre spiegava il suo piano a Gibbs.
“Dobbiamo aprire una falla nel loro deposito delle munizioni. Quello era un galeone spagnolo, questo vuol dire che il nostro obiettivo si trova nella parte alta della stiva.
Dopo aver aperto lì una falla dobbiamo far saltare la polvere da sparo. Voglio uomini sul ponte con delle bottiglie incendiarie e pronti a sparare al mio comando. Che i nemici non riescano a capire chi di noi esploderà il colpo decisivo!”
Gibbs aveva ascoltato attentamente e anche se sapeva che il piano era complessa sapeva che era la sola speranza che avevano per portare a casa la pellaccia.
°°°
Le bordate furono esplose non appena il capitano ebbe dato l’ordine. Il fianco scoperto della Perla era un bersaglio troppo allettante.
Alle prima grida degli uomini di Jack tutti si dimenticarono della spiacevole visione di pochi istanti prima.
Quando ormai il capitano stava per dare il via all’attacco decisivo lo scafo fu scosso da un colpo, un solo colpo esploso con una precisione millimetrica.
La stiva era stata squarciata.
Fu allora che da dietro il parapetto della Perla emersero gli uomini che erano stati creduti erroneamente sotto coperta. Tutti avevano in mano una bottiglia piena di liquido infiammabile; lo straccio che fungeva da miccia acceso.
Le bottiglie furono lanciate e subito altre furono portate.
Il capitano muoveva lo sguardo da un angolo all’altro della nave per vedere quali erano i danni causati. Molte bottiglie finivano in acqua, ma quelle che raggiungevano il ponte esplodevano all’impatto facendo volare ovunque il liquido che contenevano, creando possibili ponti di innesco per le micce di quelle che venivano dopo.
Non riusciva a capire che cosa Jack stesse tentando di fare.
Lo sparo di una baionetta lo portò sulla giusta strada.
Fece appena in tempo a girarsi verso la stiva che un altro colpo e un’altra pioggia di bottiglie raggiunsero la sua nave.
Una bottiglia ancora accesa gli rotolò tra i piedi. Il fuoco alimentato da ogni goccia di liquido che ormai impregnava tutto il ponte.
Rotolò fino al foro della cannonata e cadde nella stiva esattamente verso i barilotti di polvere da sparo.
Ebbe solo il tempo per lanciarsi contro il parapetto che un boato di fuoco e fumo invase il ponte.
°°°
Jack non perse tempo a festeggiare la riuscita del suo piano. La Perla aveva gravi danni e troppi dei suoi uomini erano distesi sul ponte.
Dette immediatamente ordine agli uomini di prepararsi per l’arrembaggio.
Fu il primo a mettere la spada tra i denti e lanciarsi con una corda verso l’altra nave.
Approfittare del fumo che ancora non si era dissolto era un ottima cosa da fare.
I sopravvissuti del Fiore non riuscivano a vedere niente e furono grati quando il fumo cominciò a diradarsi, ma quello che videro allora fece loro rimpiangere la fitta cappa.
Tutto l’equipaggio della Perla era sul ponte e aveva già cominciato ad attaccare.
“Lasciatemi il capitano. Tutti gli altri sono vostri!”
Jack era stato estremamente chiaro nella sua condanna.
Una lama balenò dal niente e si posò sul collo di Jack.
“E cosa ti fa credere che sia così facile sconfiggermi?”
Jack aveva portato la mano alla spada appena aveva sentito la manaccia ma a quel punto, con il suono di quella voce ancora nelle orecchie tutto quello che poté fare fu lasciarla quasi cadere lungo il fianco. Conosceva quella voce. Sapeva chi era il capitano del Fiore, ma non poteva credere che fosse vero.
“Cosa ti fa credere che mi arrenda a te con tanta facilità?”
Si avvicinò più a lui, portando quasi il suo petto ad aderire alla schiena di Jack. Fu allora che il capitano della perla si voltò su se stesso, prendendolo completamente di sorpresa e riuscendo anche a sguainare la spada. I fili delle due spade si baciavano come amanti bramosi di sangue.
Jack fissò lo sguardo in quello dell’altro e ciò che vide gli fece gelare il sangue nelle vene. I suoi occhi, solitamente caldi erano di un nero profondo, anche se illuminati dalla luna.
Così neri che anche le tenebre dell’inferno sarebbero state in imbarazzo davanti a loro.
Fu in quel momento che la voce di Alma fu sostituita da un’altra, altrettanto conosciuta e grandemente odiata.
David Jones stava ridendo dall’inferno in cui lo aveva mandato. Stava ridendo di gusto perché la sua vendetta era finalmente compiuta. Il grande amore di Jack Sparrow era perduto per sempre, anche lui trasformato in un essere senza facoltà di amare.
Un mostro che niente aveva di umano e che Jack sarebbe stato costretto ad uccidere per la salvezza di tutti.
Il capitano Sparrow scosse la testa, mentre intorno a lui tutto si tingeva di rosso.
No, non poteva essere vero, non poteva essere successo realmente. David non poteva vincere, non quella volta, non quando in gioco c’era qualcosa di così importante.
“Will…”
un sussurro appena, qualcosa che nessun altro sulla nave udì.
“William, io sono William per tutti quelli che hanno scaldato il mio letto. Per i miei nemici invece non ho nome, ma tu Jack, per te io non devo esser assolutamente niente, anche se so di doverti tutto.
Tu mi hai creato, tu mi hai dato la possibilità di liberarmi di tutte le menzogne che hanno formato la mia vita passata. Grazie a te so che questo è ciò che sono nato per essere. Grazie a tutto il male che mi hai fatto so che non c’è posto per l’amore nella mia vita!”
Jack smise di disperarsi quando l’eco delle sue ultime parole si spense.
Non aveva tempo per l’autocommiserazione, in quel momento Will era tutto ciò a cui doveva pensare.
“Nella vita di ognuno c’è posto per l’amore. Nella tua più che in quella di molti uomini che ho avuto modo di conoscere”
Will cominciò l’attacco e Jack non poté fare altro che tentare di parare i colpi dell’altro.
Non aveva mia visto nessuno combattere con tanta furia. Neppure il più fiero dei suoi nemici si era mai avventato su di lui con tanta furia, ma Will sembrava intenzionato a reclamare la sua vita o morire nel tentativo di averla.
“Elisabeth ti ha amato!”
I colpi aumentarono di intensità.
Jack capì che se voleva salvarsi la vita doveva cominciare ad attaccare a sua volta.
“No. Non osare nominare quella puttana. Avrei dovuto tagliarle la gola quando l’ho vista avvinghiata a te…”
“Quello che ha fatto con me non aveva niente a che vedere con quello che provava per te, ma posso capire la tua rabbia, vedere la tua donna baciare un altro…”
“Stai zitto. Stai zitto!”
Cominciò a menare colpi alla cieca.
Una furia disumana colse il suo corpo. Jack vide nei suoi movimenti quelli che erano stati di David. Seppe che il corpo dell’uomo che amava era posseduto dal suo peggior nemico, ma non sapeva che cosa fare per cambiare le cose.
“devi stare zitto. Tu non sai assolutamente niente di quello che ho provato. Tu non sai che cosa vuol dire vedere l’uomo che si ama avvinghiato a quella che dovrebbe essere la tua fidanzata e sapere, sapere con certezza che non esiste possibilità in questo mondo che quell’uomo possa guardare te nello stesso modo in cui guardava lei, anche quando sapeva che lei lo stava tradendo, che stava vendendo la sua vita per salvare quella degli altri!”
Nell’udire quelle parole, nel sentire che era sua la colpa di tutto il dolore che l’altro stava provando improvvisamente seppe che cosa doveva fare.
Mentre Will attaccava senza prestare attenzione a quello che succedeva intorno a lui Jack parlò ancora una volta.
“Se non ti importa di lei, se non ti importa di nessun altro nella tua vita Will pensa ad una cosa soltanto… Io ti amo!”
Fece cadere la spada invece di parare il colpo che mirava diritto al suo addome.
La lama ferì la carne, immergendosi in essa, strappandogli un gemito di dolore, mentre un rivo di sangue gli macchiò un angolo della bocca.
Will rimase immobile, mentre guardava il corpo di Jack accasciarsi a terra, mischiare il suo sangue a quello che già macchiava il ponte.
Alzò le mani solo per vederle sporche del sangue dell’uomo che aveva generato tutto il dolore che alla fine era arrivato ad uccidere la sua anima, ma non provò gioia nel vederlo, non provò gioia nel vedere il suo corpo a terra.
Tutto quello che provò fu una terribile sensazione di vuoto. Un nuovo tipo di dolore si impadronì di lui, un dolore nuovamente umano.
Gridò appena Will riprese possesso del suo corpo. Gridò con tutto il fiato che aveva in gola prima di inginocchiarsi accanto a lui e prenderlo tra le braccia. Cominciò a muoversi avanti e indietro, con Jack stretto al petto, piangendo come un bambino che non riesce a svegliare le persone che ama.
Tutti sul quel ponte poterono sentire un altro grido. Un grido remoto, pieno di rabbia. Un grido di dolore e disperazione. Un grido di sconfitta questa volta completa e definitiva.
Il grido di David Jones proveniente dall’inferno.
Jack aprì gli occhi stancamente, la perdita di sangue lo rendeva debole, assonnato, ma la presenza di Will lo tratteneva su quel piano, impedendogli di lasciarsi andare.
“Jack. Jack resta con me ti prego. Stai con me… io… io non posso…non posso perderti un’altra volta!”
Il sole sorse su quel giorno di sangue nel momento esatto in cui Will aveva finito di pronunciare quelle parole.
Un sole appena nato che illuminò il suo viso, mostrando i suoi occhi.
Il nero stava velocemente sparendo, per lasciare il posto al castana che li aveva caratterizzati una volta, prima che tutta quella storia cominciasse.
Strinse ancora di più Jack una volta che ebbe nuovamente la sua umanità, la sua facoltà di amare.
“Non farmi questo… non lasciarmi solo Jack!”
Prima che potesse fare o dire qualunque altra cosa Gibbs e altri due uomini dell’equipaggio glielo strapparono dalle braccia, portandolo verso la Perla.
Poco dopo anche lui vu sollevato da terra da braccia possenti che lo portarono vero l’altra nave. Se solo fosse stato cosciente di quello che lo circondava si sarebbe reso conto che Il Fiore stava affondando. I danni erano stati più gravi di quello che aveva pensato all’inizio.
°°°
Ancora una volta la Perla lo accolse, aprendo le sue braccia come una madre e dandogli il bentornato a casa.
Fu rinchiuso in una delle celle sottocoperta mentre i medici lavoravano su Jack. Non aveva bisogno che altri gli dicessero che le sue condizioni erano almeno gravi se non disperate.
Aspettò ore, e poi, forse giorni.
Non vide nessuno per tutto quel tempo, Nessuno si preoccupò di portare da bere o da mangiare al prigioniero, ma la cosa che rischiava di farlo impazzire era non avere la minima notizia di quello che stava succedendo nella cabina del capitano.
Furono giorni dopo il suo arresto che qualcuno finalmente si decise a scendere da lui.
Riconobbe i passi di Gibbs prima ancora di vederne la figura.
“Sei fortunato…”
Si fermò davanti alla cella e solo allora si rese conto di chi fosse in realtà il prigioniero.
Adesso capiva perchè la prima cosa che Jack aveva chiesto dopo aver ripreso i sensi era stata di vederlo.
Aveva dato ardine a tutti di lasciare la sua cabina e a lui di portarlo immediatamente lì.
“Il capitano sta bene e vuole vederti! Prima di perdere i sensi aveva anche dato rodine che nessuno osasse toccarti… credo che sia inutile dirti quello che sarebbe successo se lui non si fosse svegliato!”
Non era tenuto a dargli quel tipo di informazioni, era ancora un prigioniero, ma ai suoi occhi quello che era chiuso in gabbia era il giovane Will Turner, il figlio di Sputafuoco Bill, uno di loro.
La cabina di Jack era come la ricordava, anche se l’aveva vista solo poche volte. Una fievole luce entrava dalla piccola finestra. Jack era pallido, ma sembrava stare abbastanza bene.
La seta che lo circondava lo rendeva agli occhi di Will uno di quei signori di terre lontane di cui aveva letto nei libri quando era un ragazzino.
I lunghi capelli neri incorniciavano il suo viso, rendendolo ancora più bello di quanto probabilmente fosse in realtà.
Tutto quello che Will avrebbe voluto fare in quel momento sarebbe stato correre ad abbracciarlo, ma sapeva anche che era solo colpa sua se jack era a letto.
Vedeva le bende emergere dal bianco della camicia che indossava per riposare.
“Avvicinati!”
Fu grato a Jack per aver rotto il silenzio che rischiava di schiacciarli.
Fece quello che gli era stato chiesto? Ordinato? Non poteva rispondere a quella domanda, Non aveva né tempo né voglia per indagare.
Prese tra le sue la mano che gli veniva porta e si sedette sul letto. Non aveva il coraggio di guardarlo negli occhi dunque fissò lo sguardo sul complicato disegno del tappeto che aveva sotto i piedi.
“Non sono abituato a fare quello che sto per fare dunque ascolta bene e non interrompermi.
Ti chiedo scusa per quello che è successo allora sul ponte della Perla. Ti chiedo scusa per la mia codardia, per non aver mai avuto il coraggio di ammettere, neppure a me stesso che era te che avrei voluto baciare e ti ripeto adesso quello che ho detto sulla tua nave.
Io ti amo. Non posso prometterti che sarà sempre facile per te Will se accetterai di stare con me, di prendere il posto che ti spetta di diritto sulla Perla.
Dovrai essere un marinaio, un pirata come tutti gli altri di giorno, nessuno dovrà mai arrivare a dire che faccio favoritismi che ti tratto meglio degli altri solo perché sei il mio compagno.
Ci saranno ancora donne che vorranno prendermi a schiaffi tutte le volte che mi vedranno nei loro quartieri, ma ancora tu sarai il solo per me se accetti adesso di legare la tua vita alla Perla!”
Will aveva sperato di poter sentire un giorno quelle parole, ma non sapeva se era in grado di fare quello che Jack gli chiedeva, non dopo tutto quello che era successo negli ultimi mesi.
Non dopo tutti gli uomini che avevano scaldato il suo letto e che adesso non lo facevano sentire all’altezza dell’amore di Jack, non dopo la ferita che gli aveva inferto e che lo aveva fatto quasi morire.
“Io...io non so…”
“Non pensare a quello che puoi o non puoi fare. Pensa solo a quello che vuoi veramente.
Se guardandomi negli occhi sei in grado di dire che te ne vuoi andare da qui farò in modo che venga messa in mare una scialuppa per te, ma devi dirlo guardandomi; altrimenti resterai qui e prenderai il posto di tuo padre sul ponte. Dimenticherai di essere stato mai chiamato Mastro Turner e diventerai un Pirata. Diventerai il mio amante e dimenticherai per sempre tutti quelli che ci sono stati prima di me. Tutti Will!”
Sapeva di essere in trappola.
Non avrebbe mai avuto la forza per mentire a Jack addirittura guardandolo negli occhi.
“Loro… loro non mi hanno mai avuto… mai!”
Doveva dirglielo, anche se era stato imbarazzante doveva far sapere a Jack come erano andate le cose.
Allungò la mano che non era ancora intrappolata tra quelle di Will e gli passò due dita sotto il mento. Gli fece sollevare il viso e prima che Will potesse capire che cosa stava per succedere lo baciò
Si impossessò della sua bocca, pretese che aprisse le labbra per lui, che gli concedesse libero accesso al suo sapore senza battere ciglio, senza protestare e Will lo fece.
Si baciarono a lungo, si esplorarono e conobbero e per la prima volta will conobbe la differenza che esisteva nel baciare qualcuno unito a noi solo dalla passione del momento o dall’abitudine e la persona che si ama veramente.
Jack fu il primo ad interrompere il bacio.
La ferita cominciava a tirare. Stava chiedendo troppo al suo corpo ferito, ma lo sguardo che aveva negli occhi prometteva l’inferno e il paradiso per Will e Will avrebbe accettato tutto quello che l’altro aveva in mente.
Quella era la sua casa, e finalmente, dopo anni era riuscito a capirlo, solo un istante prima di perdere tutto.
La Perla li cullava dolcemente mentre il cielo si faceva sempre più scuro.
“La senti Will? La Perla, la mia signora ti sta dando il benvenuto. Sei stato crudele con lei, le hai fatto del male, ma ti ha perdonato. Adesso sei il nostro amante Will. Mio e di questa bella dama. Nessuno di noi due ti permetterà mai di lasciarci!”
Jack si distese meglio tra i cuscini e fece cenno a Will di sdraiarsi accanto a lui.
Poteva vedere nei suoi occhi quanto stanco fosse, e sapeva che non era facile riposare in una cella, qualunque essa fosse.
Si abbracciarono, come due uomini abituati da lungo tempo a dividere tanta intimità.
“Non vi lascio Jack. Non vi lascerò mai. Non poteri neppure se lo volessi. Tu sei tutto quello che ho sempre cercato. Tu sei tutto quello che voglio. Ringrazio solo il cielo di averlo capito prima che fosse realmente troppo tardi!”
Si addormentarono uno tra le braccia dell’altro.
Per il resto ci sarebbe stato tempo dopo.
Per l’amore e la passione avevano tutto il tempo del mondo.
La sola cosa che importava in quell’istante era che fossero finalmente insieme.
Jack si rese conto mentre ascoltava il respiro regolare dell’altro che non aveva sentito la voce di Alma da quando Will era entrato nella sua cabina.
Ancora una volta aveva vinto la sua battaglia contro tutti quelli che aveva più di una buona ragione per avercela con lui, e per una volta aveva vinto in una partita in cui la posta in gioco era stata altissima.
Che David Jones bruciasse all’inferno con tutti i suoi dannati uomini, che tutti sapessero che nessuno poteva toccare Will Turner e pensare di passarla liscia.
Era suo.
Suo e lui avrebbe fatto tutto quello che era in suo possesso per tenerlo al sicuro, e se non fosse bastato il suo intervento ci sarebbe sempre stata la Perla.
La nera signora dei mari, colei alla quale nessuno poteva resistere.
La loro storia sarebbe stata narrata nei secoli in futuri.
Tutti avrebbero conosciuto le avventure di Jack Sparrow e Will Turner. Tutti avrebbero pronunciato i loro nomi con rispetto e parlato del loro amore con invidia.
La storia narra ancora che il giorno in cui le loro vite giunsero alla fine, anni ed anni dopo il giorno in cui si erano ritrovati, la Perla sparì nelle profondità marine, nascondendo e vegliando per l’eternità i loro corpi senza vita.
C’è chi dice che prima o poi la Signora dei mari tornerà in superficie, con il suo capitano al timone e Will Turner al suo fianco. Alla fine dei tempi, quando tutto il mondo sarà ancora una volta dominato dalle acque.
FINE